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Serie A, Ibra schianta il Bologna: a San Siro finisce 2-0

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Ibrahimovic Covid-19

Il Milan regola il Bologna all’esordio in campionato e bissa il successo di giovedì in Europa League. Bellissima prestazione degli uomini di Pioli che controllano la gara fin dall’inizio e con un goal per tempo archiviano la pratica contro un volitivo Bologna. Mattatore della serata il solito Ibrahimovic che bagna l’esordio con una doppietta e si conferma imprescindibile per questa squadra. Negli ospiti, male la fase difensiva. Mihajlovic ha molto su cui lavorare.

Il primo tempo

Pioli conferma il consueto 4-2-3-1 presentando l’unica variante di Rebic al posto di Saelaemakers. Per il resto, stessa squadra che giovedì in Irlanda ha battuto lo Shamrock. Modulo speculare per gli ospiti, con Sinisa Mihajlovic che sceglie Schouten al posto dell’ex Poli e lancia Barrow davanti sostenuto da Palacio. L’inizio è di marca Bologna: dopo un minuto Soriano sfiora il palo facendo venire i brividi a Donnarumma. E’ però un fuoco di paglia. I padroni di casa, guidati dalla cerniera Kessiè-Bennacer e ispirati da Ibrahimovic, cominciano a macinare gioco e a prendere in mano il pallino della sfida. Dopo dieci minuti Ibra sfiora il goal. Finta a rientrare su Tomyasu e sinistro che lambisce il palo. Pioli è soddisfatto dei suoi. La catena di sinistra Hernandez-Rebic funziona a meraviglia ed è lì che il Milan crea i maggiori pericoli. Al minuto 20 Bennacer cicca un tap-in da pochi passi su invito di Ibra. Poco dopo Gabbia cestina da centro area su azione d’angolo. E’ il preludio del goal che puntualmente arriva. Theo Hernandez, a dieci minuti dalla fine del primo tempo, pennella un fantastico cross per la testa di Ibrahimovic, lo svedese sale in cielo e fa secco Skorupski con un bellissimo colpo di testa. Si va al riposo senza altre occasioni significative e col Milan meritatamente in vantaggio

Il secondo tempo

La ripresa comincia con lo stesso copione del primo tempo e con Saelaemakers al posto dell’acciaccato Castillejo. Il Milan è padrone del campo e dopo sei minuti chiude l’incontro. E’ il minuto 51 quando Sansone aggancia Bennacer poco dentro l’area di rigore, il VAR concede il penalty che Ibra trasforma con una saetta sotto al sette. Goal numero 70 di Zlatan con la maglia rossonera. A quel punto la partita va in ghiaccio e Ibra ha un paio di occasioni per arrotondare ulteriormente risultato e bottino personale. Lo svedese però prima colpisce Skorupski con un destro dal limite e poi spara fuori sprecando un ottimo contropiede orchestrato da Calhanoglu. In vista del Bodo Glimt giovedì in Europa League, Pioli comincia a far rifiatare qualcuno dei suoi. Fuori Kjaer per Duarte e Calhanoglu (uscita un pò polemica) per Diaz. Il Milan si addormenta ed esce dunque fuori il Bologna che impegna severamente un attentissimo Donnarumma. La traversa di Santander a tre minuti dalla fine fa calare il sipario sul match. I rossoneri, in cui spicca anche l’esordio di Tonali a venti minuti dalla fine, partono col piede giusto e si preparano al meglio per il match da dentro o fuori di giovedì 24 settembre. Si riparte nel segno di Ibra. E su questo nessuno aveva mai avuto dubbi.

Serie A

Milan, Bartesaghi sulle orme di Maldini: che intuizione di Allegri

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Milan

Il Milan non va oltre il 2-2 contro il Sassuolo, nonostante la doppietta di Davide Bartesaghi. L’esterno classe 2005 è il più giovane difensore rossonero a segnare dai tempi di Paolo Maldini.

Pranzo amaro per il Milan, fermato a San Siro sul 2-2 dal Sassuolo. Ma gara dal sapore speciale per Davide Bartesaghi, sempre più una pedina fondamentale nell’11 rossonero di Allegri. Il classe 2005 si è ritagliato un ruolo da protagonista assoluto trovando i suoi primi gol in Serie A. Una doppietta, per ribaltare il momentaneo svantaggio, che non basta a portare i 3 punti, ma iscrive Bartesaghi nella storia del club. A suon di prestazioni convincenti, e bonus, Bartesaghi si è preso la fascia sinistra del Milan.

Il giovane terzino, cresciuto nelle giovanili del Milan, a 19 anni e  350 giorni, diventa il difensore rossonero più giovane a trovare la rete in campionato dai tempi di Paolo Maldini. Il leggendario capitano del Milan marcò il suo primo goal nel febbraio 1988 a 19 anni e 247 giorni.

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Serie A

Roma-Como, la chiave della sfida sarà il centrocampo?

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All’Olimpico c’è profumo d’Europa: pressing alto, idee moderne e un duello a centrocampo che può decidere la sfida tra Roma e Como.

Inutile nasconderlo: Roma-Como ha tutte le sembianze di uno scontro europeo. Lo ha confermato anche Gian Piero Gasperini: all’Olimpico si respirerà aria d’alta classifica. I giallorossi affrontano una delle rivelazioni del campionato, una squadra tornata in Serie A solo un anno fa ma già protagonista di un progetto ambizioso e moderno.

Il Como è indubbiamente uno dei progetti più interessanti del panorama europeo. Una campagna acquisti da top club e un’identità tattica chiara hanno permesso ai lombardi di puntare concretamente a un piazzamento europeo. La Roma, dopo un avvio brillante, ha leggermente rallentato anche a causa di un attacco meno incisivo, ma resta quarta in classifica con tre punti di vantaggio proprio sul Como.

La partita si giocherà soprattutto sull’intensità. I numeri parlano chiaro: Roma e Como sono, insieme al PSG, tra le migliori squadre d’Europa per PPDA, dato che misura l’aggressività del pressing. In un campionato spesso etichettato come “difensivo”, Gasperini e Fabregas stanno imponendo un calcio propositivo, fatto di marcature a uomo e pressione costante.

Roma-Como è anche Nico Paz vs Koné

In questo contesto, il duello chiave sarà a centrocampo: Manu Koné contro Nico Paz. La Roma difende a uomo e potrebbe abbassare Pellegrini per evitare l’inferiorità numerica contro la qualità del Como. Toccherà allora a Koné il compito di limitare Nico Paz, vero faro dei lariani, unico in campionato con almeno 5 gol e 5 assist. Fisicità contro talento puro: chi avrà la meglio potrà indirizzare la gara.

Roma

MANU KONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Per scardinare una difesa solida come quella del Como — meno di 0,8 gol subiti a partita — la Roma dovrà affidarsi anche al lavoro sporco di Ferguson e agli episodi, magari su palla inattiva, prima di giocarsi la carta Dybala nella ripresa.

Sarà una sfida di dettagli, pressing e coraggio, tra due allenatori che stanno cambiando il volto del calcio italiano. E anche se è solo lunedì, all’Olimpico il profumo sarà quello delle grandi notti europee.

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Inter, Chivu: “5 mesi fa dovevamo finire ottavi o decimi perché sembravamo finiti”

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Inter

Il tecnico dell’Inter Cristian Chivu ha parlato in conferenza stampa in seguito alla bella vittoria sul campo del Genoa. I nerazzurri volano in cima alla classifica.

Inter, le parole di Chivu

“Su questo campo è sempre ostico, sapevamo delle difficoltà di questa partita. Abbiamo fatto una buona prestazione subendo il gol nel momento in cui il Genoa non aveva più energie. Loro mettevamo palloni alta puntando sulla fisicità, anche i subentrati si sono calati bene dando una grande prova di carattere”.

“A me piace parlare della partita e di quello che ho visto in campo, stasera era difficile in questo ambiente e contro una squadra forte da quando è arrivato De Rossi. Mi prendo i 3 punti che sono la cosa più importante”.

Chiede cose diverse a Lautaro quando gioca con Thuram.
“Il loro play andava a prendere Zielinski, quindi c’era la possibilità di andare in verticale. Era il nostro terminale alto, Pio può giocare sotto punta.”

Inter

LAUTARO MARTINEZ E MARCUS THURAM RAMMARICATI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Ci spiega le scelte sui cambi?
“Loro a destra sviluppavano meno e avevano una punta più defilata, ho scelto di lasciare Akanji più libero senza andare a duellare. I cambi poi si fanno in base alle energie e alle scelte del momento, originariamente sul 2-0 doveva entrare Bonny, poi invece ho optato per Thuram perché avevo più bisogno di velocità. Ho tolto poi Zielinski e alzato Akanji perché servivano due mediani di struttura”

Lei e Lautaro state proteggendo la squadra con le dichiarazioni pubbliche?
“E’ il nostro modo di vedere le cose, accettare quello che viene detto ma con la consapevolezza di ciò che stiamo facendo. Sono parole che usiamo fra di noi, il gruppo ci tiene ma siamo lì sempre nonostante tutto. Sappiamo quanto l’Inter sia amata in giro per l’Italia, noi portiamo avanti il nostro lavoro cercando di migliorarci e di fare una buona stagione combattendo anche contro quelle negatività ed etichette. Si va avanti con consapevolezza e lavoro, che viene sempre fuori e che questo gruppo ha dentro da almeno un paio d’anni”.

Vi sentite sottovalutati?
“5 mesi fa dovevamo finire ottavi o decimi perché sembravamo finiti, noi stiamo lavorando per far vedere il nostro valore. Per me servirebbe un po’ di coerenza, in tutto, ma noi siamo consapevoli di quello che dobbiamo fare e di come dobbiamo farlo. A volte ci riesce, a volte no”.

La testa della classifica in solitaria dopo tanto tempo?
“Ci aspetta una partita importante a Ryiad, non guardiamo ad altro”.

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