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Fiorentina, stilata la TOP 11 del decennio 2010-2020

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Dopo undici sondaggi durati circa due settimane, la Fiorentina, tramite il proprio profilo ufficiale su Twitter, ha reso noto la TOP 11 della challenge ‘Fiorentina of the Decade 2010-2020’ lanciata durante questa quarantena: i tifosi, infatti, tramite un tweet, hanno potuto votare, per ogni ruolo, il loro calciatore preferito seguendo un modulo predefinito, il 4-3-1-2.

Partiamo. A spuntarla in porta è stato niente meno che Frey, forse la scelta più probabile visto la poca continuità dei suoi successori. In difesa la spuntano Cuadrado, Gonzalo, Astori e Pasqual. A sorprendere, oltre che al colombiano terzino, è stata l’esclusione di Vargas. Se da una parte è stata compresa la scelta di mettere Astori al posto di Savic, dall’altra a stupire è stata quella di non schierare ‘El Loco’ a favore dell’ex numero 23 viola. Anche a metà campo non mancano i colpi di scena. Tolta l’unica certezza chiamata David Pizarro, a fargli da contorno sono stati scelti Borja Valero e Castrovilli. Il primo ha passato 5 anni in viola giocati alla grande conditi, però, da un addio ricco di incomprensioni, mentre il secondo è esploso solo qualche mese fa e metterlo già in una TOP 11 per molti non è stata la decisione giusta.

‘Due fenomeni’ nel tridente

Arriviamo all’attacco. Il primo votato è stato ‘il Fenomeno’ Adrian Mutu, che va a ricoprire la posizione di trequartista dietro le due punte, mentre per gli altri due posti si è scatenato un bel duello. Anche qui molti si sono divisi tra Salah/Jovetic e Toni/Gilardino/Rossi. Alla fine a prevalere è stato il cuore e, nonostante le super accelerazioni alla Speedy Gonzales dell’egiziano e la valanga di goal segnati dai due campioni del mondo, a vincere sono stati Jovetic e l’altro ‘Fenomeno’ della Fiesole, Pepito Rossi.

 

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Roma e Q8 insieme per pulire Ostia: l’iniziativa del club giallorosso

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Roma

I dipendenti della Roma e di Q8 insieme a Romanatura hanno svolto un’attività di retake del litorale di Ostia. Ecco i dettagli dell’iniziativa.

La Roma, attraverso il proprio sito ufficiale, ha annunciato l’iniziativa di retake del litorale di Ostia, avviata nella giornata di ieri 29 aprile, assieme a Q8 e a Romanatura. A partecipare i dipendenti del club giallorosso, i quali hanno fatto squadra con quelli della società petrolifera, Proud Partner della AS Roma.

Roma

Roma, l’iniziativa con Q8

“Il 29 aprile si è svolta una nuova attività di retake del litorale di Ostia con il coordinamento di RomaNatura. Questa volta, i dipendenti del Club hanno fatto squadra con quelli di Q8, Proud Partner di AS Roma.
L’iniziativa congiunta ha avuto luogo nei pressi del porto turistico, su Lungomare Duca d’Aosta, coprendo l’area che va dalla Spiaggia Grigia alla Spiaggia Rossa.

Muniti di guanti, sacchi, rastrelli e pinze speciali, i volontari di AS Roma e Q8 hanno dedicato alcune ore della propria giornata di lavoro a contribuire a preservare il decoro di uno dei tratti di litorale del mare di Roma più popolari e frequentati. Una piena condivisione di valori e di impegno sociale che rafforza la collaborazione tra le due aziende e ribadisce l’inscindibile legame del Club con la sua comunità.

Questa giornata fa seguito all’attività di retake già svolta dai dipendenti dell’AS Roma nel mese di ottobre 2023 sulla Spiaggia Blu di Ostia e si aggiunge alle numerose iniziative a tutela dell’ambiente realizzate con il coordinamento dell’Ente Regionale RomaNatura, sia nel Centro Sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria che sul resto del territorio”.

 

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Buffon rivela: “Ecco tutti i no per la Juventus: Barcellona, Atalanta e Roma…”

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Buffon

Il capo delegazione dell’Italia di Luciano Spalletti, Gianluigi Buffon, ha parlato a La Repubblica svelando diversi retroscena di mercato.

Gianluigi Buffon ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Repubblica rivelando alcuni retroscena di mercato dei tempi di quando lui era ancora un giocatore.

Buffon

Di seguito le parole della leggenda della Nazionale Italiana:

“Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche col Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c’è stata una grandissima società straniera che mi voleva, ma non l’ho presa in considerazione. Nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma: mi chiamò Montali, mi piaceva e con la Juve s’era rotto qualcosa. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza.

Quando dal Psg sono tornato alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo già visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all’Atalanta. La seconda avevo deciso. Ma alla Juve mi conoscono come le loro tasche. Fecero una riunione: c’eravamo io, Paratici, Pirlo. Che mi disse: Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c’eri tu… Cosa potevo rispondergli?”.

Il calcio le è mai entrato in casa? Cosa ha dovuto spiegare ai figli?

“Le scelte. Tipo Parigi, tipo tornare alla Juve, tipo accettare di fare il secondo alla Juve per due anni, tipo andare in B per il Parma. Ai miei figli ho spiegato il motivo per cui le facevo, mi auguro che per loro sia un patrimonio a cui attingere qualcosa di buono”.

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Napoli, Spalletti rivela: “Lo staff mi disse: Vendono tutti, che restiamo a fare?”

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Spalletti

L’ex tecnico del Napoli, Luciano Spalletti, ha parlato a Il Corriere dello Sport soffermandosi sul tormentato addio sulla panchina partenopea.

Luciano Spalletti, attuale commissario tecnico dell’Italia, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Corriere dello Sport soffermandosi sulla sua esperienza al Napoli, sul rapporto con Aurelio De Laurentiis e del burrascoso addio dopo la vittoria del tricolore.

Italia, Spalletti

Napoli, le parole di Spalletti

Io la tristezza l’ho scelta e abbracciata lasciando Napoli dopo quella cosa là. Sarebbe stato più facile e naturale andare avanti, lavorare con un gruppo che avevamo portato al top, godersi la felicità del momento, quella fatta provare alla gente di Napoli. Ho scelto la tristezza”.

Spalletti quindi prosegue nel suo ragionamento…

“Io non so allenare il cinismo. Allenare per me significa voler bene al calciatore, saperlo difendere, aggiungergli qualcosa. Esiste il calciatore timido che non riesce a esprimere totalmente il proprio potenziale e allora intervengo con il lavoro. Al Napoli ne avevo un paio. Con l’esercizio cerco di portare il timido nella condizione ideale per alzare il livello del rendimento.

Non riesco a fare niente in superficie. Il primo anno a Napoli vivevo in albergo, magnifico, mi portavano la colazione in camera. Poi ho piazzato il lettino nell’ufficio. Per non perdere un solo secondo, anche il più piccolo particolare, mi risparmiavo la mezz’ora di auto da Napoli a Castel Volturno”.

Hai mai subìto una decisione?

“Ho sempre deciso per me stesso. Il mestiere vuol dire 365 giorni di grande lavoro. Dopo il primo anno i miei collaboratori mi dissero “ma cosa restiamo a fare? Hanno venduto tutti”. Erano partiti Mertens, Koulibaly, Ghoulam, Ospina, Insigne, Fabian Ruiz. Tanta qualità. Io volevo sentirmi l’allenatore del Napoli e si è allenatori di una squadra soltanto se si fa qualcosa di effettivamente importante.

Quando incontri De Laurentiis la prima cosa che ti dice è “secondi siamo già arrivati e dobbiamo stare sempre in Champions”. Messaggio chiaro e diretto. Così sono ripartito per ottenere quella cosa là, è successo, sarei potuto restare ancora, il grafico prestazionale l’avevamo portato al livello più alto”.

I colloqui con De Laurentiis?

“Io ho due orecchie e una bocca. So ascoltare e al momento giusto parlare. De Laurentiis ha una grande comunicativa, un linguaggio scorrevole. E poi dipende sempre dal De Laurentiis che ti ritrovi di fronte, ne esistono almeno quattro o cinque. Con l’intelligenza artificiale potrebbero provare a inventarne altri”.

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