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Juventus, 16 maggio1982: la seconda stella è realtà

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Juventus

Un trionfo, quello della Juventus, arrivato all’ultima giornata di un campionato agguerrito grazie al rigore di Brady. Beffata la Fiorentina di De Sisti.

Con tutto il popolo italiano inconsapevole di quello che pochi mesi dopo accadrà va in scena l’ultima giornata, infuocata, del campionato di Serie A della stagione 1981/1982.

 

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Facciamo chiarezza

È il 16 maggio 1982, giorno della vigilia degli Internazionali maschili al Foro Italico di Roma. La corsa Rosa sta entrando nel vivo, ed è purtroppo la prima domenica senza Gilles Villeneuve, deceduto in seguito al terribile incidente sul circuito di Zolder.

In questo contesto l’evento che tiene tutto il Paese con la radiolina sintonizzata su “Tutto il calcio minuto per minuto” è la 30esima giornata del campionato di Serie A. L’ultima di uno dei tornei più emozionanti e spettacolari di sempre. Juventus e Fiorentina arrivano a pari merito: 44 punti. Con i Viola che sfidano il Cagliari in Sardegna,  mentre i bianconeri sono di scena a Catanzaro.

Come non bastasse, ad aumentare la pressione, lo spauracchio spareggio (mancante dal 1964). Ma non solo. Oltre all’assegnazione del titolo, ad eccezione della retrocessione anticipata del Como, tutti gli altri verdetti sono ancora da scrivere.

Juventus: una viglia tutt’altro che serena

L’accoglienza in Calabria per la Juventus è tutt’altro che amichevole. All’aeroporto vengono presi di mira da una contestazione agguerrita. Quasi 3mila persone li fischiano e li insultano. La massa è composta in maggioranza, ovviamente, da tifosi anti-juventini.

Come se non bastasse, alcuni giocatori vengono anche assaliti, Tra questi Paolo Rossi, colpito da uno schiaffo al volto. Il povero Pablito è tra i più criticati. Tutto per via delle vicende legate alla squalifica del Totonero, terminata il 28 aprile. Il tecnico Trapattoni subito dopo la fine della squalifica lo ha lanciato contro l’Udinese. Rossi ha risposto con una prestazione maiuscola, contribuendo con un gol nel 5-1 rifilato ai friulani.

Sulla carta l’impegno calabrese della Juve non dovrebbe essere proibitivo vista la salvezza già acquisita dal Catanzaro di Bruno Pace. C’è da dire che nelle file dei calabresi c’è Sergio Santarini, di professione stopper. L’ex bandiera della Roma, nelle 13 stagioni trascorse nella Capitale ha condiviso lo spogliatoio con Picchio De Sisti. Tra i due era nata un’amicizia vera. Un motivo da non sottovalutare. Lo stopper del Catanzaro si stenderebbe di traverso pur di non far passare la Signora.

“In questi giorni penso alla Fiorentina. La nostra leggerezza potrebbe distruggere il campionato della Viola, polverizzare tutte le sue fatiche, non sarebbe giusto. Ragionerei così anche se non conoscessi Picchio”, queste le parole di Santarini.

Catanzaro-Juventus, la gara del Comunale

All’ex Campo Militare di Catanzaro è tutto esaurito: 30mila spettatori, con insistenti proteste da parte dei 60mila rimasti fuori. Il Trap recupera in extremis Tardelli. Davanti ancora assente Bettega: giocano Rossi e Virdis, con Fanna che scalpita in panchina. Furino vince il ballottaggio con Bonini. Per il resto è la solita Juve, capitanata da Zoff, alla 300esima presenza in bianconero.

È l’ultima gara di Liam Brady. Boniperti infatti ha già piazzato due colpi da 90 per la prossima stagione: Boniek e Platini.

I primi tempi della 30esima giornata scivolano via. Da segnalare solo un brivido nell’area juventina al 39’, quando il contatto tra Borghi e Brio viene giudicato regolare dall’arbitro Pieri. Dalle parti di Zaninelli, bianconeri vicini al gol con Tardelli.

La ripresa si apre con una clamorosa occasione ancora per il centrocampista ex Pisa, che da ottima posizione stampa di testa sulla traversa. Con il passare dei minuti Brady sale in cattedra e con lui si alza il livello dell’intera squadra. La Juve comincia a girare, il gol è nell’aria.

Intanto dal Sant’Elia interviene Ciotti per comunicare l’annullamento della rete di Graziani, episodio al quale seguiranno oceani di polemiche (dalle immagini il fallo non sembra così evidente). Al 30’ Brady pesca Marocchino, l’inesauribile centrocampista si allunga la palla e cavalca verso il fondo, il suo cross raggiunge Rossi che colpisce il palo. Sulla carambola la sfera finisce sui piedi di Fanna, che controlla e calcia a botta sicura trovando sulla traiettoria del tiro il braccio di Celestini.

L’arbitro Pieri questa volta indica il dischetto. Dagli undici metri si presenta lo specialista Liam Brady. Proprio lui, con le valigie in mano direzione Sampdoria. Rincorsa breve e piattone sinistro alla destra di Zaninelli che si tuffa dall’altra parte. Lo Scudetto prende la via di Torino. Quando Ameri annuncia il vantaggio bianconero sulle tribune del Sant’Elia la radiolina dei Pontello finisce in mille pezzi. A Catanzaro invece inizia un nutrito lancio di oggetti, che dalle tribune bersagliano l’avamposto di Trapattoni.

I verdetti della Serie A 81/82

L’epilogo è scontato: la Fiorentina non riesce a segnare e dopo 90 minuti spasmodici la Juventus si conferma Campione d’Italia, conquistando il suo 20esimo Scudetto.

Ma l’ultima giornata di questa stagione regala altri verdetti pesantissimi. Il pareggio del Sant’Elia condanna al secondo posto la Viola ma salva il Cagliari. Come a salvarsi è anche il Genoa, grazie alla rete di Faccenda che vale il 2-2 al San Paolo.

I pareggi dei sardi e dei liguri condannano però il Milan. Nonostante l’eroico ribaltone sul Cesena firmato Jordan, Romano e Antonelli, i rossoneri tornano in Serie B. Stessa sorte per il Bologna, retrocesso per la prima volta nella sua storia nella stagione in cui lancia un talento futuro del nostro calcio: Roberto Mancini.

Inutile dirlo, ma si deve, il post partita e i giorni seguenti all’epilogo del campionato saranno bollenti. Mentre mezza Torino corre festante a Caselle per accogliere i campioni, a Firenze sfilano cortei e slogan in protesta contro gli arbitraggi.

Anche il capitano viola Antognoni nel post partita rilascia dichiarazioni pesanti, ma alla Vecchia Signora importa poco: inizierà il nuovo campionato con la seconda prestigiosa stella sul petto.

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Crystal Palace, dal sogno alla delusione in soli 7 mesi: è questa la fine dei Glaziers?

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Crystal Palace

Dal trionfo storico di Wembley al crollo delle illusioni: il Crystal Palace, simbolo di un 2025 di prime volte, ora fa i conti con una realtà più crudele.

Da maggio a dicembre sono passati appena sette mesi da quel 17 maggio in cui, per la prima volta nei suoi 164 anni di storia, la squadra più famosa proveniente dal Sud di Londra aveva conquistato il primo grande trofeo della propria esistenza.
Quella FA Cup vinta sul prato maestoso di Wembley aveva finalmente regalato una gioia autentica ai tifosi, dopo un tempo lunghissimo trascorso ad assistere ai trionfi altrui.

Crystal Palace e non solo, un 2025 speciale

È vero: il 2025 è stato un anno straordinario, un anno di prime volte. A partire persino dai cugini del North London, con il Tottenham capace di interrompere, dopo 17 anni, un digiuno di trofei che sembrava infinito. Un successo arrivato nello stesso anno in cui anche uno dei simboli assoluti degli Spurs, Harry Kane, è riuscito ad alzare il primo trofeo della sua carriera, quasi a voler completare un cerchio che per troppo tempo era rimasto aperto.

E come il Palace, anche in Olanda, Germania e Italia, il 2025 resterà inciso nella storia. Go Ahead Eagles, Stoccarda e Bologna, attraverso la vittoria della coppa nazionale, sono riuscite ad arricchire la propria bacheca dopo rispettivamente 91, 17 e 51 anni di attesa. Un filo invisibile, ma potentissimo, ha unito realtà diverse sotto lo stesso sentimento: la scoperta improvvisa di cosa significhi essere davvero competitivi.

Tuttavia, di quel fragoroso boato generato dalla consapevolezza di poter finalmente contare — unito alla gioia di una città, o persino di una porzione di metropoli che per estensione somiglia a una regione, che per la prima volta si è sentita al centro e non più relegata ai margini — sembra essere rimasto ormai solo il ricordo.

Perché, di fronte alle ultime e deludenti prestazioni della squadra, quell’entusiasmo iniziale appare sempre più distante, quasi come se appartenesse a un’altra epoca. Un sentimento che descrive pienamente il momento del Crystal Palace, che dopo essersi imposto come una delle grandi sorprese della scorsa stagione, si presentava all’alba di quella nuova con l’ambizione di confermarsi su quegli stessi livelli, coltivando un obiettivo neppure troppo velato: provare ad aggiornare, il prima possibile, la propria bacheca.

Detto fatto. I Glazer non hanno sprecato la prima occasione utile, trascinando il Liverpool di Arne Slot fino ai calci di rigore per poi superarlo, aggiudicandosi così, dopo pochi mesi, il secondo trofeo della loro storia. Una partenza in quarta che, per molti, non poteva che essere il preludio a una stagione gloriosa ormai alle porte, ma che puntualmente a distanza di solo qualche mese sembra aver subito una brusca marcia indietro. 

 la fine di Glasner

Nelle ultime dieci partite, infatti, il Crystal Palace è riuscito a raccogliere i tre punti appena in quattro occasioni, in una sequenza di risultati che ha finito per sgretolare, poco alla volta, ogni residua illusione. Il colpo più duro è arrivato con la pesante sconfitta per 4-1 sul campo del Leeds United, una squadra che oggi guarda più alla sopravvivenza sportiva che a qualsiasi ambizione di gloria, impegnata com’è nel tentativo di evitare un immediato ritorno in Championship, la categoria dalla quale è riemersa soltanto al termine della scorsa stagione.

Come se non bastasse, a rendere il quadro ancora più cupo sono arrivate le insistenti voci di una separazione imminente, che coinvolgerebbero l’uomo che più di tutti aveva incarnato la speranza di una svolta: Oliver Glasner. L’allenatore che, fino a poche settimane fa, veniva celebrato come l’architetto di un sogno finalmente credibile, e che oggi, complice una realtà tornata improvvisamente crudele, rischia di trasformarsi nell’ennesimo simbolo di un progetto lasciato incompiuto.

Perché nel calcio, come spesso accade, basta un attimo perché l’entusiasmo si tramuti in diffidenza, e ciò che ieri sembrava destinato a durare viene rapidamente archiviato come un’illusione di passaggio.

Crystal Palace

Hugo Ekitike of Liverpool scores to make it 1-0 during the The FA Community Shield match Crystal Palace vs Liverpool at Wembley Stadium, London, United Kingdom, 10th August 2025
(Photo by Alfie Cosgrove/News Images)

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Calcio inglese, i giocatori da tenere d’occhio per il 2026

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Calcio inglese e Inghilterra, Thomas Tuchel

Il futuro del calcio inglese è già qui: giovani talenti pronti a brillare tra Premier League e Mondiale 2026.

Calcio inglese, i talenti da seguire nel 2026 e oltre

Mentre il calcio mondiale continua a evolvere, l’Inghilterra rimane una delle nazioni più prolifiche nello sfornare giovani calciatori di qualità.

Tra under-21 già affermati e enfant prodige che stanno emergendo, la nuova generazione del calcio inglese promette di plasmare il futuro della Nazionale e dei grandi club europei.

Myles Lewis-Skelly (Arsenal / Nazionale Inglese)

Uno dei nomi più caldi del panorama giovanile inglese. Cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, Lewis-Skelly ha fatto il suo esordio in Nazionale maggiore nel 2025, segnando al debutto e diventando il più giovane marcatore nella storia dell’Inghilterra. Capace di giocare come terzino sinistro moderno, solido difensivamente e incisivo in attacco, rappresenta una certezza per il futuro.

Archie Gray (Tottenham Hotspur / Inghilterra U21)

Centrocampista completo e dinamico, Gray è spesso citato come uno dei talenti che potrebbe fare il salto definitivo verso la Nazionale A. Dotato di buona visione, tecnica e capacità di impatto sia in fase difensiva che offensiva, è considerato un potenziale elemento chiave per il centrocampo inglese in futuro.

Rio Ngumoha (Liverpool)

Già protagonista con la prima squadra del Liverpool nonostante la giovane età, Ngumoha ha mostrato fiducia, dribbling e spinta offensiva nelle rare occasioni concesse. È stato inserito in alcune formazioni e le sue performance precoci in coppe e amichevoli fanno ben sperare per un futuro da protagonista.

Seth Ridgeon (Fulham / Inghilterra U18)

Un centrocampista di grande equilibrio e visione di gioco, Ridgeon è già stato promosso in prima squadra al Fulham e seguito da analisti come promessa del futuro in mediana. È noto per la sua tecnica pulita, lettura delle situazioni e abilità di passaggio.

Leo Shahar (Newcastle United)

Difensore inglese incaricato di rafforzare il reparto arretrato dei Magpies, Shahar si è distinto nelle giovanili e ora è pronto per guadagnarsi minuti con la prima squadra. La sua affidabilità difensiva unita a buone qualità fisiche lo rende un prospetto interessante per il futuro.

Ryan McAidoo (Manchester City / Inghilterra U17)

Ala sinistra veloce e tecnica, McAidoo è cresciuto nelle giovanili del Chelsea prima di approdare al Manchester City, dove continua la sua formazione. È noto per la rapidità, la capacità di saltare l’uomo e i cross pericolosi.

Altri emergenti da tenere d’occhio

Tra gli altri nomi da tenere sotto osservazione ci sono, ad esempio, Emmanuel Fejokwu (West Ham U18): giovanissimo talento seguito anche dall’Olanda.

Un altro nome caldo è quello di  MTrey Nyoni (Liverpool): centrocampista già sceso in campo in FA Cup e con qualità tecniche di livello.

Chiude questa ulteriore carrellata Shim Mheuka (Chelsea): attaccante giovane e dinamico con un buon feeling per la porta, già utilizzato in competizioni europee giovanili.

Calcio inglese, tanti giovani di talento

La nuova generazione inglese combina tecnica, versatilità e maturità tattica, frutto anche dei programmi di sviluppo delle accademie e della possibilità di esordire presto in Premier League o nelle coppe europee, spesso negata ai giocatori italiani.

Nel contesto del Mondiale 2026, questi giovani potrebbero non solo entrare nel giro della Nazionale maggiore, ma anche essere protagonisti assoluti nei rispettivi club, dando continuità alla tradizione di talento inglese nel calcio mondiale.

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Palermo-Nocerina 1997/98, i rosanero tornano per le feste alla Favorita

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Palermo, Inzaghi

Il periodo natalizio 1997, fu molto particolare in Sicilia: lo Stadio della Favorita riaprì i battenti dopo le Universiadi con il match Palermo-Nocerina.

Per la nostra rubrica anni ’90 facciamo un regalo a tutti i tifosi palermitani, ricordando un fatto curioso proprio durante il periodo natalizio 1997: lo Stadio della Favorita riaprì i battenti dopo le Universiadi estive in  Sicilia, andiamo rivivere il match Palermo-Nocerina, che si giocò il 28 dicembre di quell’anno.

Palermo-Nocerina, un regalo natalizio ai tifosi rosanero per la nostra rubrica: riviviamo questo match del 1997 che si giocò alla Favorita che riaprì i battenti dopo le Universiadi

Palermo-Nocerina 1997/98, i rosanero durante il periodo natalizio tornano alla Favorita, Barone e Triuzzi firmarono la vittoria per la squadra di Arcoleo

La nostra rubrica anni ’90 vuole fare un piccolo regalo di Natale ai tifosi rosanero, che sperano che il nuovo anno che verrà sia quello del sospirato ritorno in Serie A. Ovviamente quello che può essere determinante, come lo ha detto più volte l’attuale tecnico Filippo Inzaghi, è il pubblico dello Stadio Barbera, ed è proprio sull’impianto di Viale del Fante che ci concentriamo oggi, di un match che non fu di particolare importanza se non proprio che riguardava l’allora Stadio della Favorita: riviviamo il match Palermo-Nocerina di Serie C1 che si giocò il 28 dicembre 1997.

Un Palermo che visse la peggiore stagione di tutta la sua gloriosa storia, che aveva visto andare via il tecnico Giorgio Rumignani, scomparso proprio in questi giorni e ritornare in panchina Ignazio Arcoleo, quello che fece vivere momenti di gloria contro il Parma mondiale di Stoichkov e proprio di Filippo Inzaghi. Si veniva dalla sconfitta di Gualdo Tadino, serviva un successo per allontanare le zone pericolose della classifica. Non ci fu alla riapertura dell’impianto grosso pubblico, anche perché molti avevano deciso di andare per vedere l’Inter di Ronaldo contro l’Auxerre. Ci furono solo 1500 spettatori, il Palermo vinse 2 a 1 con reti di Onofrio Barone e Triuzzi e gol ospite dell’ex Pallanch, i rosanero chiusero il 1997 con una vittoria che doveva dare morale, che invece servì poco a nulla, perché alla fine la C2 purtroppo si materializzò dopo i playout contro la Battipagliese.

Comunque si tornò a giocare dopo il breve esilio al Velodromo Borsellino, ma non sarà l’ultimo: anche la stagione successiva non si poté usufruire subito del campo principale, per i diverbi che ci furono tra la società del presidente Giovanni Ferrara e l’amministrazione comunale.

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