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Sassuolo, Dionisi: “La Juventus è una squadra difficile da battere in casa”

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Il tecnico del Sassuolo, Alessio Dionisi, ha parlato in conferenza stampa in vista del match di domani contro la Juventus, valevole per la 20^giornata.

Sassuolo, le parole di Dionisi

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Di seguito le parole del mister del Sassuolo, Alessio Dionisi, in vista del match contro la Juventus, valevole per la 20^giornata di Serie A e in programma domani alle 20:45.

Che sensazioni hanno suscitato i risultati dell’ultima settimana: è uno svantaggio giocare dopo?

“No, sinceramente non mi ha sorpreso niente. Stiamo parlando della 20esima di campionato, aspettiamo un attimo. Se viviamo con l’angoscia che mi vorresti trasmettere è un problema: io non ce l’ho.

Ovvio che guardiamo le altre, guardo le altre partite, ma sappiamo che se ripetiamo il girone d’andata ci salviamo tranquillamente e raggiungiamo l’obiettivo. Se possiamo far meglio lo dobbiamo cavalcare.

Se gli altri saranno più bravi di noi alla 20esima conta relativamente, dipende contro chi giochi e io vorrei parlare della nostra partita“.

Quanto sono cambiate le due squadre rispetto all’andata?

“Non affrontiamo la stessa Juve per due motivi: è la Juve, era già forte all’andata, ma ora è più consapevole, e poi giochiamo a Torino. Ha giocato 11 partite e ne ha vinte 9, pareggiate 2, quindi non sarà la stessa Juve dell’andata.

Io spero che possa essere lo stesso Sassuolo, prestativo come all’andata, fermo restando che per ottenere un risultato importante in casa loro non potremo basarci solo su quello che faremo noi. Devi andare lì per essere quasi perfetto, essere prestativo con e senza palla, sperando che loro siano meno efficaci”.

Perché fate fatica con le piccole?

“Non posso negarlo, ma al tempo stesso abbiamo fatto buone partite non ottenendo risultato con squadre di una classifica diversa.

Le squadre di questo livello ti mettono molto in difficoltà, ma se vai con le tue sicurezze e riesci a mettere nel campo le tue qualità puoi costruire delle situazioni pericolose e se sei bravo riesci a realizzarle.

Dovremo essere bravi nelle opportunità che avremo. Sarà difficile, avremo poche possibilità di ottenere un risultato positivo ma tutto passa da quello che faremo“.

La lotta salvezza è più difficile quest’anno, si è alzato il livello?

“Sì, è così, ma già dall’inizio. Le squadre che sono lì con noi in casa fanno la differenza.

Chi è salito sono città, una squadra rappresenta una regione, quindi si è alzato il livello della parte destra. E pensare che la terzultima ha 17 punti: non era così l’anno scorso. Poi i punti per le varie quote si discostano poco”.

Cosa vi ha lasciato la vittoria con la Fiorentina?

“Ho letto le interviste dopo la partita, non ultima l’intervista di Consigli, e capisco che ha dato una bella spinta.

La partita è stata ‘sporca’, nel senso che il primo tempo è stato giocato bene concedendo poco o niente. Nel secondo ci siamo abbassati contro una squadra forte che abbassa tutte le squadre della Serie A, e la squadra si è ritrovata.

Leggendo le parole dei ragazzi parlano di una spinta positiva ma so che lo vogliamo dimostrare e dico dimostriamo quello che abbiamo detto, dimostriamo di essere migliorati, perché è sempre un esame continuo”.

Com’è la situazione infermeria?

“Non recuperiamo nessuno e purtroppo perdiamo Toljan, il giocatore a oggi più impiegato, ma non ci sarà per qualche partita”.

Pensi alla difesa a 3?

“Diciamo che è un’ipotesi a partita in corso ad oggi, come è successo anche nelle gare precedenti, dall’inizio no”.

Dopo la Juve avrete il Monza ma in mezzo c’è la sosta: questo va a vostro favore o sfavore?

“Se saremo equilibrati non credo che sarà deleterio. Alla prima di ritorno abbiamo il calendario meno favorevole, con la Juve a Torino, una squadra che in casa è uno schiacciasassi.

Noi la prossima faremo 0 punti e qualcuna farà punti, quindi la sosta ci metterà ansia se non saremo equilibrati, se saremo equilibrati la sosta sarà un’opportunità, magari recupereremo qualche giocatore, e anche una possibilità per allenarci di più.

Ovvio che mi sarebbe piaciuto giocare col Napoli ma c’è un calendario, va rispettato, ma così è”.

Equilibrati, è vero, ma la classifica è bugiarda: il Sassuolo meriterebbe qualche punto in più. Come vede il gruppo?

“Fisicamente bene, psicologicamente bene. Che avremmo potuto ottenere qualche punto in più sì, ma ben vengano prestazioni e risultati altalenanti se acquisisci quella spinta in più come si è visto con la Fiorentina.

Domani organizzazione e volontà potrebbero non bastare, lo devo dire perché è così. Contro la Juve a Torino non è semplice ma avremo le nostre possibilità anche lì.

Sappiamo che all’inizio sarà difficile perché la Juve partirà forte, proverà a chiudere la pratica nel minor tempo possibile, nel secondo tempo ha conquistato 18 punti, è la squadra che ha fatto più punti tra primo e secondo tempo, tutte queste armi la Juve ce l’ha ma non partiamo battuti “.

Mister, per citare il suo collega, adesso “ci vuole calma”?

“Voi mi parlate da giornalisti che avete un taglio e ponete il Sassuolo in una certa posizione classifica.

Abbiamo cambiato la squadra, Consigli ha detto delle cose e le condivido, quindi devi lottare ogni partita, devi sudartela, per arrivare all’obiettivo e sono sicuro che ci arriveremo, passando da risultati negativi.

Il campionato è questo. I ragazzi si stanno abituando a questo, la dimostrazione è stata l’ultima partita. Non possiamo andare a Torino pensando alla classifica o alla gara d’andata, dobbiamo metterci dentro tutto quanto fatto, sapendo che possiamo migliorare la qualità del gioco,

dobbiamo migliorare nell’organizzazione difensiva e nella volontà, sapendo che il campionato riparte partendo tutti “.

Pinamonti ha detto: “La situazione iniziava a diventare un po’ pesante, proprio nello spogliatoio tra compagni, perché sappiamo che possiamo fare di più”

“Si guardano le parole che usa per definire un momento. Non è semplice ritrovarsi al campo, abbiamo fatto partita, meritavamo di più, non cito una partita in particolare ma meritavamo di più, pensi di aver fatto quello che dovevi e hai la consapevolezza di dire che hai messo tutto ma non hai ottenuto niente, credo intendesse dire questo.

La partita con la Fiorentina ha dato un po’ di sicurezza, ha dato un po’ di calma, ma a me piace parlare di consapevolezza.

Ora non è semplice ricercarla nella prossima ma Andrea non si riferiva al rapporto tra compagni ma lavori, giochi, e non fai punti.

Sono contento che lui invece abbia alzato il suo livello, ha parlato dei suoi obiettivi, la squadra lo deve aiutare perché se li raggiunge la squadra ne trarrà beneficio, lui al tempo stesso deve continuare a lavorare per migliorare”.

Il 4-2 dell’andata paradossalmente ha fatto meglio a loro che a voi perché la Juve da lì si è ricompattata ed è ripartita, il Sassuolo vinse la gara dopo con l’Inter ma poi ha avuto delle difficoltà.

“Io non sono abituato a guardare in casa d’altri. A noi ha fatto bene perché sono 3 punti, quello che ha fatto alla Juve dovreste chiederlo alla Juve, però non mi piace il taglio che volete dare.

Se ho detto che il nostro obiettivo è uno, quello è il nostro obiettivo. Poi volete dire che potevamo fare di più, se non otteniamo un risultato siamo a 2 punti, ma potete dire tutto.

Noi siamo consapevoli, ma se a voi non sta bene, ditelo, scrivetelo, non sono disposto a venire qui e a giustificare una prestazione se non si è ottenuto un risultato negativo.

Con la Juve è dura, tocca a noi alla prima di ritorno. Noi andiamo là con l’obiettivo di ottenere un risultato positivo ma non possiamo essere presuntuosi da poter costruire tutto questo su un risultato positivo, ma non dovrà venire meno niente all’obiettivo del Sassuolo se riusciremo a riconoscerci nella prestazione di Torino, poi il resto lo vedremo”

Le volevo parlare di Thorstvedt. Per certi versi sta facendo un po’ il percorso di Matheus Henrique: così così al primo anno, dopo un anno e mezzo però ha trovato continuità di prestazioni, ora è un giocatore vero e se punta su di lui sa che ci si possono aspettare determinate cose. Può fare il percorso di Matheus?

“La speranza è sì, il pensiero è lo stesso. È un giocatore di personalità, poi tutti trovano più consapevolezza giocando.

Lui sta trovando continuità per merito suo, ovvio che abbiamo anche delle defezioni e questo non mi ha permesso di optare per un cambio, ma gioca perché sta facendo bene e continuerà a giocare perché sta facendo bene, sono sicuro.

Sta crescendo in personalità nella squadra e questo è un valore in più. Il centrocampo ha margini di crescita e stiamo migliorando”.

Come sta Bajrami?

“Fisicamente meglio perché veniva da problemini, mentalmente bene. Ho grande stima in lui e mi aspetto di più, quindi uso il microfono per ‘pungolarlo’.

L’ho allenato a Empoli e vorrei rivedere in lui le qualità che gli riconoscono tutti, senza avere il problema di sbagliare.

Se giochiamo con la classifica o secondo le aspettative non faremo bene, lo stesso Bajrami: deve fare di più perché può fare di più. È partito bene, si è un pochino assestato, e ora mi aspetto un girone di ritorno con la B di Bajrami maiuscola”.

Il forfait di Toljan cambia il mercato?

“Sicuramente cambia qualcosa per la partita di domani, abbiamo una catena importante a destra con Toljan e Berardi, sono tra i giocatori con più qualità a livello tecnico e non solo.

Quella di Jeremy è una grossa perdita ma nel breve, non ce l’avremo per qualche partita, perché o faccio sedere i dottori o creo troppe aspettative.

Questa non è la sede opportuna per parlare del mercato. Abbiamo parlato con i dirigenti e se ci saranno le opportunità la società le coglieremo”.

Serie A

Fiorentina, a gennaio sette cessioni e l’idea Giuntoli: ma basterà davvero?

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Fiorentina

Fiorentina nel caos: mercato di gennaio rivoluzionario, sette possibili cessioni e l’idea Giuntoli per rifondare il club.

“La Fiorentina è pronta a una sorta di rivoluzione. Previste sette cessioni a gennaio: andranno via con ogni probabilità Gudmundsson, Džeko e Ndour. E non solo: i viola vogliono un nuovo direttore sportivo e sono in pressing su Giuntoli”. Secondo quanto riportato da la Repubblica nell’edizione nazionale odierna.

Quanto sta accadendo a Firenze ha davvero dell’incredibile. Piani saltati, allenatori e dirigenti esonerati o dimessi, un clima di profonda instabilità che riporta alla mente un inquietante flashback. Tornando indietro nel tempo, infatti, si può intravedere un parallelo con la stagione 1992-93: anche allora la Fiorentina partì con le migliori intenzioni, con in rosa un certo Gabriel Batistuta, ma chiuse il campionato al quindicesimo posto, retrocedendo in Serie B dopo una stagione deludente sotto ogni punto di vista.

Togliere gli scheletri dall’armadio viola, però, non sarà né facile né scontato, nemmeno qualora dovesse arrivare una figura forte come Giuntoli. La Fiorentina oggi pecca nelle basi: non sa soffrire, non sa reggere da squadra nei momenti chiave della partita e tende a sgretolarsi alla prima avversità. È successo contro Sassuolo e Verona, ed è un copione già visto più volte nel corso di questa stagione.

Le dimissioni di Pradè e l’esonero di Pioli non hanno certo aiutato un ambiente che vive nella costante paura di non essere all’altezza delle aspettative, aspettative che ormai si sono infrante da tempo. La classifica parla chiaro: con soli sei punti e il ruolo di fanalino di coda della Serie A, l’unico obiettivo possibile oggi si chiama salvezza.

Come già riportato da la Repubblica, a gennaio sono attese virate nette, sia a livello dirigenziale sia nella composizione della rosa. Tra i possibili partenti c’è anche Gudmundsson, considerato da molti uno dei giocatori più indolenti all’interno del gruppo. Sullo sfondo resta anche la figura di Vanoli, accusato da più parti di una comunicazione poco efficace, quasi a voler prendere le distanze dalle responsabilità. E forse, almeno in parte, potrebbe anche essere così, ma la colpa sicuramente non esclusivamente la sua: perché oltre ai tatticismi esistono i giocatori, la loro personalità e la loro disponibilità a sorreggere una baracca che, al momento, sembra priva di fondamenta.

Il futuro mercato della Fiorentina si preannuncia drastico, ma uno smembramento e una ricostruzione della squadra in un solo mese difficilmente basteranno a risolvere problemi così profondi. Per uscire dalla crisi serviranno tempo, coraggio e soprattutto la voglia di non arrendersi al destino, rispondendo sul campo in un momento buio che a Firenze non si vedeva da quasi quarant’anni.

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Serie A

Lazio, l’Europa non è più un miraggio: sabato un’occasione

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La Lazio sembra rinata dopo la vittoria di Parma e in vista della 16° giornata può guardare con fiducia alla classifica. Con la Cremonese in palio punti pesanti

Nonostante una situazione difficile sia dal punto di vista numerico che della formazione, la squadra di Sarri ha un obiettivo ben preciso per la prossima partita e i recenti risultati ne alzano la motivazione.

Lazio, senza Zaccagni ma con un grande obiettivo

Le ultime prestazioni dei biancocelesti non sono passate inosservate, soprattutto quelle con Bologna Parma. Sfortunatamente entrambe sono state macchiate da almeno un’espulsione (Gila più Zaccagni e Basic) ma la squadra ha sempre reagito bene, soprattutto senza incassare sconfitte.

Più nello specifico la vittoria del Tardini ha riacceso l’entusiasmo tra i tifosi, che avevano visto una crescita nelle scorse settimane ma le due trasferte di Milano hanno rallentato la corsa alla qualificazione in Europa. L’inaspettato contributo decisivo di giocatori come Noslin (al centro del mercato) ha aiutato la Lazio a risollevarsi e approfittare dei passi falsi di chi sta più in alto.

Ora la classifica recita 22 punti, a sole 3 lunghezze dal Bologna (sesto a quota 25) e 4 dalla Juventus quinta. La situazione sorride agli uomini di Sarri, che contro la Cremonese non vogliono farsi scappare l’occasione di avvicinare ancora da più le posizioni che contano. Essendoci inoltre il confronto diretto tra, proprio Juventus, e Roma le possibilità che la Lazio, in caso di vittoria, possa arrivare a occupare momentaneamente uno spot per l’Europa, sono piuttosto alte.

Nel prossimo turno i biancocelesti dovranno fare a meno del capitano Zaccagni, oltre che di Basic, tassello fondamentale al momento vista la situazione a centrocampo, perciò sarà più complicato arrivare alla vittoria contro una squadra che ultimamente ha dimostrato un’ottima forma ed è messa molto bene in campo. Nicola vuole riprendere la marcia dopo lo stop di Torino, ma questa volta abbattendo una delle big del nostro campionato.

Appuntamento dunque a sabato 20 dicembre alle 18, col fischio d’inizio del match dell’Olimpico.

lazio

FLAMINIA LA NUOVA AQUILA DELLA LAZIO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

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Serie A

Daniel Maldini, ultima chiamata nerazzurra

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Italia

Con Palladino in panchina, l’Atalanta vuole risalire la classifica. Senza Lookman, toccherà a Daniel Maldini dimostrare di meritare la Dea.

In casa Atalanta si respira senza dubbio un’aria diversa dall’arrivo in panchina di Raffaele Palladino. I risultati hanno restituito entusiasmo a un ambiente che sembrava aver perso slancio e, nonostante una classifica che vede ancora la Dea a sei punti dalla zona Europa, la speranza europea oggi è più viva che mai. 

Il percorso in campo internazionale lo conferma: con Palladino sono arrivate due vittorie di grande prestigio contro Eintracht e Chelsea, che hanno reso l’Atalanta la squadra italiana con più punti nella competizione. I 13 punti attuali significherebbero, al momento, qualificazione diretta agli ottavi di finale, a dimostrazione di come i nerazzurri possano tranquillamente stare nell’Europa dei grandi.

Ora, però, Palladino dovrà fare i conti con una perdita importante. Ademola Lookman è partito per la Coppa d’Africa e la sua assenza peserà inevitabilmente sulle rotazioni offensive. Le alternative non mancano, visto che ora potrebbero trovare maggiore spazio Kamaldeen Sulemana, che però rientrerà solo a fine dicembre dopo il problema muscolare accusato in Coppa Italia contro il Genoa, e soprattutto Daniel Maldini.

Monza, Atalanta, Maldini

LA GRINTA DI DANIEL MALDINI IN AZIONE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Maldini, l’ultima occasione per rilanciarsi all’Atalanta

Per Daniel Maldini questa fase della stagione ha il sapore di una vera e propria ultima chiamata. Dopo le titolarità nelle prime due giornate di campionato contro Pisa e Parma e quella in Champions League contro il PSG, il suo impiego è stato ridotto al minimo. Qualche minuto sparso, prima con Jurić e poi anche con Palladino, a conferma di una fiducia che finora non si è mai realmente trasformata in continuità. 

L’unica eccezione resta la Coppa Italia, dove Maldini è partito titolare e ha fornito anche un assist, l’unico della sua stagione fino a questo momento. Troppo poco per un giocatore da cui l’Atalanta si aspetta molto di più.

E pensare che appena un anno fa Maldini era uno dei profili più corteggiati del campionato per quanto fatto vedere al Monza, tanto da arrivare anche in Nazionale. Lazio, Napoli e Fiorentina avevano mostrato un forte interesse nei suoi confronti. Alla fine a spuntarla fu proprio l’Atalanta, una scelta che sembrava il passo giusto per consacrarsi ad alto livello, ma che finora non ha dato i frutti sperati.

Adesso, però, il contesto è cambiato. L’Atalanta gira, Palladino ha già dimostrato di saper rilanciare giocatori in difficoltà e l’assenza di Lookman può trasformarsi in una grande occasione. Maldini dovrà sfruttarla, perché questa potrebbe essere davvero l’ultima possibilità per dimostrare di poter stare stabilmente in una squadra di alto livello. E chissà che anche per lui non possa iniziare una nuova fase in nerazzurro, proprio come già successo a Scamacca.

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