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Inter-Real Madrid 0-1, nerazzurri beffati all’89’: le pagelle

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Un Inter bella ma sprecona, capace di procurarsi una quantità considerevole di occasioni da gol, sventate però da un ottimo Courtois, salito in cattedra nella prima notte di Champions al Meazza.

Novanta minuti dai quali ripartire in casa Inter, capace di mettere in grande difficoltà in più di qualche occasione un Real Madrid sovente compassato. Una difesa nerazzurra mostratasi ancora una volta solida, talvolta impenetrabile, con Milan Skriniar decisivo nel chiudere le offensive blancos.

Alla fine a spuntarla sono però le merengues, in grado di finalizzare un’azione tutta al volo capitalizzata in maniera perfetta da Rodrygo Goes, subentrato nel corso della ripresa a Lucas Vazquez.

Simone Inzaghi, nonostante la sconfitta, può però consolarsi con un’ottima prova della sua squadra, che ha da rimproverarsi solamente il non esser riuscita a capitalizzare le molteplici occasioni create.

La Beneamata, sebbene sia a zero punti, può comunque dormire sonni tranquilli, consolandosi con la sorpresa Sheriff, capace di conquistare i tre punti contro uno Shaktar uscito sconfitto dalla Moldavia.

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Inter-Real Madrid: le pagelle dei nerazzurri

Inter Real Madrid

Handanovic 6: qualche buon intervento che evita il vantaggio dei blancos nel corso del match. In occasione del gol non può far nulla per parare il tiro di Rodrygo, che si insacca alle sue spalle.

Skriniar 7.5: il migliore dei suoi. Semplicemente decisivo, con chiusure provvidenziali degne dei migliori centrali al mondo. Inzaghi può sicuramente ripartire da lui, confermatosi ancora una volta un leader indiscusso dei nerazzurri.

De Vrij 7: prestazione superlativa anche da parte del difensore olandese, capace di sventare le occasioni del Real con tempismo perfetto. Assieme al suo compagno di reparto slovacco, si delineano le note più liete in una serata che lascia l’amaro in bocca.

Bastoni 6.5: prestazione più che sufficiente anche per l’ex Parma, che chiude con carisma le ripartenze merengues e si rende protagonista di qualche avanzata palla al piede.

Brozovic 6.5: il migliore dei suoi in mezzo al campo, capace di impostare la prima manovra milanese con precisione chirurgica e velocità elevata. Compie un ottimo lavoro anche in fase di copertura, fungendo da diga in un centrocampo nerazzurro sottotono eccetto lui.

Barella 5.5: partita che non rende merito al fuoriclasse sardo, resosi protagonista di una partita insufficiente, dove soffre in fase di copertura il talento superlativo di Modric. Esce all’84’ per Vecino, che offre una prestazione senza arte né parte.

Chalanoglu 5.5: primo tempo del turco migliore rispetto al secondo. Prova a svariare in mezzo al campo, cercando di inventare giocate per i suoi compagni. Soffre anche lui in fase di copertura. Esce al 65′ per Vidal, con quest’ultimo che vince qualche contrasto importante a centrocampo.

Darmian 6: prestazione buona del laterale italiano, capace di mettere in difficoltà Nacho soprattuto nel primo tempo. Esce al 55′ per Dumfries, che con qualche sgroppata sulla destra riesce ad impensierire il pacchetto arretrato dei blancos.

Perisic 5: prova insufficiente del croato, che trova più di qualche difficoltà a superare Carvajal sulla sua fascia di competenza. Esce al 55′ per Di Marco, che non riesce a dare il la al suo buon piede sinisitro.

Dzeko 6: prestazione come al solito generosissima da parte del gigante bosniaco, che si sacrifica per la squadra con il suo lavoro sporco da elogiare. Non riesce ad essere sufficientemente incisivo sotto porta, con un paio di conclusioni ribattute da Courtois.

Lautaro Martinez 5.5: prova ad essere pericoloso, duettando egregiamente con Dzeko. La coppia di centrali del Real riesce però a fermarlo quasi sempre, rendendolo innocuo per la squadra di Ancelotti. Esce al 65′ per Correa, che si muove tanto ma conclude poco, sempre ostacolato dal presidio difensivo spagnolo.

Champions League

Niclas Fullkrug è l’ultimo “nove vero” del calcio moderno

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La rete di Niclas Fullkrug ha mandato il Borussia Dortmund a giocarsi il ritorno della semifinale di Champions a Parigi da favorito.

Andare a Parigi con un gol di vantaggio, in una gara a eliminazione diretta, non è certo un accadimento che fa divenire ricolmo di ottimismo il cuore dei sostenitori giallo neri. L’ultima volta, in piena pandemia, il PSG di Tuchel ribaltò la doppietta di Haaland (2-1 Dortmund all’andata) grazie alla reti di Neymar e Bernat.

Si giocava a porte chiuse, differentemente dall’andata che fu una delle ultime partite a porte aperte prima della crisi pandemica, ma era anche una partita (un ottavo di finale) dal peso specifico nettamente differente rispetto a quella di ieri sera. E la rete di Fullkrug rischia di essere molto più pesante dell’allora doppietta di Haaland.

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Il calcio ha cambiato il suo concetto di “centravanti

Il concetto di “vero nove” o “nove puro” è lentamente scivolato via dal dibattito calcistico, come un rivolo d’acqua in un tombino lavato via da una pioggia torrenziale. La modernità calcistica ha portato in dote una crescente necessità di occupare gli spazi con tanti uomini e soprattutto con uomini diversi. 

Sempre più squadre prediligono il fraseggio stretto al cross dalle fasce. Sempre meno squadre alzano il pallone a campanile dalla difesa: quasi tutti preferiscono iniziare a costruire l’azione palleggiando da dietro. E sempre più squadre preferiscono avere un attaccante mobile, associativo, che non dia punti di riferimento alle difese avversarie.

Non è un caso quindi come sia sempre più raro trovare nell’epoca moderna centravanti il cui physique du role rispecchi perfettamente (o anche solo in larga parte) i crismi dell’attaccante inglesi anni 70/80. Quei pochi che resistono all’ineluttabile scorrere del tempo lo fanno grazie a capacità tecniche e atletiche fuori dall’ordinario. Sono merce rara e vanno considerate come delle eccezioni, non la regola.

Lo “spazio” lasciamolo agli astrofisici

Del resto anche Guardiola dichiarò pubblicamente di non aver bisogno di un centravanti, in quanto “il suo centravanti era lo spazio“. Eppure persino lui, il patrocinatore di tale concetto, fu costretto (parzialmente) a tornare sui suoi passi dopo la finale di Champions League persa contro il Chelsea.

Sconfitto da una squadra, ironia della sorte, che esattamente come lui giocava senza un vero e proprio centravanti di ruolo. Eppure, la prima cosa che Tuchel fece da Campione d’Europa in carica, fu quella di identificare nell’acquisizione di un centravanti di peso l’acquisto ideale per trascinare la squadra al Next Level.

Stessa cosa che fece una volta arrivato a Monaco, evidentemente scottato dalla finale di Champions persa a sua volta per aver preferito Choupo-Moting a Mauro Icardi, eppure parliamo di giocatori (Lukaku, Haaland e Kane) che a un’imponente struttura fisica abbinano tutti capacità tecniche e qualità atletiche di prim’ordine.

Nulla a che vedere con Niclas Fullkrug, che meglio di tutti esemplifica il concetto di “centravanti vecchio stampo“. Il classico pivot offensivo che non eccede in nulla (quantomeno dal punto di vista atletico e tecnico) e che solo a guardarlo ti riporta con la mente a un’altra epoca: quella della preparazione fisica senza le macchine.

Fullkrug

Photo Source: BVB.de

Fullkrug, un gol (e una partita) d’altri tempi

La partita del Borussia Dortmund contro il PSG sembra appartenere a un’altra epoca, almeno stando al martellamento mediatico a cui veniamo sottoposti ogni singola volta che la Champions League entra nel vivo.

Merito sicuramente di Edin Terzic: allenatore pragmatico e per questo non apprezzato sino in fondo da una tifoseria dal palato fino. Tuttavia, in un periodo storico in cui persino modelli storicamente virtuosi come quello della BVB fanno fatica a tenere il passo delle superpotenze europee, un bagno d’umiltà e un calcio all’ideologia spicciola sono il metodo migliore per trascinare una squadra oltre i propri limiti.

Il calcio di Terzic non sarà spumeggiante e coinvolgente come quello di Klopp, ma lui non ha neppure i giocatori che aveva Klopp. E riportare questo Borussia Dortmund in finale di Champions, a oltre dieci anni di distanza dall’ultima volta, sarebbe un’impresa ancor più grande di quella compiuta dal tecnico tedesco poiché s’inserisce in un contesto di complessivo decadimento di tutte le outsider. 

Fullkrug, il bomber di Hannover

Dalla celebre finale di Wembley del 2013, quella persa nel Der Klassiker europeo contro il Bayern Monaco al 90esimo per un gol di Robben, la BVB ha incassato un qualcosa come 800 milioni di euro dalle cessioni dei propri pezzi pregiati. La sostenibilità economica è la conditio sine qua non per la sopravvivenza di tutti i club non di prima fascia, ma che quasi sempre viene raggiunta a discapito della competitività.

Il Dortmund non ha più rivinto la Bundesliga, non ha più raggiunto nemmeno la semifinale di Champions e ha vinto “solo” cinque titoli nazionali: due DFB-Pokal e tre DFLSupercup. E il volto di un Borussia pronto a fare la storia non poteva che essere Fullkrug: l’Unsung Hero che si è preso i riflettori internazionali a 31 anni.

E chissà se Terzic avesse potuto contare sul nativo di Hannover lo scorso anno, quando perse il Meisterschale all’ultimo respiro (anche) per la grave malattia che lo ha privato di Haller. Forse avrebbe riportato a Dortmund un titolo agognato per oltre dieci anni. E forse, con un campionato e una finale di Champions in più, il giudizio sul suo operato sarebbe diverso. I “se” non hanno mai cambiato la storia, ma il calcio è fatto di episodi.

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Champions League

Paris Saint Germain, il triplete si può (ancora) fare

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PSG, Luis Enrique - depositphotos.com

Il Paris Saint Germain conferma un livello da squadra top anche dopo la sconfitta

La debacle europea contro il Borussia Dortmund non inficia il cammino virtuoso dei rossoblu in Champions League. La possibilità di un triplete è ancora concreta, con la Ligue 1 già messa in cassaforte. Il 25 maggio ci sarà la finale di Coupe de France contro l’Olympique Lione ma tutte le forze sono centrate sulla semifinale di ritorno contro il Borussia Dortmund. Recuperare lo svantaggio è molto complesso ma non impossibile e servirà il miglior PSG per ribaltare il risultato. Il migliore in campo dei parigini è stato Vitihna.

Il mediano ha rasentato la perfezione, grazie anche ai dettami tattici di Luis Enrique, e è riuscito a gestire al meglio tutti i palloni che gli sono capitati smistando la sfera in maniera eccelsa. Le ali nel tridente, invece, non hanno funzionato a dovere con l’unico Kylian Mbappè a doversi sobbarcare il peso del reparto offensivo in solitaria. Da rivedere, inoltre, la prestazione scialba di Gianluigi Donnarumma che sembra aver perso la brillantezza che aveva ai tempi del Milan.

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Borussia Dortmund, un sogno in Champions

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Borussia Dortmund

Il Borussia Dortmund porta a casa la vittoria contro il Paris Saint Germain

Edin Terzic è riuscito a surclassare la squadra parigina mettendo in campo una formazione che ha una voglia di rivalsa rispetto alla scorsa stagione. La Bundesliga persa contro il Bayern Monaco ha fatto sì che i gialloneri si rimboccassero le maniche per riuscire nell’impresa europea. Il sogno coltivato da Jurgen Klopp anni fa può tornare in voga quest’anno. La vittoria di misura regala una speranza aggiuntiva contro la compagine transalpine che, dati alla mano, quando è in svantaggio difficilmente riesce a portare a casa il bottino.

Niclas Fullkrug ha risolto il match segnando la rete della vittoria ma l’apporto alla squadra non è dato solo dal gol. La percentuale della precisione passaggi si aggira sul 90% così come la percentuale dei contrasti aerei vinti è del 67% e questo ha permesso ai teutonici di garantire una certa solidità a tutto il reparto offensivo. Il ritorno verrà giocato a Parigi e nulla ancora è definitivo, anche perchè dall’altro lato c’è un certo Luis Enrique – noto per le sue imprese in terra europea.

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