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Serie A

Genoa-Hellas Verona: probabili formazioni e dove vederla

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Genoa e Verona si sfideranno sabato 20 febbraio alle ore 18.00 allo stadio Luigi Ferraris per la 23° giornata del campionato di serie A. Le due compagini sono in un bel momento di forma e arrivano alla partita con la tranquillità di una buona posizione in campionato. La squadra del patron Preziosi da quando siede in panchina Ballardini ha iniziato una risalita in classifica che ora la mette in una posizione ottima per la lotta salvezza. Discorso simile per i gialloblu di mister Juric che hanno ritrovato la vittoria lunedi sera col Parma e si trovano con ben 33 punti in 9° posizione.

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Qui Genoa

Per la partita di sabato mancherà capitan Criscito per infortunio, che verrà sostituito da Masiello in difesa. Negli altri reparti ballottaggi a centrocampo fra Badelj e Rovella e in attacco è in vantaggio Pandev su Scamacca e Shomurodov per affiancare Mattia Destro.

Qui Hellas Verona

In casa gialloblu non sarà della sfida lo squalificato Dimarco oltre ai soliti infortunati a cui si aggiunge Kalinic. Classica formazione per Juric che ha solo due dubbi di formazione, in difesa fra Cetin e Lovato, e a centrocampo fra il rientrante Veloso e il giovane Ilic.

Probabili Formazioni

Genoa (3-5-2): Perin; Goldaniga, Radovanovic, Masiello; Zappacosta, Zajc, Badelj, Strootman, Czyborra; Pandev, Destro.  Allenatore: Ballardini.

Hellas Verona (3-4-2-1): Silvestri; Cetin, Magnani, Gunter; Faraoni, Veloso, Tameze, Lazovic; Barak, Zaccagni; Lasagna.  Allenatore: Juric.

I precedenti

L’ultima sfida giocata nello scorso campionato a Genova finì 3 a 0 per i rossoblu con reti di Sanabria (doppietta) e Romero. La partita fu decisiva per la salvezza del club ligure in serie A.

Dove vederla

La partita verrà trasmessa in esclusiva su Sky Sport Serie A(canale 202) e per gli abbonati anche sulle piattaforme Sky Go e Now Tv.

Serie A

Summit Lotito-Tudor, gli scenari: c’è anche l’ipotesi addio

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lazio Igor Tudor

La stagione è ormai alle spalle e a breve andrà in scena un incontro fra Lotito e Tudor per delineare il futuro della Lazio.

Tudor bravo allenatore, ma pessimo diplomatico

Ci è voluto poco affinché la mia previsione (“la Lazio si pentirà della scelta di Tudor” il sottoscritto ipse dixit) iniziasse a far intravedere i primi prodromi. Ad onor del vero, a oggi nessuno a Formello è insoddisfatto della scelta del tecnico croato. L’arrivo dell’ex-allenatore di Verona e Marsiglia ha restituito linfa a una squadra dall’encefalogramma piatto e il suo stile di gioco ha attecchito sulla rosa prima del previsto.

Tuttavia, non tutto ciò che luccica poi si rivela essere oro. Dopo un avvio esaltante, contraddistinto da una rincorsa alla zona europea (che si è conclusa con una insperata qualificazione all’Europa League) e lo spavento fatto passare alla Juventus nella semifinale di Coppa Italia, la Lazio si è come inceppata, tornando ad arrovellarsi sugli stessi difetti atavici palesati durante la gestione Sarri.

Il pareggio di Monza, al termine di una prestazione tutt’altro che esaltante, ha scoperchiato il vaso di Pandora e risvegliato i giocatori della Lazio dal proprio torpore. Sin lì, sulle ali dell’entusiasmo, la squadra aveva (forse) realmente creduto alla possibilità della clamorosa rimonta Champions.

Dopo la rete di Djuric, infatti, c’è stata la vittoria (balbettante e immeritata) con l’Empoli, che ha fatto da contraltare al pareggio di San Siro con l’Inter (dove obiettivamente i biancocelesti avrebbero meritato di più) e che ha preceduto il mortificante pareggio dell’ultima giornata contro un Sassuolo già retrocesso.

Tudor

Summit decisivo oggi: rischio dentro o fuori

Tutto sommato, lo score di Tudor sulla panchina bianco celeste è (sin qui) estremamente positivo. 6 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte. In campionato la media è di 2 punti esatta per partita, dato che la Lazio di Tudor ha collezionato 18 punti in 9 giornate. Le avvisaglie per continuare assieme ci sono tutte, dato che la dirigenza bianco celeste è soddisfatta del suo lavoro e non potrebbe essere altrimenti.

Tuttavia, non si possono ignorare i numerosi problemi di spogliatoio che il modus operandi Tudoriano ha causato in appena tre mesi di gestione tecnica. Se infatti è innegabile che la squadra abbia giovato (quantomeno dal punto di vista tecnico-tattico) dall’avvicendamento in panchina, è altrettanto vero che buona parte dello spogliatoio non sembra essere d’accordo con la scelta di affidarsi al croato.

Romagnoli. Luis Alberto. Guendouzi. Immobile. Troppi i calciatori con i quali Tudor ha avuto confronti (anche piuttosto accesi) nei suoi primi vagiti da allenatore della Lazio. Una sensazione corroborata anche dalla richiesta fatta a Lotito dallo stesso Tudor. Una sorta di lista del molibdeno, in cui (in buona sostanza) il tecnico croato chiede al patron bianco celeste e a Fabiani di esautorare buona parte della rosa.

Una scelta che la dirigenza bianco celeste non vuole e che soprattutto non può farlo. Abiurare il mercato estivo dopo un singolo anno, benché disastroso, sarebbe un salasso economico per le casse di Formello, già di loro impelagate nello scongiurare l’incubo del ritorno del famigerato indice di liquidità. Giocatori come Isaksen (completamente fuori dal progetto) e Rovella (tornato nell’undici titolare solo grazie all’avanzamento di Kamada sulla trequarti) rappresenterebbero una minusvalenza certa a bilancio.

Lotito è disposto a venire incontro alle esigenze del proprio allenatore, ma quest’ultimo dovrà essere ragionevole ed essere disposto a scendere a compromessi. Altrimenti nessuna ipotesi potrà essere aprioristicamente scongiurata. Neppure quella del prematuro addio, a un anno di distanza dalla naturale scadenza dell’accordo.

Comunque vada a finire, il leitmotiv è sempre lo stesso. A Villa San Sebastiano sembrano non imparare mai dai propri errori. Da Sarri a Tudor, Lotito sembra non voler capire che non può permettersi questa tipologia di allenatori (pretenziosi, rigidi e anche un po’ capricciosi) se vuole perorare una strategia aziendale (legittima e per certi versi anche condivisibile) come quella che ha contraddistinto la sua ventennale gestione.

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Serie A

Bologna, Zirkzee: “Ora la mia testa è solo qui. Sul futuro…”

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Bologna, Zirkzee - Depositphotos

Joshua Zirkzee ha rilasciato delle dichiarazioni sulla stagione entusiasmante del Bologna. Ha parlato dei punti di forza della squadra e del suo futuro.

In un’intervista rilasciata al Corriere di BolognaZirkzee ha commentato il cammino trionfale del Bologna che si è concluso al quarto posto, entrando di diritto nella prossima edizione della Champions League.

Indubbiamente l’uomo chiave dei rossoblù, ci ha tenuto comunque a rinnovare i complimenti ai compagni e allo staff, che, ciascuno a modo proprio, ha ricoperto un tassello f0ndamentale in questo viaggio. Inoltre, ha ringraziato i tifosi, ognuno di loro ha contribuito in maniera tangibile nel raggiungimento di questo obbiettivo. Ha parlato anche del suo futuro e della mancata convocazione all’Europeo.Bologna

Le dichiarazioni di Zirkzee

Bologna ha vissuto momenti incredibili in questa annata. Se lei dovesse scegliere il migliore quale prenderebbe?

“Sono tanti, ma se mi costringe a sceglierne uno direi la settimana prima di Natale, quando abbiamo vinto contro Roma, Inter e Atalanta. È stato un momento cruciale della stagione. Dopo quella settimana abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi e fatto il pieno di fiducia. Abbiamo iniziato a sognare, anzi no, sognare non è il termine giusto, abbiamo iniziato a realizzare che potevamo fare qualcosa di importante. Il miglior momento però è stato quando abbiamo battuto il Napoli, lì abbiamo capito che le chance di andare in Champions League erano altissime”.

Quando ha scelto di venire al Bologna aveva mai pensato di poter raggiungere un traguardo come la Champions League?

“Sono arrivato qui lasciando il Bayern Monaco. Ero entusiasta di venire al Bologna perché volevo giocare. Il campionato era di alto livello, mi volevo misurare. Il club aveva già una visione ben chiara di cosa voleva fare: competere per entrare in Europa. Nessuno però avrebbe mai potuto pensare che questa stagione potesse andare così. C’era l’idea di poter entrare in Europa, ma passo dopo passo, non direttamente in Champions. A un certo punto della stagione però ci siamo detti: “Chi se ne frega, andiamo in Champions. Se dobbiamo conquistarci l’Europa prendiamoci il premio più grosso”. La direzione del club è sempre stata quella, ma onestamente nessuno si aspetta di arrivarci così in fretta”.

Dopo questo campionato lei ha uno status diverso, anche agli occhi del resto del mondo del calcio. Se l’è guadagnato sul campo il ruolo di leader?

“Sono un giocatore migliore, di sicuro. Una stagione così ti fa guadagnare molti punti, anche sotto il profilo dell’esperienza. Devo dividere tutto con i miei compagni, persone fantastiche, il gruppo è davanti a tutto. Se ho provato a diventare un leader lo devo a Lollo De Silvestri. È venuto da me e mi ha detto: “Hai le capacità per essere un leader”. Studiavo il suo comportamento, lui è il cuore della squadra. Abbiamo un gruppo giovane e affamato, tutti sono leader, a modo loro. A turno siamo stati tutti capitani, è la dimostrazione che quando siamo chiamati a guidare il gruppo siamo capaci di farlo. Non siamo individualisti”.

È stato il segreto del Bologna?

“Senza dubbio. Siamo una grande famiglia. Era l’ingrediente indispensabile per raggiungere un traguardo così prestigioso”.

Non parla come chi vuole andarsene.

In questo momento la mia testa è solo a Bologna. Voglio recuperare dall’infortunio farmi delle belle vacanze negli States con i miei amici di infanzia e poi vedremo cosa succederà”.

Ha parlato con Motta?

“Non ho avuto un colloquio personale con lui. Io e lui non parliamo tanto, quando lo faceva era soprattutto per tenermi sulla corda, sul pezzo. Quando è stata certa la qualificazione in Europa, ha fatto un discorso a tutti: “Bene adesso siamo qualificati, ma voi che volete fare?” E io gli ho risposto: “Meritiamo di andare in Champions League”. A quel punto siamo entrati come in un tunnel. Non ci ha voluto mettere addosso molta pressione, ma ci ha spiegato quel che dovevamo fare e quali partite dovevamo vincere: all’Olimpico con la Roma e a Napoli”.

In questa fantastica stagione l’unico neo personale è la mancata convocazione agli Europei con l’Olanda.

Sono convinto che senza l’infortunio di marzo contro l’Inter me la sarei potuta giocare. Non sono riuscito a rispondere alla convocazione, se avessi potuto farlo magari l’allenatore mi avrebbe richiamato e oggi non sarei fuori dagli Europei. È una mia sensazione, non ne ho la certezza, ma il calcio è così. Avrò la mia opportunità”.

Qual è il suo messaggio di fine stagione per i tifosi del Bologna?

Posso dire solo grazie, la Champions League è un traguardo che loro si sono meritati per primi per tutto l’affetto che ci hanno dato e noi lo abbiamo sentito dentro e fatto nostro”.

Cosa vuol dire a Motta?

“Grazie e gliel’ho già detto. Ha sempre dato a noi giocatori i meriti, ma tutto quello che abbiamo fatto è partito prima da lui“.

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Serie A

Hellas Verona, Sogliano: “Verona è la mia seconda casa e sono orgoglioso di rimanere. Baroni? Farà le sue valutazioni”

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Hellas Verona

Il direttore sportivo dell’Hellas Verona Sean Sogliano ha parlato in diretta a Telenuovo Verona a proposito della stagione del futuro suo e di mister Baroni.

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Hellas Verona, le parole di Sogliano

“In questo anno e mezzo, dal mio ritorno, ho dato il massimo a livello fisico ed emotivo. Come ho sempre fatto. Per me rimanere a Verona non è un passaggio, è un orgoglio.

Verona sta diventando come una seconda casa. Il presidente sa quanto sono legato a Verona, è intelligente, furbo (ride, ndr) e chi rimane deve avere, a livello nervoso, la voglia e la forza di sapere che dobbiamo giocare un’altra stagione soffrendo come quest’anno.

Salvandoci all’ultima giornata. Chi rimarrà deve sapere a cosa va incontro. Quello che hai fatto oggi, domani non conta ma resta solo dentro di te. Dal prossimo ritiro ci dobbiamo presentare, con l’elmetto, dal primo allenamento”.

Hellas Verona

Sull’organico

“Abbiamo fatto la scelta di tenere Coppola questa estate, entrambi 2003. Ghilardi l’abbiamo girato in prestito alla Sampdoria, con obbligo di riscatto solo in caso di Serie A, quindi il ragazzo torna a Verona. Giocare da protagonista un anno in blucerchiato per vincere il campionato, vuol dire che hai personalità.

Valuteremo bene cosa fare con lui. Tutti sperano, dall’Hertha Berlino a tanti altri club, che il Verona non riscatti (4 milioni di euro, ndr) Serdar. Ho detto a Setti che dobbiamo riscattarlo perché ha dimostrato che è un giocatore forte, di poche parole ma che in campo ci mette tutto.

All’inizio non aveva spazio, ci ha messo un po’ ad inserirsi, come l’allenatore a capire come utilizzarlo. Suat si è dimostrato un giocatore davvero forte. Da quello che so, sarebbe contento se il Verona lo riscattasse“.

Serdar Hellas Verona

Fonte: https://www.hellasverona.it/news/suat-serdar-e-un-nuovo-centrocampista-dell hellas verona

Sul futuro

Il mercato belga e olandese è molto interessante per una società per l’Hellas, con degli ingaggi accessibili e a livello giovanile sono molto forti e ben allenati. C’è tanta offerta di questa fascia di giocatori. Anche il Verona sta dimostrando che a livello giovanile sta facendo bene, grazie a Margiotta, e ai giovani che giocano: da Coppola a Terracciano, questa è un’altra forza su cui insistere e per noi è linfa vitale.

Baroni

Baroni? Fino alla partita con l’Inter non abbiamo parlato del suo futuro. Lui aveva il rinnovo automatico in caso di salvezza e così è successo. Parleremo con lui in questi giorni per capire. E’ giusto che faccia una disamina personale anche lui come ho fatto io. Se avrà voglia ancora di battagliare come quest’anno penso che non ci saranno problemi.

Il nostro rapporto? Buono, io parlo sempre prima con un allenatore prima di sceglierlo. Lui ha capito che la società è presente, ma sia io che il presidente siamo persone coerenti: facciamo fatica a cambiare un allenatore. Marco sa che c’è una grande sinergia e penso che questo per un allenatore sia una cosa importante”.

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