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Spezia, un ricordo commosso

Il 24 marzo 2013 lo Spezia perdeva per sempre il centrocampista  Paolo Ponzo, morto dopo essersi  sentito male durante una corsa podistica. 

Spezia, il decennio dalla morte di Ponzo.

Non lo hanno dimenticato. E come potrebbero? Ex calciatore e dirigente dello Spezia, Paolo Ponzo salutava il mondo per sempre a soli 41 anni il 24 marzo 2013. E a dieci anni dalla sua scomparsa, lo Spezia lo porta sempre nel cuore. Così come ci porta una certezza: su qualunque nuvola sia ora, “Paolino” (per gli aquilotti è sempre stato e sempre sarà così) sarà sicuramente felice di vedere il suo Spezia competere in quella serie A in cui, solo alcuni anni fa, non avrebbe mai pensato di giungere.

Calcio Spezia” ne traccia un ricordo commosso sottolineandone tre doti: attaccamento alla maglia, personalità e senso di appartenenza. “Era il 24 marzo 2013 – spiega il sito dedicato agli aquilotti – quando , all’età di 41 anni, Paolino Ponzo morì all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure a causa di un malore avuto poche ore prima durante una corsa podistica, il suo cuore ha cessato di battere per il freddo e la stanchezza”.

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Originario di Cairo Montenotte, nel Savonese, giocatore, tra gli altri, di Vado,Genoa, Modena e Ravenna, Ponzo lasciò nel Golfo dei Poeti un ricordo fatto di 56 presenze. E ha lasciato anche una scia di lacrime e di profondo, dolce amore a chi e in chi lo ha amato e lo ama, la società e la sua famiglia, la moglie Michela e i figli Giordi, Gioele e Giovanni. A suo nome al “Mirabello” di Reggio Emilia si disputò un torneo giovanile chiamato “Paolino day”. E al “Braglia” di Modena una tribuna porta il suo nome.  

Umile ma al contempo determinato, Paolino. E anche dotato di grande autoironia: “sono piccolino e un po’ curvo – diceva di sè – e non certo uno spettacolo per gli occhi. Il gobbetto della fascia, mi dicono. Ma io mica me la prendo, anzi, questa caratteristica fa sì che forse la gente mi voglia ancora più bene”.

Detrattore deciso di chi simulava cadute e falli, credeva molto nei giovani e li spronava: “quando sento ragazzi di vent’anni lamentarsi perché oggi c’è un allenamento oppure dire “sono stanco” io divento matto, mio padre ha lavorato trent’anni alla “Montedison” e quando penso a lui e in che condizioni tornava a casa dopo dieci ore di lavoro quei ragazzotti viziati li prenderei a pugni”. Che era. per lui, un modo per dire: credete in voi stessi e nel calcio e non ve ne pentirete.

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E allo Spezia amava dire: “ogni giocatore che indossa questa maglia deve sentirsi onorato ma anche fortemente responsabile per chi rappresenta“. Eccolo, ancora qui nel pensiero, Paolino Ponzo, poeta del calcio o calcio diventato poesia.

 

 

 

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