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Crisi economica calcio, necessario un tetto agli stipendi?

I bilanci delle società calcistiche sono in rosso. Una possibile soluzione alla crisi potrebbe essere il salary cap. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Indice

I principali problemi che hanno portato alla crisi

La pandemia ha messo a dura prova le infrastrutture del mondo calcistico: prima la chiusura, poi la capienza ridotta degli stadi, con il conseguente calo delle vendite di biglietti, hanno contribuito non poco.

Poi, c’è un problema di grande entità: i calciatori professionisti guadagnano troppo. Questo significa che le società calcistiche spendono troppo.

Per com’è strutturato al momento, il calcio è un sistema a scarsa sostenibilità economica. Ecco perché c’è chi propone una possibile soluzione: il salary cap.

Che cos’è il salary cap

In soldoni, il salary cap (o wage cap) è il tetto salariale imposto ai calciatori.

In Nba è già applicato e riguarda la spesa massima spendibile da una società per gli stipendi dei singoli giocatori.

Comporta che tutte le società, anche quelle più piccole, affrontino un certo livello di spesa: esiste, infatti, un Salary Floor, una soglia sotto la quale non si può spendere.

Prendendo l’esempio record dell’Nba nella stagione 2019-’20: un salary cap di 109.140 milioni di dollari e un salary floor di 99.226 milioni.

Come funzionano le singole leghe?

Non tutte le leghe sono uguali.
Per esempio, l’Nba prevede una luxury tax per ogni sconfinamento del budget, che deve essere necessariamente sottoscritta da tutte le squadre.

La Liga spagnola è un sistema diverso: in base ai bilanci delle squadre che ne fanno parte si fissa una soglia di spesa che è insuperabile.

In questo secondo caso si punta alla solidità: solidità che deriva dalla corrispondenza fra ingaggi e guadagni, senza le plusvalenze.

La politica Uefa per la sostenibilità

Come abbiamo riportato in un altro articolo, la Uefa sta riformando il Financial Fair Play: il 7 aprile si voterà sulle nuove norme.

Che prevedono che le società possano spendere fino al 90% dei guadagni netti in spese per la gestione delle squadre, spesa he nell’arco di tre anni scenderà fino al 70% dei guadagni.

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Pubblicato da
Giulia Bucelli

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