Categorie: Le interviste

ESCLUSIVA CS – Lo sport nella Città Eterna: parla Bonessio

In materia di sport nella Capitale, Nando Bonessio è un esperto: è il Presidente della Commissione Sport del Comune. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni.

Di sport, Nando Bonessio ne sa anche e soprattutto per esperienza diretta: laureato in Scienze Motorie, ha svolto per 43 anni la professione di professore di Educazione Fisica, andando in pensione 4 anni fa.

Parallelamente, si occupa da anni di politica e, in particolar modo, di politiche ambientali e sport: due argomenti che conosce approfonditamente.

Attualmente, ricopre il ruolo di Consigliere capitolino eletto nella lista di Europa Verde e la carica di Presidente della Commissione Sport, Benessere e Qualità della Vita di Roma Capitale.

Gli abbiamo chiesto ragguagli sia sulle iniziative che il Comune porta avanti in quest’ambito, che sugli impianti che potrebbero essere destinati alle due principali squadre di calcio romane, la Roma e la Lazio. Senza tralasciare qualche parola sulla sua fede romanista.

Ecco cosa ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni. Seguirà, a breve, la seconda parte di quest’intervista.

Rispetto allo sport, il comune di Roma come si posiziona? Che tipo di iniziative porta avanti?
Inizio col dire che faccio parte dell’Assemblea capitolina, che ha competenze di programmazione e indirizzo nell’ambito della Commissione. Monitoriamo l’attività che la giunta porta avanti e siamo anche noi promotori di una serie di proposte nell’ambito delle nostre competenze.

Abbiamo, sia da statuto che da programma elettorale (della lista Gualtieri, ndr), obiettivi specifici sullo sport come quello di allargare il più possibile la pratica attraverso la messa a disposizione di un’impiantistica diffusa di proprietà dell’amministrazione comunale e delle strutture sportive scolastiche.

In quest’ambito di promozione dello sport, abbiamo una serie di normative come il Regolamento dei centri sportivi municipali, che riguarda l’attività sportiva di base; in quest’ambito, le quote che sono corrisposte dai soci-utenti alle associazioni che organizzano le attività sono stabilite dal Comune. Questo sistema ci permette di erogare quello che io definisco il “servizio sociale sportivo”.

Indice

Roma, gli impianti comunali sportivi

Di quanti impianti stiamo parlando?
“Oltre agli impianti delle scuole, vi è anche il patrimonio degli impianti sportivi comunali. Alcuni grandi come lo Stadio Flaminio, il Palazzetto dello Sport o l’Ippodromo delle Capannelle, altri di più modesta entità.

Si parla di circa 130 impianti distribuiti nella città di Roma. Poi vi sono impianti più piccoli con un’offerta sportiva prevalentemente locale, amministrati dai singoli municipi. Sono circa 30. Il patrimonio complessivo ammonta circa a 160 unità: tra questi, molti sono impianti calcistici.

Parlando di sport di base, comunque, il Comune consente la pratica sportiva a circa 80.000-90.000 utenti”.

Per quanto riguarda il calcio, nello specifico?
“Noi abbiamo il presupposto di avere un equilibrio di offerta. Non esistono sport minori: il calcio è sicuramente uno sport più praticato di altri ma non per questo maggiore in termine di valori o di benefici al fisico.

C’è sicuramente un fenomeno culturale legato al calcio, ed è altrettanto vero che noi, a Roma, riserviamo minori attenzioni al basket o alla scherma, malgrado quest’ultima sia lo sport che ha regalato all’Italia più medaglie olimpiche.

Abbiamo il dovere di programmare impianti e di favorire anche associazioni sportive che promuovono sport meno praticati.

Per quanto riguarda il calcio, proprio oggi abbiamo avuto un incontro riguardante la riforma dello sport.

A livello legislativo, lo sport dove si colloca?
“Nel nostro Paese il 20 settembre non sarà ricordato solo per la breccia di Porta Pia, ma anche perché quest’anno il Parlamento ha approvato in via definitiva la modifica della Costituzione.

All’articolo 33, che parla dei diritti primari dei cittadini, è stato inserito un emendamento che riconosce il diritto alla pratica sportiva come elemento che migliora la qualità della vita. E non solo: riconosce anche i valori educativi e sociali dello sport. Insomma: lo sport assume così una dignità fondamentale all’interno della carta costituzionale”.

E a livello economico?
“I rappresentanti degli enti locali, a partire dal sottoscritto, quando c’è da approvare un bilancio, devono smettere di considerare lo sport come la cenerentola della pianificazione economica degli interventi.

Interventi sugli impianti, a favore dei praticanti, in aiuto della formazione dei dirigenti e degli operatori. Bisogna pensare anche agli eventi, sia quelli di grande richiamo che quelli di denuncia. Il grande evento sportivo, che si trova sul vertice della piramide gerarchica del sistema sport, è doveroso da favorire ma, a mio avviso, non è il fine ultimo”.

Le attività per favorire lo sport di base

Cosa fa il Comune per favorire il cosiddetto “sport di base”?
“Organizza il sistema dell’impiantistica e regolamenta il sistema di accesso agli impianti. Ma quest’anno siamo andati oltre, decidendo di erogare una serie di contributi: alcuni dedicati a eventi e manifestazioni, altri per le associazioni che chiedono un sostegno per la loro attività annuale ordinaria.

Nel settore calcio, ad esempio, ci sono realtà dilettantistiche che organizzano 5-6 squadre di categorie giovanili. Oppure, ancora, attività finalizzate allo sport per soggetti affetti da disabilità. Ultimamente abbiamo adottato il sistema dei voucher, di cui sono fiero di essere stato il promotore assieme a Svetlana Celli e Valeria Baglio.

Si tratta di incentivi a favore di adolescenti fino ai 16 anni di età, di giovani provenienti da famiglie a basso reddito che potranno accedere a strutture sia pubbliche che private, con un finanziamento fino a 500 euro annui. Abbiamo poi emesso un altro voucher dedicato ai soggetti con disabilità.

Noi come amministrazione e come coalizione che ha sostenuto l’elezione del sindaco Gualtieri, siamo convinti che lo sport e la pratica sportiva, intesa come servizio sociale, svolga un ruolo fondamentale nel favorire l’inclusione sociale. E’ una favolosa opportunità di contrasto alle emarginazioni e contribuisce in modo importante alla salute dei cittadini.

Se noi dovessimo contabilizzare in termini economici il benessere fisico e sociale dell’attività sportiva, potremmo serenamente dire che un euro investito nella promozione sportiva ne restituisce 5 in termini di welfare di prossimità“.

Lo sport come strumento di riscatto sociale

Da ciò che dice, sembra evidente che il Comune di Roma consideri lo sport un potente strumento di riscatto sociale, anche nelle periferie.
“Io amo usare questo slogan: ‘Fai fare sport a tuo figlio: sarà la sua droga’. Basterebbe anche solo questo. Cosa sono le devianze giovanili se non emarginazione, a tutti i livelli?

E’ chiaro che l’unico modo che abbiamo, come istituzione, per poter intervenire, è creare un sistema culturale, di cultura sportiva che possa rappresentare un argine contro le occasioni di emarginazione sociale”.

Parlando di sport al femminile: cosa fate per occuparvi della parità di genere in questo ambito?
“La parità di genere ha avuto alcune occasioni di riconoscimento. In primo luogo a livello nazionale, quando per la prima volta il calcio femminile di Serie A è stato riconosciuto tra gli sport professionistici.

Anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte. Abbiamo scoperto che vi erano associazioni sportive, che gestivano impianti comunali, in possesso di statuti che proibivano alle donne di assumere incarichi nei consigli direttivi. Abbiamo provveduto personalmente facendo approvare in assemblea una modifica al regolamento esistente.

Di conseguenza, le società sportive che dovessero rifiutare alle donne l’accesso a cariche dirigenziali per diversità di genere o di altro tipo non potranno gestire impianti sportivi comunali”.

Il calcio nelle periferie

Tornando al discorso del calcio nelle periferie. Mi interessa l’acquisizione, da parte del Comune, di 5.000 quote del MontespaccatoCalcio. Mi può spiegare com’è nata questa iniziativa?
“Il MontespaccatoCalcio è un impianto che non è di proprietà comunale bensì privata, che era gestita da alcuni soggetti che sono stati condannati per associazione a delinquere.

L’impianto sportivo dedicato al calcio, come gli altri loro beni, è stato sequestrato e affidato ad un’istituzione pubblica (la Regione Lazio, ndr) che ha utilizzato una struttura regionale denominata Asilo Savoia. Quest’ultimo si occupa di assistenza sociale specificatamente nel settore sportivo, come ad esempio nel caso della Palestra della Legalità nei locali sequestrati all’Idroscalo di Ostia.

Per finanziare la ripartenza del MontespaccatoCalcio, gli attuali dirigenti hanno avviato una pratica poco conosciuta in Italia, di azionariato popolare: chiunque poteva diventare azionista della società acquistando una quota al prezzo di un euro. Il Comune di Roma ne ha acquistate 5.000 come riconoscimento della sua valenza sociale, oltre che sportiva”.

Tornando agli impianti del Comune: a che punto è la riqualificazione di cui vi fate promotori?
Il 90% dei 160 impianti sportivi comunali è regolarmente attivo. Ci sono circa 15 impianti che non sono inattivi, per varie ragioni. L’Ufficio Tecnico del Dipartimento Sport è al lavoro, ma per colmare i ritardi comunali il Comitato ha deciso di avvalersi di Risorse per Roma, una società di progettazione.

A seguito del Covid, noi abbiamo una legge nazionale (del Decreto Milleproroghe, ndr) a beneficio dei concessionari degli impianti pubblici di tutta Italia, che porta la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2024. A quel punto molte scadenze arriveranno insieme, e ci sarà bisogno di essere pronti ad elaborare nuovi avvisi pubblici in modo che il servizio sportivo non si fermi”.

Roma, la candidatura a Euro 2032

Prima faceva riferimento ai grandi eventi. Roma è candidata ad ospitare Euro 2032: com’è che la città potrebbe essere all’altezza di ospitare un simile evento?
“Quando vai a realizzare un grande evento, devi avere un sistema di strutture che abbiano una ricaduta di utilizzo quotidiano nel futuro della città. Sia in termini di impianti che in termini di mobilità: quest’ultima deve essere una rete efficiente ed efficace, che rappresenti un aiuto per il ‘diritto alla mobilità’.

Quando una città è paralizzata dal traffico, stiamo sottraendo ai cittadini questo diritto. A Roma c’è un’ipotesi di sviluppo di impianti, che non riguarda solo il calcio”.

Il discorso include anche lo Stadio Olimpico?
“Lo Stadio Olimpico non rispetta gli standard attuali. L’offerta sportiva internazionale e gli standard di sicurezza impongono strutture di tipo diverso. L’Olimpico è stato costruito nel 1953, quest’anno compie 70 anni, fu ristrutturato ai tempi dei Mondiali del ’90, e ha una vocazione multi-disciplinare.

In realtà è un campo di calcio contornato dall’anello dell’atletica leggera, quindi quando siedi sui gradini più alti della curva ti porti dietro il binocolo, perché i giocatori appaiono come figurine disperse in un prato verde. In più, l’Olimpico sconta il fatto di essere una struttura non dotata di offerte sportive suppletive, malgrado la presenza del vicino Foro Italico. Ospita uffici e concerti.

Da un punto di vista urbanistico, è situato in un’area prossima alle abitazioni come Prati, lontano dalle direttici di trasporto su ferro: non c’è una fermata organica della ferrovia regionale, né una fermata della metropolitana. Chi conosce lo stadio sa che tutta la zona circostante è bloccata nelle due ore antecedenti le partite e almeno per un’ora dopo l’evento.

Entrambe le squadre romane ci giocano, tutti i fine settimana, sia le partite di Serie A che le coppe europee. E d’estate c’è la stagione concertistica. La zona è particolarmente ingolfata”.

(…continua…)

Aggiornato al 11/10/2023 14:24

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Pubblicato da
Giulia Bucelli
Tag: LazioRoma

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