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I campioni in.. bianconero, Paolo Rossi: un ragazzo come noi

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Il 2020 sarà l’ anno più brutto della storia calcistica, segnato dal Covid, da stadi vuoti, da Domeniche senza calcio, ma soprattutto dall’ addio di Diego Armando Maradona e ora di Paolo Rossi. Si, Pablito ci ha lasciati un una fredda sera del 9 Dicembre, colpito da un male incurabile ai polmoni, quei polmoni che lo hanno aiutato a correre nel prato verde degli stadi italiani e in quelli di Spagna 82. Una sorta di tradimento che lui voleva combattere e vincere, del quale lui stesso non parlava mai.

E’ andato via accompagnato in spalla dai compagni di squadra del suo Mondiale ed ora lo immagino li, in Paradiso, tra gli Angeli, a sorridere con il nostro Presidente, Sandro Pertini, con il suo mister Bearzot, con Gaetano Scirea e con Maradona. Amo immaginarlo mentre stanno organizzando un torneo tra le nuvole, con il Presidente seduto ad incitare e sorridere, con Scirea a fare il libero, con il mister a guidare la squadra. Ma non so se con Diego saranno compagni e avversari. So di certo che anche li daranno spettacolo con le mani rivolte in alto.

Calciatore, opinionista, cantante, politico, scrittore. Era un ragazzo come noi proprio per questo. Figlio di un ex giocatore del Prato, Vittorio Rossi, Pablito ha iniziato a giocare con una modesta squadra di paese, il Santa Lucia, per poi arrivare piano piano in squadre più blasonate e avverare il sogno che ogni bambino ha, la Coppa del Mondo. Correva l’ anno 1961, e 10 anni più tardi arriva alla corte della Juve rimanendo bianconero per 3 stagioni, tra la contrarietà dei genitori che non ne volevano sapere di mandare il figlio a Torino vista la precedente delusione avuta con il fratello. Ma il vecchi dirigente Allodi riuscì in questa mini- impresa e per 14 Milioni di lire Paolo andò nella capitale dell’ industria automobilistica. Non fu facile per un ragazzo di provincia adattarsi   soprattutto per via di due operazioni al menisco. Poche infatti le presenze che marcò Rossi nella sua prima avventura bianconera prima di approdare al Como e poi al Lanerossi Vicenza.

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A Vicenza esplode. Capocannoniere della serie B con 21 reti, porta la squadra in A. Era la stagione 1977-78 e il ragazzo gonfia la rete per ben 24 volte. La Lanerossi si posiziona seconda in classifica. L’ attaccante è forte e Bearzot, allora allenatore della Nazionale non può non portarlo con se in Argentina. Ma quell’ estate fu particolare. Juve e Vicenza avevano il cartellino del giocatore insieme, e tra proposte di acquisto e rilanci, alla fine si giunse alle fatidiche buste. Chi mette la cifra più alta vince. E a portarlo con se a Vicenza definitivamente fu Farina che con la cifra record di 2 MiIiardi di vecchie lire si aggiudicò le prestazioni del ragazzo. La cosa fece scandalo, Carraro presentò le sue dimissioni, insomma si alzò un polverone a cui Farina, presidente della Lanerossi ribattè che non aveva potuto farne a meno. Purtroppo però questo non bastò ad evitare una clamorosa retrocessione in quella stagione. Prima di approdare al Perugia e rimanere dunque nella massima serie, Paolo fu contattato dal Napoli, ma il trasferimento non andò a buon fine, e in una sua intervista di qualche anno fa, lo stesso giocatore afferma di essersene amaramente pentito.

Iniziava a cambiare il sistema economico del calcio. Per far si che il giocatore arrivasse in Umbria, il Presidente del Perugia calcio inventò lo sponsor di maglia. E grazie agli sponsor Rossi arrivò in terra umbra disputando 28 gare condite da 13 goal. Ma qualcosa nell’ aria si aggirava, dietro l’ angolo il fantasma del calcioscommesse si imbattè proprio su Paolo Rossi, reo di aver truccato la partita Avellino-Perugia. Iniziarono le indagini, e il giocatore fu squalificato per 2 anni. Si 2 lunghi anni che gli fecero saltare l’  europeo del 1980. Nella mente del giocatore tanti furono i pensieri, tante le notti insonni, e gli sguardi di coloro che prima lo osannavano, si trasformarono in sguardi cattivi, quasi a voler giudicare. Aveva addirittura pensato il caro Rossi di smettere con il calcio, di andare via dall’ Italia. Si era dato anche all’ abbigliamento pur di cercare di dimenticare quella  vicenda nella quale lui era estraneo in tutto. Ma come per ogni brutto sogno, c’ è sempre un risveglio che può diventare dolce.

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Dopo il mancato arrivo alla corte dell’ Inter, arrivò una telefonata di Boniperti che lo invitò a presentarsi al ritiro della Juve. La sua nuova avventura bianconera durò dal 1981 al 1985. Sono i 5 anni più belli di sempre, ricordati da tutti, raccontati da tutti, e tra foto e video Pablito ci porta a casa la famosa Coppa del Mondo. Rossi è rinato, tornato dalle tenebre. Si era guadagnato il nomignolo di Pablito durante i campionati del mondo del ’78. Quello di Spagna ’82 è il suo Mondiale, raccontato anche in un libro scritto da lui stesso. L’ Italia passa il turno con tre pareggi contro Polonia, Perù e Camerun. E ancora Rossi non aveva segnato. Negli ottavi gli azzurri incontrano l’ Argentina di Maradona. Battuta 2  a 1 con reti di Tardelli e Cabrini, si passa ai quarti di finale contro il Brasile di Zico, Falcao, Socrates, Junior. Ed esplode Pablito. Nessun nomignolo fu più adatto in quel moneto storico. Segna tre goal, intervallate anche dai goal di Socrates e Falcao. Si percepisce un profumo particolare, un profumo di vittoria. L’ Italia ci crede, Rossi ci crede. Siamo in semifinale e ritroviamo la Polonia. L’ attaccante ha il fuoco negli occhi, vuole riprendersi ciò che lo spettro del calcio-scommesse gli aveva tolto. Veniva da quasi 2 anni di inattività. Altra doppietta e Polonia a casa. Ci porta in finale. Italia- Germania Ovest.

Siamo a Madrid, al Bernabeu, 11 luglio 1982. IL calore degli italiani si fa sentire. La nazione intera è incollata davanti ai teleschermi con la voce di  Nando Martellini. Sembra una bolgia.

Queste le formazioni:

ItaliaItalia (5-3-2)
P 1 Dino Zoff (C)
D 3 Giuseppe Bergomi
D 6 Claudio Gentile
D 7 Gaetano Scirea
D 5 Fulvio Collovati
D 4 Antonio Cabrini
C 16 Bruno Conti Ammonizione al 31’ 31’
C 14 Marco Tardelli
C 13 Gabriele Oriali Ammonizione al 73’ 73’
A 20 Paolo Rossi
A 19 Francesco Graziani Uscita al 7’ 7’
Sostituzioni:
P 12 Ivano Bordon
C 10 Giuseppe Dossena
C 11 Gianpiero Marini
C 15 Franco Causio Ingresso al 89’ 89’
A 18 Alessandro Altobelli Ingresso al 7’ 7’ Uscita al 89’ 89’
CT:
Italia Enzo Bearzot
Germania Ovest Germania Ovest (5-2-3)
P 1 Harald Schumacher
D 20 Manfred Kaltz
D 4 Karlheinz Förster
D 15 Uli Stielike Ammonizione al 73’ 73’
D 5 Bernd Förster
D 2 Hans-Peter Briegel
C 6 Wolfgang Dremmler Ammonizione al 61’ 61’ Uscita al 62’ 62’
C 3 Paul Breitner
A 11 Karl-Heinz Rummenigge (C) Uscita al 70’ 70’
A 8 Klaus Fischer
A 7 Pierre Littbarski Ammonizione al 88’ 88’
Sostituzioni:
P 21 Bernd Franke
D 12 Wilfried Hannes
C 14 Felix Magath
A 9 Horst Hrubesch Ingresso al 62’ 62’
A 10 Hansi Müller Ingresso al 70’ 70’
CT:
Germania Ovest Jupp Derwall

 

 

Rossi, Tardelli e Altobelli subentrato a Graziani stendono i tedeschi. L’ Italia è campione del mondo per la terza volta. Il presidente Pertini innalza la Coppa al Cielo. IL popolo italiano trionfa, gli azzurri rientrano in patria con il trofeo più ambito e Paolo Rossi è mattatore. Detiene ancora oggi il record di goal nel campionato mondiale, ben 9 reti.

Pablito incanta anche dopo il Mondiale, ancora alla Juve per poi passare al Milan nella stagione ’85/ ’86 , poco fortunata con ben soli 2 reti e passare poi nel 1986 al Verona. Da giocatore disputa in totale 341 partite segnando 134 goal. Prende parte alla vittoria finale della Juve nella fatidica partita dell’ Eisel  in Coppa dei Campioni. Sempre con i bianconeri porta a casa la Coppa delle Coppe nel 1983 e la Supercoppa Uefa nel 1984. Vince praticamente tutto assicurandosi tra l’ altro il Pallone d’ Oro nel 1982, la Scarpa d’ Oro sempre nello stesso anno. Viene inserito tra le Leggende del Calcio nel 2007.

E a noi ora piace ricordarlo così, con le braccia al cielo, con la voce di Nando Martellini , Campioni del Mondo , Campioni del Mondo, Campioni del mondo. Ciao Paolo, e grazie anche a te per averci regalato gioie, sorrisi, e grazie per averci fatto sentire italiani. Tra i suoi libri ” Ho fatto piangere il Brasile” e ” 1982: il mio Mondiale”. Ciao Pablito. Ora insegna agli Angeli a vincere.

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