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Ranking UEFA, la situazione e quante possibilità ha l’Italia

Vediamo la situazione del Ranking UEFA in base ai risultati delle prime fasi delle competizioni europee, l’Italia è attualmente al 2° posto.
Come accade per ogni turno però i risultati impattano anche sul Ranking UEFA per il 2024/25. Ricordando che esso comporta avere un posto extra alle prime due classificate, analizziamo la situazione che è comunque parziale in attesa dei match del mercoledì e di quelli del giovedì d’Europa League.

PALLONE EUROPA LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Ranking UEFA, la situazione
L’Italia è al secondo posto in questa speciale classifica, davanti alla Spagna, che ha di poco superato il Portogallo come si legge sul sito ufficiale della Uefa. L’Inghilterra fa ancora da battistrada con distacco ma alle sue spalle c’è bagarre. Il nostro calcio conserva ancora un buon vantaggio, ma i risultati di Champions hanno ridotto il gap soprattutto con la Spagna e Germania soprattutto, le due leghe che più possono preoccupare in vista del prosieguo delle coppe.
RANKING UEFA STAGIONALE 2024/2025
1. Inghilterra 17.785070
2. ITALIA 14.562
3. Spagna 14.142 4. Portogallo 13.450
5. Germania 12.750
6. Francia 12.214
7. Belgio 11.700
Focus
Bundesliga, l’antifascismo entra a gamba tesa negli stadi

Bundesliga, proteste sia nelle strade sia negli stadi di calcio. La Germania è stata teatro di imponenti manifestazioni contro l’avvicinamento tra CDU e AfD.
La mozione anti-migranti di Friedrich Merz ha scatenato polemiche, nonostante il leader conservatore abbia escluso alleanze con l’estrema destra.
Gli ultras di squadre come il Bayern Monaco e il Friburgo hanno espresso il loro dissenso con striscioni e coreografie dal forte messaggio antifascista in vista delle elezioni del 23 febbraio.
L’avanzata della destra tedesca
Negli ultimi giorni centinaia di migliaia di persone hanno manifestato in Germania per esprimere il loro dissenso riguardo al possibile avvicinamento tra la CDU e l’AfD, in vista delle imminenti elezioni.
A queste proteste hanno partecipato anche gruppi di tifosi negli stadi.
A gettare benzina sul fuoco è stata principalmente la mozione contro i migranti proposta da Friedrich Merz.
Infatti questa mossa ha suscitato un acceso dibattito politico. Non sono bastate le dichiarazioni del leader conservatore che escludono qualsiasi alleanza elettorale con l’estrema destra.
Anche Angela Merkel ha criticato la rottura della storica esclusione dell’AfD dal dialogo politico, che ha generato non poca preoccupazione.
Sul piano politico, l’AfD continua a guadagnare consenso ed è attualmente il secondo partito nei sondaggi, superando i socialdemocratici.
L’opposizione all’estrema destra è forte negli stadi, ma non sembra altrettanto incisiva nelle urne: Merz è favorito e il suo programma anti-migranti trova consenso anche oltre la CDU e l’AfD.
La politica nel calcio: specchio della società?
Alice Weidel, leader dell’AfD, gode del sostegno di personalità internazionali come Elon Musk e Donald Trump. La recente vittoria del Tycoon ha spinto alcune squadre di calcio tedesche, come il St. Pauli e il Werder Brema, ad abbandonare il social network X, accusando Musk di alimentare l’odio online.
Con l’avvicinarsi delle elezioni, altre voci dal mondo del calcio potrebbero prendere posizione, come già accaduto in passato con giocatori come Leon Goretzka e Mats Hummels.
Tuttavia, sebbene l’opposizione all’estrema destra sia forte negli stadi e in generale nella Bundesliga, il panorama politico nazionale è diverso: Merz è in testa nei sondaggi e, se eletto, porterà avanti il suo programma contro l’immigrazione.
Il sostegno non arriva solo dall’AfD, ma anche da altri gruppi politici, come il partito di Sahra Wagenknecht.
Le posizioni nella Bundesliga
Il calcio tedesco ha spesso contrastato la crescita della destra radicale: allenatori e club hanno preso posizione contro l’AfD, specialmente dopo le proposte di deportazione dei migranti.
Infatti le manifestazioni non si sono limitate alle strade: anche negli stadi di calcio si sono levate voci di protesta.
Durante la partita del Bayern Monaco contro l’Holstein Kiel, gli ultras del gruppo Schickeria hanno esposto striscioni contro Merz, accusando la CDU e la CSU di promuovere il fascismo.
Questo atteggiamento non è sorprendente, considerando la tradizionale posizione antifascista di molte tifoserie tedesche.
In vista del voto del 23 febbraio l’atmosfera è dunque tesa, dentro e fuori lo stadio.
Recentemente, molte curve hanno commemorato il Giorno della Memoria con coreografie simboliche, come gli ultras del Friburgo che hanno esposto uno striscione con un pugno che distrugge una svastica, accompagnato dallo slogan “Mai perdonare, mai dimenticare”.
Nella Bundesliga è sempre stata forte l’opposizione all’ascesa della destra radicale.
Già un anno fa, quando l’AfD propose la deportazione di massa dei migranti.
Diverse figure del calcio, tra cui gli allenatori Christian Streich e Marco Rose, espressero pubblicamente la loro contrarietà.
Inoltre, numerosi club avevano già partecipato a manifestazioni contro l’estrema destra.
Tuttavia, nelle serie minori esistono anche tifoserie con simpatie neonaziste.
Esistono infatti tifoserie con ideologie razziste o nostalgiche, come quelle dell’Hansa Rostock o del Magdeburgo.
Inoltre, la curva dell’Eintracht Francoforte storicamente di sinistra, ha visto una crescente influenza della destra radicale. Fenomeno che alcuni collegano alla fine della presidenza di Peter Fischer, noto per il suo impegno antifascista.
Focus
Ancelotti, dalla crisi alla rinascita: ha battuto ancora Pep

Quinta vittoria in carriera per Ancelotti contro Guardiola, ma questa pesa più delle altre. Pep in crisi, il Real è (ancora) la squadra da battere.
Carlo Ancelotti è diventato la terza “bestia nera” di Guardiola. Infatti, con cinque vittorie all’attivo, è il terzo ad aver rovinato più serate al catalano. Meglio di lui solo Mourinho (7) e Klopp (12).
Ancelotti mata Pep: il “miedo escenico” arriva a Etihad
La quinta, però, ha un sapore particolare, perché arriva in un momento in cui quasi nessuno riponeva fiducia nella sua squadra. Come Sergio Aguero, illustre bandiera del Manchester City, che su Twitch dichiarò “Me corto las pelotas” (“Mi taglio le p****“) in caso di vittoria del Real Madrid. Eppure la squadra spagnola ha ancora una volta dimostrato di essere “nella sua tazza di tè” (come direbbero gli inglesi) in Champions League.
Il Real Madrid è sempre la squadra da battere in Champions. Lo dice la sua storia, lo dimostra il cinismo con il quale ha approfittato di una formazione (quella di Pep) arrovellata da inizio stagione su problemi che appaiono senza soluzione. Sono lontani i tempi dei fischi copiosi del Santiago Bernabeu, dopo un turno di Copa del Rey passato a fatica contro il Celta Vigo: ora le Merengues sono prime anche ne La Liga.
Anche Mbappé ha smesso di essere un “problema”: 23 gol e 3 assist in 35 partite. Ora la camiseta blanca gli calza a pennello, come dimostra il (fortunoso) gol del pareggio ad Etihad. Il fuoriclasse francese ha piegato l’inerzia della partita a sé, dimostrando di aver assimilato la capacità madrilena di far convergere verso di sé la mistica del pallone. Con il rientro imminente degli infortunati, il Real torna ad essere la squadra da battere.
Focus
Juventus, che scoperta Veiga: come ha cambiato la difesa

L’esordio in Champions League di Renato Veiga è stato rivelatorio. Ecco come il portoghese ha cambiato la difesa della Juventus.
Renato Veiga è il regista difensivo che mancava a Thiago Motta per replicare l’impostazione vista ai tempi del Bologna. Il lusitano si è posizionato al centro del reparto arretrato, in mezzo a Gatti (che ha agito da stopper vecchio stampo) e a Kelly, che da terzino sinistro stringeva per formare una linea a tre in possesso.
Juventus, Veiga cambia tutto: Kelly come Calafiori e Yildiz out
Al tecnico italo-brasiliano un regista prestato alla difesa mancava terribilmente. Infatti, l’ex-Chelsea è un giocatore eclettico: nella sua giovane carriera ha giocato, oltreché da difensore centrale, da terzino sinistro e da mediano davanti alla difesa. Così come mancava un laterale mancino che sapesse fare anche il centrale, come faceva Calafiori l’anno scorso, permettendo alla squadra di schierarsi con un 3-4-2-1 in fase di possesso.
A cascata cambiano anche i compiti tattici del resto della squadra. I due esterni partono larghissimi, quasi con i piedi sulla linea, e sono chiamati a fare tutta la fascia. Compito che calza perfettamente a Weah (che infatti è stato fra i migliori in campo) e meno ad Yildiz, che è più un “dieci”: ce lo ha anche scritto sulla maglia. E’ naturalmente portato a venire dentro il campo e, almeno per questa partita, non era nelle idee di Motta.
Perché dall’altra parte giocava Nico Gonzalez, che per caratteristiche fisiche è maggiormente portato a venire dentro il campo partendo da destra e ad agire quasi da seconda punta: affiancandosi a Kolo Muani. E’ stato quindi salvifico l’ingresso del giovane Mbangula, maggiormente predisposto a fare tutta la fascia in quanto ala pura, con McKennie insignito dei ranghi di guastatore fra le linee. L’americano, infatti, dei tre centrocampisti bianconeri (Locatelli e Douglas Luiz) era quello incaricato di attaccare gli spazi, agendo quasi da trequarti.
Uno schema che non ha pagato sino in fondo (il PSV non avrebbe meritato la sconfitta) e che sacrifica due dei migliori talenti bianconeri, ovvero Yildiz e Conceicao, ma che si avvicina all’idea di calcio di Motta molto di più delle precedenti versioni della Juventus. Tutto suggerisce che si continuerà su questa falsa riga, vista la centralità che Veiga e Kelly hanno avuto sin dal loro arrivo a Vinovo, magari già dal match contro l’Inter.
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