Categorie: Esteri

Non chiamatelo Injury Time, now it’s the Kloppage Time!

Da quando esiste la Premier League, nessuno ha conquistato tanti punti nei minuti di recupero quanto il Liverpool di Jurgen Klopp.

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Klopp, You’ll never walk alone!

La First Division si chiama Premier League da 31 anni. In questo lasso di tempo nessuno ha vinto tante partite nei minuti di recupero (43) quanto il Liverpool. Basti pensare che la rivale più accreditata in questa speciale classifica, ovvero l’Arsenal, ne ha vinte “appena” 32.

E l’edizione odierna del Daily Mail ci ha tenuto a precisare come circa il 40% di queste vittorie siano arrivate sotto l’egida di Jurgen Klopp. Sono infatti 17 i punti che, dal 2015 a oggi, il Liverpool ha portato a casa nei minuti di recupero.

Il 2015 non è un anno scelto a caso, dato che è stato quello dell’insediamento del tecnico tedesco all’ombra della Kop. Un legame simbiotico quello fra la parte Red della Merseyside e il sanguigno ex-allenatore del Dortmund, che non poteva non esasperare una caratteristica intrinseca della mistica di Anfield.

“Football, bloody hell!”

Otto delle suddette vittorie sono arrivate grazie a un subentrato. Sintomatico della capacità di Klopp di incidere nella partita grazie alle sue letture. Il sito ufficiale del Liverpool ha stilato un reportage di tutte le vittorie dell’era Klopp arrivate nei minuti di recupero e grazie al gol di un super-sub.

Non è l’unico record stracciato dal Zauberer von Stuttgart (il Mago di Stoccarda, città natia di Klopp) durante la sua epopea da scouser. Il precedente record apparteneva a Sir Alex Ferguson. Un record che perdurava da quasi dieci anni e che è stato sublimato durante tutto il trentennio dello scozzese.

La capacità di piegare a sé le partite, gettando il cuore oltre la siepe laddove la maggior parte delle squadre non rivolge nemmeno la visione periferica, è stata una delle caratteristiche peculiari dello United di Ferguson. Fra le immagini più sgargianti del suo trentennio c’è sicuramente la finale di Champions che si giocò a Barcellona il 26 Maggio del 1999 fra United e Bayern.

Gli inglesi ribaltarono il vantaggio bavarese con due gol (Sheringam e Solskjær) nei minuti di recupero. Una partita cult. Forse la più iconica dell’intera era Ferguson. Ma ancor più iconica è l’espressione utilizzata da Sir Alex per descrivere quella finale.

Nell’immediato post-partita e ancora in piena trans agonistica, lo scozzese pronunciò la fatidica frase: “This is football, bloody hell!

“. Essa risuona come un mantra nelle orecchie di tutti gli appassionati di calcio inglese, ogni volta che una squadra compie una rimonta da “What a comeback!” nell’injury time.

Kloppo’s ball

Il maestro scozzese, in quasi trent’anni di militanza a Old Trafford, si era fermato a 16. Klopp, in meno di dieci, è già arrivato a 17. E non è un caso, per chi come me crede fortemente che esista una mistica nel calcio, che il suddetto record sia stato infranto a una settimana dal sentitissimo North-West Derby.

Questa è una squadra che, più di tutte le sue altre versioni, rispecchia lo spirito del suo allenatore. Questo è il Liverpool “più di Klopp” fra i Liverpool di Klopp. Una versione calcistica della sua immagine. Del suo modo di essere prima ancora del suo credo calcistico. Una creatura plasmata a immagine e somiglianza del suo creatore.

Nell’estate degli addii pesanti, come quelli di Henderson e Fabinho. Nella stagione del totale restyling del centrocampo. Questo è il Liverpool dove la mano del tecnico tedesco è più evidente, quasi tangibile. La lapalissiana dimostrazione di come l’allenatore incide eccome nelle dinamiche stagionali.

Persi Lavia e Caicedo, i due obiettivi principali per il ruolo nevralgico del reparto che nevralgico lo è per definizione, Klopp si è inventato MacAllister vertice basso. Lo ha fatto affiancandogli Alexander-Arnold, trasformatosi da terzino di spinta con gravi amnesie difensive a mezz’ala di livello internazionale,  e Szoboszlai, divenuto sublime tuttocampista sotto la sua ala protettrice.

Si è inventato Robertson terzo di difesa in impostazione. Ha voluto a tutti i costi tenere Salah, nonostante un rinnovo di contratto tutt’altro che scontato e le sirene arabe. Proposte economicamente insensate per un 31enne, ma che provengono da un contesto le cui regole economiche sfuggono alle convenzioni di noi comuni mortali.

Con un Manchester City in crisi e sulla cui testa pende la Spada di Damocle del FFP, la sensazione è che la squadra da battere in Premier League sia proprio quella di Klopp. I Reds guidano la classifica della massima divisione inglese al grido di “Don’t call it injury time anymore, cause now it’s Kloppage time!“.

Aggiornato al 11/12/2023 14:30

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Pubblicato da
Marco Palleschi Terzoli

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