È tempo di Calciomercato, tempo di sogni,viaggi mentali da parte dei tifosi che spesso si scontrano con la
realtà.
Indice
Si parla molto spesso di Fair Play Finanziario, a volte, quasi sempre, a sproposito. “Sono pieni di debiti come
fanno a comprare?”, “Si può spendere solo quello che si incassa” e via cosi con frasi fatte senza alcun senso
logico. Andiamo per ordine, le regole del FFP sono 6 , o meglio 4+2:
1) Continuità aziendale
2) Patrimonio netto positivo ( o se negativo in miglioramento)
3) Pareggio di bilancio
4) Assenza di debiti scaduti verso terzi (club, dipendenti, istituzioni)
5) Indebitamento finanziario netto < ricavi (escluse plusvalenze)
6) Costo del personale < 70% dei ricavi (escluse plusvalenze)
1) Continuità aziendale: ogni società deve essere in grado di poter pagare i propri debiti con risorse
proprie e certe( punto critico del Milan targato Li)
2) Patrimonio netto positivo: indica che la società è in perfetto auto finanziamento, qualora negativo
la società non è in grado di andare avanti da sola senza intervento dell’azionista. Il patrimonio netto
aumenta con gli utili di bilancio, cioè col punto successivo
3) Pareggio di bilancio: come si capisce dal nome la differenza tra ricavi e costi deve essere almeno 0,
meglio se positivo (utile di bilancio). La UEFA permette una perdita minima e prestabilita ogni
triennio
4) Assenza di debiti scaduti verso terzi: altro punto critico del Milan targato Li,che avendo un debito
non pagato con il fondo Elliot aveva portato all’esclusione dalle coppe poi ribaltata quando Elliot è
divenuto proprietario e non più terzo.
Oltre a questi punti la UEFA può chiedere delucidazioni in altri due casi
5) Indebitamento finanziario netto< Ricavi, qualora questo fosse superiore ai ricavi verrebbe meno il
punto 1) e quindi rappresenterebbe una grave criticità per la UEFA
6) Costo del personale < 70% dei ricavi netti: la UEFA pone molta attenzione su questo dato in quanto
una % maggiore di costi fissi metterebbe a rischio la contabilità della stessa società, più è bassa più
una società può fare investimenti.
Una società A con fatturato netto di 100 milioni vende un suo giocatore ottenendo una plusvalenza di 30
milioni, il fatturato salirebbe a 130 milioni (utile per soddisfare i punti 3 e 2) ma il suo fatturato netto
rimarrebbe a 100 milioni ( fatturato netto comprendo : ricavi da stadio, da sponsor, da merchandising..)e
quindi il suo costo del personale non potrebbe superare i 70 milioni di euro). Un tifoso di questa squadra
potrebbe chiedersi “possiamo permetterci un giocatore che costa di cartellino 60 milioni e prende lordi 10
milioni?”, analizziamo il caso, 60 milioni di cartellino con 5 anni di contratto voterebbero dire 60/5= 12
milioni di ammortamento annuo e 10 milioni di ingaggio cioè verrebbe a occupare 22 milioni del fatturato,
la risposta quindi è si a patto che gli altri 24 giocatori, allenatore e dipendenti occupino a bilancio
complessivamente quanto lui: strategia folle o almeno bizzarra . Ma se lo stesso giocatore viene comprato
da una società con 500 milioni di fatturato netto? Niente di strano , sarebbe un acquisto alla portata
ammesso che in cassa ci siano i soldi necessari.
Quindi il FFP favorisce le grandi a discapito delle piccole? SI, ma voluto da gestioni folli che hanno fatto o
provato a far sparire società e piazze importanti del nostro calcio anche se non di prima fascia.
Un’altra domanda lecita che si potrebbe fare è “una squadra che non sia nel gota del calcio mondiale può
ambire a crescere?” la risposta è si, ma sempre rispettando i parametri sopra citati o presentando alla UEFA
un piano di investimenti dettagliato nelle entrate e nelle uscite a patto che le possibili perdite vengano
versate ANTICIPATAMENTE
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