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Mondiale Per Club: quando il Corinthians beffò il Chelsea

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A volte il Mondiale Per Club può regalarci delle vincitrici a sorpresa. Un esempio è la finale del 2012 dove il Chelsea affrontò il Corinthians.

Dal 2013 sono sempre le squadre Campioni d’Europa a diventare anche Campioni del Mondo (prima del format a 32 squadre). Per trovare l’ultima vittoria di una squadra non europea, bisogna tornare indietro al 2012.

La finale è tra il Chelsea di Rafa Benitez (Campione d’Europa) e il Corinthians di Tite.

Mondiale Per Club 2012: l’impresa del Corinthians di Tite

FIFA Mondiale Per Club

Nonostante il periodo difficile dopo l’esonero di Roberto Di Matteo, sostituito da Benitez, i Blues sono favoriti per la vittoria. Tra i titolari spuntano gli esperti Cech, Ivanovic, Cahill, Cole e Lampard. Attenzione anche a giocatori come Ramires, Moses, Mata, Hazard e Torres.

Nel Corinthians, invece, troviamo Paulinho che, la stagione successiva andrà al Tottenham, mentre la punta è Paulo Guerrero. In panchina ci sono anche un giovane Felipe ed Edenilson (che indosserà anche le maglie di Udinese e Genoa).

Il primo tempo non regala particolari emozioni, anche se gli uomini di Benitez sembrano essere più in partita con Cahill e Torres che sfiorano il gol. Anche il Corinthians va vicino al vantaggio, ma il palo nega il gol a Emerson.

Nella ripresa, sono gli uomini di Tite rendersi più pericolosi: infatti, riescono a trovare il vantaggio grazie a un gol di Paolo Guerrero (69′). Il Corinthians difende il vantaggio con il possesso palla, ma negli ultimi minuti il Chelsea prova a mandare la partita ai supplementari.

Negli ultimi minuti succede di tutto: Torres si divora il gol del pareggio, Cahill viene espulso, poi Torres trova il gol ma è fuorigioco. Al fischio finale, il Corinthians può festeggiare: è Campione del Mondo per la seconda volta. La prima volta fu nel 2000 ai rigori contro il Vasco da Gama.

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Napoli, accadde oggi: Mazzarri torna al San Paolo

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Napoli, Mazzarri, Torino

Oggi, 12 anni fa, il Napoli ospitava l’Inter per la 16a giornata della Serie A 2013/14. La prima di Walter Mazzarri al San Paolo da avversario dei Partenopei.

Dopo l’amarezza per l’eliminazione in Champions League, la squadra Partenopea allenata da Rafa Benitez vuole riscattarsi in campionato. Nelle ultime 4 partite, Higuain e compagni hanno ottenuto solo 4 punti. Inoltre, non vincono in casa dal 2 novembre 2013 (2-1 con il Catania).

La sera del 15 dicembre 2013 i Partenopei ospitano l’Inter di Walter Mazzarri, allenatore del Napoli dal 2009 al 2013. I nerazzurri vengono da 3 pareggi consecutivi in campionato, e vogliono tornare alla vittoria.

Napoli-Inter, 15 dicembre 2013

Napoli

Nei primi 45 minuti succede di tutto. Dopo un gol sbagliato da Cambiasso sugli sviluppi di un corner, gli azzurri la sbloccano con Higuain. Il bomber argentino segna al volo, dopo una respinta della difesa nerazzurra su un lancio di Inler (10′).

Dopo che i Partenopei sfiorano il secondo gol (parata di Handanovic su Mertens e palo di Insigne), l’Inter trova il pareggio. Cross basso di Guarin, velo di Palacio, e Cambiasso, che deve solo battere Rafael, segna il gol dell’1-1(35′).

Passano solamente tre minuti, però, e i Partenopei tornano in vantaggio: Dzemaili, al limite dell’area, serve Mertens che calcia di prima intenzione e segna il gol del 2-1. Dopo l’assist, Dzemaili trova anche il gol del 3-1, dopo una respinta di Handanovic su un tiro di Mertens (41′). Ma c’è tempo ancora per un altro gol nel primo tempo: un tiro rimpallato di Guarin diventa un assist per Nagatomo, che batte Rafael e riapre la partita (45+2).

Nel secondo tempo gli ospiti si rendono pericolosi sulle fasce, mentre la squadra di Benitez pare molle nei contrasti nonostante qualche palla gol. L’Inter continua ad attaccare anche se in 10 (espulso Alvarez per doppia ammonizione), ma i padroni di casa riescono a chiudere la partita con un gol di Callejon.

La banda Benitez ha anche la possibilità di segnare il quinto gol con Pandev, entrato dalla panchina per Reveillere. L’attaccante macedone si guadagna un calcio di rigore, battuto da lui stesso, ma Handanovic gli nega la gioia del gol. Gli azzurri tornano alla vittoria, dunque, dopo una partita ricca di emozioni soprattutto nel primo tempo.

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Palladino e il grande feeling con le punte: dopo Kean tocca a Scamacca

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Fiorentina, Atalanta

Dall’arrivo di Palladino l’Atalanta ha ritrovato vittorie, e i gol di Gianluca Scamacca. Numeri strepitosi per il centravanti della Dea dal cambio di guida tecnica, un po’ come accaduto lo scorso anno a Moise Kean.

In un solo mese Raffaele Palladino ha rimesso in carreggiata lAtalanta. La formazione nerazzurra, al netto delle sconfitte in trasferta contro Napoli e Verona, ha ritrovato la sicurezza dei propri mezzi smarrita sotto la guida di Ivan Juric, specialmente in casa. Alla New Balance Arena sono arrivate solo vittorie dall’arrivo del tecnico ex Fiorentina, anche contro un avversario di valore come il Chelsea. Merito del  grande lavoro dell’allenatore di Mugnano, che ha rispolverato i concetti tattici di Gasperini, andando a concentrare il proprio lavoro sulla testa dei calciatori. La classifica vede la Dea ancora attardata, ma le premesse per far bene ci sono tutte.

Ma in particolare sotto i riflettori c’è finito l’incredibile rendimento di Gianluca Scamacca. Perfettamente ristabilito dai ricorrenti problemi al ginocchio, l’attaccante classe 1999 sta vivendo con Palladino un incredibile momento di forma, e una continuità realizzativa mai avuta in carriera. L’ex Sassuolo e West Ham ha già segnato 5 reti in 6 gare, nemmeno complete, sotto la gestione Palladino. Un notizia che fa felice i tifosi dell’Atalanta, ma anche il ct dell’Italia Gennaro Gattuso. Pensare di avere uno Scamacca così tirato a lucido per i playoff di Marzo può rivelarsi l’arma decisiva per gli azzurri nella strada verso i Mondiali.

Scamacca

GIANLUCA SCAMACCA PUNTA IL DITO ( FOTO DI SAVATORE FORNELLI )

Palladino, Scamacca sorride, Kean ti rimpiange

Fiorentina

RAFFAELE PALLADINO E MOISE KEAN ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Chi potrebbe perdere il posto in ottica nazionale, a discapito di Scamacca, è Moise Kean. Proprio lo stesso Kean che ha avuto un’incredibile rinascita nella scorsa stagione assieme a Palladino, tanto da trasformarsi da esubero della Juventus a miglior attaccante italiano nel giro di pochi mesi, finendo nel mirino di grandi club in Italia e all’estero. Tanto da “costringere” la Fiorentina ha blindare l’attaccante con un rinnovo, con un ricco ritocco d’ingaggio.

Ma la disastrosa fin qui stagione  dei toscani sembra averlo fatto ripiombare in una spirale negativa, perdendo le certezze che aveva costruito lo scorso anno a Firenze. Grazie a Palladino il centravanti classe 2000 ha avuto per la prima volta in carriera superato le 20 reti stagionali, laureandosi vicecapocannoniere della Serie A alle spalle del solo Retegui. Adesso sembra essere uno dei più in difficoltà nel caos viola.

L’impegno in campo da parte sua è sempre alto, ma non ha più la lucidità sotto porta. Basta un dato per capirci: Kean è l’attaccante nei top 5 campionati ad aver fallito più big chance (da XG di conversione superiore allo 0.75), ben 4. La domanda sorge a questo punto spontanea: è Palladino ad averl0 fatto rendere più del suo valore, e adesso Kean si sta riallineando al rendimento avuto alla Juventus?

 

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Sassuolo, marcia da grande: tre sconfitte in due mesi

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Il Sassuolo continua a stupire in questa stagione e il pareggi di San Siro, ottenuto con merito, dimostra quanto sia positivo il lavoro svolto da Grosso.

I neroverdi si stanno rendendo protagonisti di un’annata decisamente sorprendente nonostante lo status di neopromossa. Il rendimento nell’ultimo periodo rispecchia la forza del gruppo.

Sassuolo, tra prestazioni da big e mercato silenzioso

Nei risultati ottenuti da metà ottobre a oggi, uno dei segreti di questa squadra c’è sicuramente il fattore continuità. Rispetto alla scorsa stagione infatti, il Sassuolo ha cambiato relativamente poco sia a livello di entrate sia, e soprattutto, a livello di uscite. La permanenza di alcuni elementi a dir poco fondamentali, come BerardiLaurienté Thorsvedt tra tutti, ha permesso al nuovo gruppo di ricalcare quanto di buono era stato fatto in precedenza e replicarlo anche in questa stagione.

Non è un caso infatti che le vittorie contro LazioAtalanta, oltre alle sconfitte di misura contro Inter Roma, siano arrivate con merito e con la squadra che al termine ne è uscita sempre a testa alta. L’ultimo KO risale alla trasferta di Como del 28 novembre, quella precedente al 3 novembre contro il Genoa e quella prima ancora al 26 ottobre contro la Roma. Perciò nel giro di due mesi, se si considera che il risultato positivo precedente alla sconfitta coi giallorossi risale al 18 ottobre, sono arrivate solo 3 sconfitte.

Alla base c’è la scommessa Fabio Grosso, rimasto dopo la promozione dello scorso anno, arrivato a un livello di maturità tale da potersi confrontare con i migliori tecnici in circolazione.

Il mercato inoltre è passato un po’ in sordina in fatto di entrate ma da segnalare ci sono sicuramente Muric, quasi una sicurezza tra i pali, il ritorno di Pinamonti (decisivo anche a San Siro con due assist), Fadera che si spartisce la fascia sinistra con Laurienté, Matic che ha assunto rapidamente il ruolo di leader e anche in campo fa valere tutta la sua esperienza, Muharemovic che rappresenta una garanzia sia in fase difensiva che offensiva (un gol e due assist fin qui), per passare poi ai vari IdzesKoné e così via.

Tutti acquisti, o ritorni, che non hanno destato particolare scalpore ma hanno decisamente alzato la qualità delle rosa e del gioco. I 21 punti raccolti nelle prime 15 giornate sono lo specchio di una squadra forte, solida, mentalmente pronta e consapevole dei propri mezzi che vuole riprendersi lo status di certezza della Serie A.

Atalanta-Sassuolo, Grosso

FABIO GROSSO PUNTA IL DITO ( FOTO SALVATORE FORNELLI )

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