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Lazio, la rivincita dei “fuori progetto” contro Tudor

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Lazio

Lazio-Juventus vale la Champions, ma è anche la resa dei conti tra Tudor e quei giocatori biancocelesti che aveva messo alla porta nella scorsa stagione.

LazioJuventus è molto più di uno scontro diretto per un posto in Champions League. La sfida dell’Olimpico ha anche un retrogusto personale: quello del ritorno da avversario di Igor Tudor, tecnico della Lazio per poco più di 2 mesi nella scorsa stagione. 

Un’esperienza breve ma intensa, in cui il croato portò la squadra a quota 61 punti centrando il settimo posto e l’accesso all’Europa League. 

Le sue richieste di rivoluzione estiva, però, portarono alla rottura con la dirigenza. Claudio Lotito, piuttosto che smantellare la squadra, scelse di ripartire da Marco Baroni. E finora quella scelta sembra aver pagato.

Lazio

MATTEO GUENDOUZI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

I giocatori bocciati che ora trascinano Baroni

Il caso più emblematico è quello di Guendouzi, fulcro del centrocampo laziale targato Baroni, ma ai margini con Tudor, con cui aveva già avuto problemi ai tempi del Marsiglia. Anche Rovella, oggi insostituibile, per Tudor era troppo leggero fisicamente e da irrobustire. 

Isaksen, titolare in un derby sotto la gestione croata, fu liquidato come inadatto, mentre oggi è rinato e praticamente insostituibile. Una serie di bocciature che hanno lasciato il segno e che adesso si trasformano in motivazioni extra.

Dopo le frizioni con lo spogliatoio e l’addio a Immobile e Luis Alberto, come riportato dal Corriere dello Sport, Tudor aveva chiesto la testa anche di altri senatori come Lazzari e Cataldi, oltre a volere un nuovo centrale per sostituire Romagnoli.

Lazio

LA FORMAZIONE DELLA LAZIO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Lazio, la resa dei conti per l’Europa che conta

Il club, però, non ha seguito la sua linea e ha puntato su Baroni, che in pochi mesi ha ricostruito un gruppo compatto, rilanciando proprio quei giocatori che Tudor avrebbe fatto fuori. 

Ora, nel duello diretto contro il tecnico croato e la sua Juventus, la Lazio si gioca molto più di tre punti. In palio ci sono orgoglio, rivincite personali e la possibilità di avvicinare il sogno Champions League, con i “fuori progetto” pronti a riscrivere il loro destino.

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La fiducia ritrovata, il vero regalo di Natale di Spalletti alla Juventus

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Italia, Spalletti

Juventus, l’effetto Spalletti da nuova linfa alla squadra: risultati, gioco e il regalo di Natale per i tifosi bianconeri. 

La Juventus è davvero tornata?
La risposta, oggi, non può che essere prudente. Negli ultimi anni la tentazione di parlare di rinascita è stata ricorrente, spesso però smentita dai risultati. La Juventus resta un club che vive di aspettative elevate, figlie della propria storia, ma che troppo spesso non hanno trovato conferma sul campo.

Oggi più che una squadra compiuta, la Juventus sembra un progetto in evoluzione. Un gruppo che fino a poco tempo fa alternava lunghe fasi opache a brevi accensioni, incapace però di dare continuità. La novità, rispetto al recente passato, è che accanto alle parole iniziano finalmente ad affacciarsi elementi concreti, utili a dare maggiore solidità al racconto.

Spalletti, il valore aggiunto

Se c’è un fattore che più di altri sta incidendo sul nuovo corso bianconero, quello porta il nome di Luciano Spalletti. Al netto del recupero di Bremer, riferimento imprescindibile della linea difensiva, l’impatto dell’allenatore è stato immediato: nove risultati utili e una sola sconfitta, contro il Napoli, considerando campionato, Coppa Italia e Champions League.

Spalletti ha inciso prima di tutto sull’identità. La Juventus ha ritrovato intensità, compattezza e una proposta di gioco meno rigida, più fluida e partecipata. Ma il suo contributo va oltre l’aspetto tattico.

Fondamentale è stata anche la gestione del contesto. Spalletti ha dimostrato grande lucidità comunicativa, scegliendo con attenzione quando esporsi e quando alleggerire la pressione. Tra battute, riferimenti culinari (la pasta parmigiano e vongole di David)  e uscite solo apparentemente leggere, è riuscito a schermare la squadra dalle consuete tensioni mediatiche, mantenendo l’ambiente concentrato sugli obiettivi. Una gestione da allenatore esperto, che conosce bene le dinamiche di uno spogliatoio e di una piazza complessa come Torino.

Juventus

Jonathan David punta il dito ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La gara contro la Roma ha offerto una fotografia chiara del momento bianconero: una squadra aggressiva, sempre prima sul pallone, capace di muoversi con continuità e di togliere riferimenti agli avversari senza rinunciare al controllo della partita.

Anche Openda, tra i più discussi nelle prime uscite, è apparso profondamente diverso: movimenti in profondità, fisicità nei duelli e il gol del 2-0 a suggellare una prestazione in crescita.

In sintesi, la Juventus aveva bisogno di una guida capace di restituire certezze, di assumersi responsabilità e di ricostruire fiducia all’interno del gruppo. Un allenatore credibile, prima ancora che vincente.

Senza proclami e senza facili entusiasmi, quello firmato da Spalletti è, per ora, un segnale concreto. Un regalo di Natale che i tifosi bianconeri possono finalmente scartare con un cauto ottimismo.

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Napoli, Lobotka è imprescindibile: un dato lo conferma

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Manna

Il Napoli si gioca la Supercoppa col Bologna facendo i conti con le solite assenze. Ma con Lobotka in campo cambia tutto, e i numeri lo confermano.

Domani sera il Napoli affronterà il Bologna nella finale di Supercoppa Italiana. Conte dovrà fare i conti con le ormai solite assenze a centrocampo, a cui nelle ultime ore si è aggiunta anche quella in difesa di Beukema, ex della partita. Resta poi da valutare la condizione di Olivera, per il quale bisognerà attendere la rifinitura di domani per capire se potrà essere del match. 

Un quadro tutt’altro che ideale, ma con una certezza ritrovata: Stanislav Lobotka. Il centrocampista slovacco è rientrato da qualche giorno dall’affaticamento muscolare che lo aveva costretto a saltare le tre uscite precedenti e contro il Milan ha subito fatto la differenza. 

È vero, il premio di man of the match è andato a Højlund, autore di gol e assist, ma il vero cambio di volto del Napoli è coinciso con il ritorno in campo di Lobotka. Dopo le pesanti sconfitte contro Benfica e Udinese, contro i rossoneri si è rivisto quel Napoli solido capace di battere in fila Atalanta, Roma e Juventus. E gran parte del merito passa proprio dai piedi dello slovacco.

Napoli

Stanislav Lobotka da indicazioni ai compagni ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Napoli, Lobotka è il direttore d’orchestra di Conte

Lobotka è il vero perno di questo Napoli. È lui a dettare i ritmi, a tenere corti i reparti, a consolidare il possesso e a offrire sempre una soluzione pulita in uscita ai compagni. La sua importanza non si limita alla costruzione: è fondamentale anche nella fase di non possesso, grazie a un lavoro costante nel pressing e nelle letture. Senza di lui, il Napoli perde equilibrio e identità, diventando più vulnerabile e meno continuo.

A confermarlo non sono solo le sensazioni, ma anche i numeri. Delle sette sconfitte stagionali arrivate tra tutte le competizioni, circa il 50% sono maturate quando Lobotka non era in campo. Un dato che evidenzia in modo chiaro quanto lo slovacco sia imprescindibile per questa squadra e per il sistema di Conte.

La finale di domani, però, rappresenta per Lobotka anche un’occasione personale di riscatto. Nella sconfitta in campionato contro il Bologna lo slovacco era presente e, come il resto della squadra, fu protagonista di una prestazione negativa. Stavolta il contesto è diverso, così come il momento del Napoli.

Conte si affiderà ancora una volta a lui, perché questo Napoli, ormai è chiaro, senza Lobotka fatica. Con lui, invece, tutto torna a funzionare. E domani sera servirà il miglior Lobotka possibile per portare a casa il primo trofeo stagionale.

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Roma: l’attacco non mi basta

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Roma

La sconfitta della Roma all’Allianz Stadium ha mostrato ancora una volta i problemi di sterilità offensiva dei giallorossi: Gasperini chiede aiuto.

La Juventus batte la Roma per 2-1 e condanna i giallorossi alla quarta sconfitta negli scontri diretti. Nonostante una gara in cui, specie nella prima frazione di gioco, i giallorossi hanno provato ad imporre il loro gioco con pressing e recuperi alti, le reti di Conceicao a fine primo tempo e di Openda a venti minuti dal termine hanno reso vano ogni tentativo degli uomini di Gasperini di provare a far male ai bianconeri.

La rete di Baldanzi ad un quarto d’ora dalla fine è stato un lampo e nulla più. Ancora una volta la Roma è sembrata a due facce: ottima nell’imporre una pressione costante sull’uomo ma incapace di pungere in maniera decisa là davanti.

L’attacco della Roma fa ancora flop

Roma, Dybala

PAULO DYBALA RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La scelta (ancora una volta) di Dybala come falso centravanti non ha pagato: l’argentino è stato dominato fisicamente per larghi tratti da Bremer. Stessa cosa per Pellegrini e Soulé, incapaci di creare dei veri pericoli alla porta di Di Gregorio. E nemmeno le sostituzioni hanno aiutato. Bailey è entrato al posto dello stesso Pellegrini ma risultando totalmente evanescente e venendo anche sostituito da El Shaarawy, dopo aver rimediato l’ennesimo infortunio muscolare della sua stagione.

Ferguson ha provato a dare un po’ di peso la davanti (da un suo tiro ribattuto nasce il gol di Baldanzi), ma la difesa juventina non gli ha mai concesso la profondità, anche se una delle poche occasioni limpide ce l’ha avuta proprio l’attaccante irlandese in pieno recupero, senza però riuscire a far male.

Ancora una volta la Roma è sembrata avere l’attacco spuntato. La Juventus è stata brava ad aspettare i giallorossi al limite della propria area e chiudendo ogni possibilità di penetrazione con il fraseggio e senza mai regalare contropiedi. I giallorossi hanno sempre faticato a trovare lo spazio per delle conclusioni pulite verso la porta, senza mai riuscire a saltare l’uomo nell’ uno contro uno.

Un problema non di ieri, ma che si ripresenta puntualmente ogni volta che la Roma affronta squadre collaudate dal punto di vista difensivo. Il tema è sempre quello: mancano uno o due attaccanti capaci di iniziative personali, di creare per sé stessi o per gli altri.

Gasperini avvisa (ancora) Massara: bisogna intervenire

Roma

GIAN PIERO GASPERINI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Gasperini lo ha ribadito ancora una volta al termine della gara: i nuovi non lo convincono, citando Ferguson e indirettamente lo stesso Bailey, due degli acquisti di Massara della scorsa estate. Il tecnico dei giallorossi ha ribadito che ieri nel reparto offensivo ha schierato i migliori che aveva. Un chiaro messaggio, l’ennesimo, al DS Massara: ciò che ho non mi basta.

La Roma è ultima per reti segnate tra tutte le squadre d’Europa che lottano per la zona Champions: 17 gol in 16 giornate. Davvero troppo poco, e Gasperini chiede aiuto. I contatti con Raspadori sono ben avviati, lunedì è previsto un incontro tra le parti, e la dirigenza giallorossa spera di chiudere prima del 31 dicembre per averlo a disposizione già dalla prima settimana dell’anno per le gare contro Atalanta e Lecce. L’operazione per l’attaccante dell’Atletico Madrid non esclude quella di Zirkzee, sul quale però il Manchester United vorrebbe attendere almeno fino a metà gennaio per lasciarlo andare.

Gasperini aspetta dal calciomercato i rinforzi in attacco che darebbero alla Roma quel qualcosa in più per provare a giocarsela davvero alla pari e fino alla fine per la zona Champions, perché quello che ha non basta più.

 

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