Serie A
Juventus, Motta: “Gli infortuni fanno parte del gioco, domani dovremo dare tutti qualcosa in più. Milan? forte in transizione”
Juventus, Thiago Motta ha parlato nella conferenza stampa odierna in vista del match di Serie A contro il Milan, in programma domani sera alle 18.00.
La Juventus si presenta a questa sfida con il morale alto, grazie alle due vittorie consecutive ottenute contro Udinese e Torino. Tali successi hanno permesso ai bianconeri di risalire al sesto posto in classifica, a soli 2 punti dalla vetta, un distacco che rende la lotta per le prime posizioni estremamente avvincente.
Tuttavia, domani sera la squadra di Thiago Motta deve fare i conti con assenze pesanti, tra cui quella di Vlahovic, oltre ai già indisponibili Nico González e Douglas Luiz. La trasferta a San Siro per affrontare il Milan rappresenta una sfida ardua, soprattutto in un momento in cui i rossoneri stanno dimostrando maggiore continuità e solidità, rendendoli avversari molto ostici.
Per entrambe le squadre, questa partita rappresenta un banco di prova importante. Per la Juventus, vincere significherebbe consolidare il buon momento e avvicinarsi ulteriormente alla vetta e un risultato positivo darebbe una spinta importante in vista dell’impegno di Champions League di mercoledì sera contro l’Aston Villa. Ecco le sue parole in conferenza stampa.
Juventus, le parole di Motta
Come ha visto la squadra?
“Quelli rimasti molto bene. Abbiamo fatto allenamenti individualizzati e una partita con l’unser 17. Quelli che sono rientrati stanno molto bene e siamo determinati a fare una grande partita”.
C’è qualcuno che può essere simile a Vlahovic?
“Tutti i calciatori hanno caratteristiche diversa ed è interessante questo. Domani non ci saranno Vlahovic, Nico, Douglas, Juan, Bremer e Adzic. Gli altri sono disponibili”.
Come sta Vlahovic? Cosa pensa delle dichiarazioni del serbo?
“Non lo so, sicuramente non ci sarà domani. Speriamo di averlo il prima possibile. Ho fiducia in tutti i miei ragazzi e so che lo faranno sia in fase difensiva che in fase offensiva. Questo è un obbligo”.
È preoccupato per tutte queste assenze? Su Nico e Douglas?
“Stanno impiegando il tempo che ci vuole per restare con la squadra. Lo staff medico e i giocatori stanno dando il massimo per tornare a disposizione. Io sono concentrato sulla partita di domani”.
Domani può essere una prova di maturità?
“È una partita dove tutti dobbiamo dare qualcosa in più. Mi dispiace tantissimo per Juan. Tutti gli altri li recupereremo prima. Juan e Gleison staranno fuori tanto tempo e noi dobbiamo dare sempre qualcosa in più”.

Thiago Motta da indicazioni a Timothy Weah ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Come cambierà il vostro modo di attaccare?
“Gli infortuni fanno parte del gioco. Adesso è toccato anche a Dusan. Giocheremo la nostra partita attaccando insieme e difendendo insieme. Noi dobbiamo mettere in pratica quello che conviene a noi e non a loro”.
Si immagina qualche sorpresa in campionato?
“Molto equilibrato e questo fa bene a noi e al pubblico. Dobbiamo provare a continuare tutti così. Noi dobbiamo provare a fare più risultati positivi possibili. Non mi piace fare paragoni. Sinner è Sinner. Noi abbiamo tantissimi giocatori forti con la cultura del lavoro. Noi dobbiamo continuare così e speriamo che anche Sinner possa continuare così”.
Cosa pensa del Milan?
“È una squadra molto forte in transizione. Dobbiamo fare molto attenzione a questo che sia Leao, Morata, Loftus-Cheek, Pulisic. Dobbiamo difendere sempre da collettivo e mai con l’1vs1”.
Ci racconta la crescita di Weah?
“Mi piace tutto in questo momento tutto quello che fa. Mi piace tantissimo che faccia gol. Per loro è molto importante. È un giocatore molto interessante, perchè da tantissime alternative. È generoso e responsabile. Capisce quello di cui ha bisogno la squadra. Siamo contenti che sia con noi e deve continuare così.
Si aspettava questo rendimento di Kalulu?
“La cosa più importante è che lui ha sempre voluto venire. Dal primo giorno si è messo a disposizione del gruppo. Lui è capace di coprire tante posizioni in difesa, perchè è disponibile e generoso. Lui parla poco, ma lo fa nel modo giusto. Deve continuare a lavorare così e non deve cambiare niente”.
Conosceva il pensiero di Vlahovic? Vi siete parlati?
“Abbiamo parlato e siamo d’accordo. Qua corriamo tutti: attacchiamo e difendiamo insieme. Ho fiducia in tutti i miei ragazzi”.
È stato vicino al Milan? La partita si giocherà sulle fasce?
“Mai stato vicino al Milan. Le fasce sono molto importanti, ma anche noi siamo forti. Sarà importante anche la zona centrale. Dobbiamo portare la partita dalla nostra parte”.
Serie A
Noslin, l’inversione di rotta: da partente a certezza
In attesa di chiarimenti sul mercato di gennaio, Sarri trova una soluzione interna: Noslin, vicino all’addio in estate, ora è una risorsa.
In casa Lazio continua a esserci una certa tensione in vista del mercato di gennaio. Dalla società non sono ancora arrivati segnali chiari e né l’ambiente né Maurizio Sarri sanno esattamente cosa aspettarsi. Le prossime mosse restano un’incognita e, in questo momento, l’unica strada possibile è andare avanti come fatto finora, cercando di ottenere il massimo da ciò che già c’è in rosa e facendo di necessità virtù.
In questo senso, però, Sarri può dire di aver già trovato un rinforzo senza passare dal mercato. Tijjani Noslin, di fatto, rappresenta un nuovo acquisto già in casa, sebbene fino a poco tempo fa fosse fuori dal progetto.
L’attaccante olandese ex Hellas Verona è stato a un passo dall’addio in estate dopo una stagione ben al di sotto delle aspettative. Il PSV spingeva per il suo ritorno in Olanda e la sua partenza appariva una possibilità molto concreta. A cambiare tutto è stato il blocco del mercato della Lazio, che ha costretto la società a trattenerlo per garantire a Sarri un’alternativa in attacco.

Tijjani Noslin ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Lazio, un nuovo Noslin
Con il passare delle settimane, quella che sembrava una scelta obbligata si sta trasformando in una risorsa preziosa. In questa stagione, e soprattutto nelle ultime giornate, si sta vedendo un Noslin completamente diverso rispetto a quello dello scorso anno. Più concentrato, più dentro le partite e decisamente più utile alla squadra. Partito inizialmente indietro nelle gerarchie, l’olandese è riuscito a guadagnare spazio grazie alla sua duttilità, venendo utilizzato sia da esterno sia da punta.
Ed è proprio nel ruolo di attaccante centrale che Noslin sta dando le risposte migliori. Nelle ultime settimane ha superato anche Dia nelle scelte di Sarri, offrendo garanzie soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento. I gol segnati contro Lecce e Parma certificano il suo momento positivo, con la rete contro i ducali che racconta bene la sua voglia di imporsi e di ritagliarsi uno spazio importante in questa Lazio.
Con l’infortunio di Isaksen e un Castellanos rientrato da poco e ancora lontano dalla miglior condizione, il reparto offensivo resta pieno di punti interrogativi. In questo contesto, l’ora di Noslin potrebbe scoccare presto. La sua partenza a gennaio, che fino a qualche settimana fa sembrava molto probabile, oggi non è più così scontata, anche se non può essere esclusa del tutto.
L’olandese, però, ha dimostrato di voler restare, di voler giocare le sue carte e di voler diventare una certezza per la Lazio. E il campo, al momento, gli sta dando ragione.
Serie A
Hellas Verona, niente 16° giornata: un bene o un male?
L’Hellas Verona non scenderà in campo per la 16° giornata insieme alle altre squadre per via della Supercoppa Italiana, che vedrà impegnato il Bologna.
Dopo le due vittorie consecutive contro Atalanta e Fiorentina, per i gialloblu arriva dunque una soste eccezionale che permetterà di recuperare le energie ma potrebbe far scendere l’adrenalina e l’entusiasmo accumulati nelle ultime settimane.
Hellas Verona, meglio riposo o sfruttare l’effetto vittorie?
Lo stop forzato, che non permetterà alla squadra di Zanetti di scendere in campo nel weekend contro il Bologna al Bentegodi, arriva forse nel momento peggiore in quanto la situazione si era finalmente risollevata. Dopo un inizio di campionato quasi disastroso, la resurrezione contro l’Atalanta aveva dato nuove speranze di salvezza, alimentate poi dalla straordinaria vittoria di Firenze che ha rilanciato definitivamente in corsa l’Hellas.
Per questo motivo, da un parte, l’obbligo di restare fermi due settimane, esattamente come se ci fosse la Nazionale di mezzo, potrebbe essere deleterio per la rosa che avrebbe potuto sfruttare l’onda dell’entusiasmo e magari dare continuità ai risultati positivi anche contro la squadra di Italiano.
Dall’altra parte però, un riposo così lungo, del quale altre squadre non possono godere, potrebbe rappresentare un vantaggio dal punto di vista atletico e fisico, per arrivare ai prossimi impegni tra fine 2025 e inizio 2026 con nuove energie per risalire ancor di più in classifica e recuperare lo svantaggio.
Gli ultimi acciacchi di Giovane e Serdar, ma anche quelli di Akpa Akpro e l’assenza di Belghali a causa della Coppa d’Africa potranno essere affrontati con più serenità dall’allenatore Zanetti e di conseguenza nasceranno nuove soluzioni. L’importante è arrivare alla seconda parte di questa stagione con il morale, la condizione fisica e le strategie tattiche al massimo per scongiurare nuovamente il rischio retrocessione.

Rome, Italy 31 August, 2025: Giovane Santana Do Nascimento of Verona seen in action during the Serie A Enilive 2025-2026, day 2, football match between SS Lazio and Hellas Verona at Olympic Stadium.
Serie A
Fiorentina, a gennaio sette cessioni e l’idea Giuntoli: ma basterà davvero?
Fiorentina nel caos: mercato di gennaio rivoluzionario, sette possibili cessioni e l’idea Giuntoli per rifondare il club.
“La Fiorentina è pronta a una sorta di rivoluzione. Previste sette cessioni a gennaio: andranno via con ogni probabilità Gudmundsson, Džeko e Ndour. E non solo: i viola vogliono un nuovo direttore sportivo e sono in pressing su Giuntoli”. Secondo quanto riportato da la Repubblica nell’edizione nazionale odierna.
Quanto sta accadendo a Firenze ha davvero dell’incredibile. Piani saltati, allenatori e dirigenti esonerati o dimessi, un clima di profonda instabilità che riporta alla mente un inquietante flashback. Tornando indietro nel tempo, infatti, si può intravedere un parallelo con la stagione 1992-93: anche allora la Fiorentina partì con le migliori intenzioni, con in rosa un certo Gabriel Batistuta, ma chiuse il campionato al quindicesimo posto, retrocedendo in Serie B dopo una stagione deludente sotto ogni punto di vista.
Togliere gli scheletri dall’armadio viola, però, non sarà né facile né scontato, nemmeno qualora dovesse arrivare una figura forte come Giuntoli. La Fiorentina oggi pecca nelle basi: non sa soffrire, non sa reggere da squadra nei momenti chiave della partita e tende a sgretolarsi alla prima avversità. È successo contro Sassuolo e Verona, ed è un copione già visto più volte nel corso di questa stagione.
Le dimissioni di Pradè e l’esonero di Pioli non hanno certo aiutato un ambiente che vive nella costante paura di non essere all’altezza delle aspettative, aspettative che ormai si sono infrante da tempo. La classifica parla chiaro: con soli sei punti e il ruolo di fanalino di coda della Serie A, l’unico obiettivo possibile oggi si chiama salvezza.
Come già riportato da la Repubblica, a gennaio sono attese virate nette, sia a livello dirigenziale sia nella composizione della rosa. Tra i possibili partenti c’è anche Gudmundsson, considerato da molti uno dei giocatori più indolenti all’interno del gruppo. Sullo sfondo resta anche la figura di Vanoli, accusato da più parti di una comunicazione poco efficace, quasi a voler prendere le distanze dalle responsabilità. E forse, almeno in parte, potrebbe anche essere così, ma la colpa sicuramente non esclusivamente la sua: perché oltre ai tatticismi esistono i giocatori, la loro personalità e la loro disponibilità a sorreggere una baracca che, al momento, sembra priva di fondamenta.
Il futuro mercato della Fiorentina si preannuncia drastico, ma uno smembramento e una ricostruzione della squadra in un solo mese difficilmente basteranno a risolvere problemi così profondi. Per uscire dalla crisi serviranno tempo, coraggio e soprattutto la voglia di non arrendersi al destino, rispondendo sul campo in un momento buio che a Firenze non si vedeva da quasi quarant’anni.
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