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Roma: alla ricerca del prossimo parafulmine

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Atalanta

La Roma e Ivan Juric sembrano destinati a separarsi anche in caso di una vittoria contro il Bologna: un finale che sembrava già segnato dal primo giorno.

Il 18 settembre Ivan Juric veniva chiamato a sostituire l’esonerato Daniele De Rossi alla guida tecnica della Roma. Dopo l’esperienza con il Torino il tecnico croato aveva ovviamente accettato sin da subito l’incarico. Sedere su una panchina così prestigiosa è motivo di orgoglio, e dovrebbe esserlo sempre.

Peccato però che in molti, tifosi giallorossi in primis, avessero già avuto il sentore che il matrimonio tra Ivan Juric e la Roma sarebbe durato poco e, salvo clamorosi colpi di scena o dietrofront, la realtà sembra essere proprio questa.

Juric e la Roma: una storia sbagliata

Sin dal suo arrivo a Roma, come era giusto che fosse, il tecnico croato si era mostrato entusiasta di questa nuova sfida professionale. Lo sarebbero stati tutti al suo posto. La vittoria contro l’Udinese al suo esordio era stato però un brodino caldo, per giunta fuori stagione. Le successive gare contro il Bilbao e il Venezia avevano già iniziato a mostrare le prime crepe tra squadra e tecnico.

Nonostante questo, però, Ivan Juric non aveva segni di cedimento, continuando ad andare avanti, dritto per la propria strada. Peccato però che il calcio sia un gioco fatto di risultati anche quando il momento è positivo, figurarsi se non contano quando ti trovi a dover risollevare le sorti di una squadra a cui probabilmente non basterebbe un elettroshock.

Roma, Ivan Juric

IVAN JURIC PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

La sconfitta contro l’Elfsborg in Europa League è stata la crepa definitiva che ha fatto imbarcare ulteriore acqua all’interno di una nave che già sembrava navigare a vista. La debacle di Firenze assieme a quella di Verona hanno confermato il fallimento di Ivan Juric. E se il tecnico croato continua, giustamente, a dimostrare una dignità professionale a livello verbale, il suo sguardo sembra essere lo specchio della situazione giallorossa attuale: assente e perso nel vuoto.

La gara di oggi contro il Bologna, anche in caso di vittoria, potrebbe essere l’ultima per il tecnico croato sulla panchina della Roma. I Friedkin erano attesi nella capitale nelle scorse ore ma hanno deciso, forse strategicamente, di rinviare il proprio arrivo.

L’ennesimo cambio, come da copione

Dopo la gara contro i felsinei arriverà la sosta per le Nazionali, ma a Trigoria saranno giorni bollenti. I nomi per il dopo Juric sono tanti: da Ranieri a Mancini, passando per il sempre meno probabile, quasi impossibile, ritorno di Daniele De Rossi.

Ma aldilà dei nomi non cambierà il copione che in tanti hanno ormai imparato a memoria, ossia che, aldilà dei propri demeriti, Ivan Juric sarà stato l’ennesimo parafulmine di una società assente, e che al momento ha un solo dirigente: Florent Ghisolfi.

Roma, i Friedkin

Rome, Italy 20.01.2024: Dan e Ryan Friedkin sitting in the stands watching the Italian Serie A TIM 2023-2024 football match AS Roma vs Hellas Verona at Olympic Stadium in Rome.

I Friedkin sono pronti a scegliere il prossimo allenatore della Roma in questi giorni, ad affidargli le chiavi della squadra, e a riprendere l’aereo per continuare a girare il mondo, come se nulla fosse. E chiunque siederà sulla panchina giallorossa al posto di Juric dovrà farsi carico di un vuoto societario ed organizzativo. Chiunque sarà il prossimo allenatore della Roma sarà, in ogni caso, l’ennesimo parafulmine di una situazione ai limiti, forse oltre, del grottesco.

La paura più grande tra i tifosi giallorossi è che il peggio, però, debba ancora arrivare. E non ci vuole un genio per capire che continuare a cambiare il capitano della nave è inutile: se non si cambia rotta, la destinazione sarà sempre la stessa.

 

 

 

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Calcio tedesco, i giocatori da tenere d’occhio nel 2026

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Woltemade

La Germania riparte dai giovani: ecco i talenti più promettenti del calcio tedesco pronti a brillare nel 2026 tra club e Nazionale futura.

Negli ultimi anni il calcio tedesco ha vissuto una fase di profondo rinnovamento. Dopo la generazione di Kanté, Kroos e Neuer, la Germania cerca nuovi leader tecnici, atleti moderni capaci di dominare in Bundesliga e nei palcoscenici europei.

Il 2026 si prospetta un anno di svolta per diversi giovani talenti che stanno già lasciando il segno nei loro club e nelle nazionali giovanili.

Lennart Karl (Bayern Monaco)

La nuova “stella” del calcio tedesco più chiacchierata è senza dubbio Lennart Karl, talento del Bayern Monaco che ha conquistato l’attenzione internazionale con prestazioni da record in Champions League e una rapida crescita di mercato.

Appena 17enne, Karl ha infranto primati diventando il più giovane marcatore tedesco in competizioni continentali e sta emergendo come un trequartista d’attacco con straordinaria tecnica, visione di gioco e senso del gol.

La sua capacità di incidere nelle fasi offensive, combinata a leadership precoce, lo rende uno dei prospetti più intriganti non solo in Germania ma in tutta Europa.

Nelson Weiper (Mainz 05)

Un altro nome che sta scalando rapidamente la classifica dei giovani da tenere d’occhio è Nelson Weiper. Prodotto dell’accademia del Mainz 05, Weiper si è imposto come una punta fisica e tecnica, in grado di segnare con regolarità e di fare reparto da solo. La sua presenza spalle alla porta, i movimenti tra le linee e l’efficacia aerea lo differenziano dalla classica “prima punta”.

Le sue prestazioni con la nazionale Under-21 tedesca, con numeri notevoli, lo hanno inserito nei radar dei top club europei: prospettiva concreta per un trasferimento importante già nel 2026.

Assan Ouédraogo (Lipsia)

Capace di dominare sia in fase di costruzione che di inserimento, Assan Ouédraogo rappresenta il prototipo del centrocampista moderno: fisico importante, ottimo controllo palla, visione di gioco e capacità di segnare. Uscito dall’accademia dello Schalke e ora protagonista nel Lipsia, Ouédraogo ha già debuttato con la Germania senior segnando in nazionale non appena entrato.

La sua versatilità e la crescita costante lo pongono tra i maggiori candidati a diventare il fulcro del centrocampo tedesco nei prossimi anni.

Jonas Urbig (Bayern Monaco, 21 anni)

Nel ruolo più delicato, quello di portiere, Jonas Urbig è considerato uno dei prospetti più interessanti nella scuola tedesca. Cresciuto tra le giovanili e le serie minori tedesche, Urbig ha trovato una grande opportunità al Bayern Monaco e si sta sviluppando sotto la guida di Manuel Neuer, con apparizioni significative in Bundesliga e in Champions League.

La sua crescita, unita all’atteggiamento mentale e alle doti tra i pali, potrebbe portarlo a contendere il posto da titolare nella nazionale maggiore già nel biennio post-2026.

Florian Wirtz & Jamal Musiala

Pur non essendo “giovanissimi” come gli altri nomi, Florian Wirtz e Jamal Musiala meritano menzione tra i tedeschi più promettenti in vista del 2026. Wirtz, trasferitosi al Liverpool, è un centrocampista completo con visione e finalizzazione sopra la media, mentre Musiala, già protagonista al Bayern e in nazionale, combina dribbling, creatività e imprevedibilità offensiva.

Entrambi giocatori di livello internazionale, saranno cruciali per le ambizioni della Germania nei principali tornei.

Il calcio tedesco sta affrontando una fase di transizione generazionale. Dopo anni dominati da stelle globali, la nuova guardia deve consolidare un’identità forte: tecnica, fisica e tattica.

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Calcio francese, i giocatori da tenere d’occhio per il 2026

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Francia

Il calcio francese non smette di produrre campioni: ecco i giovani talenti più promettenti del 2026 pronti a dominare il calcio europeo.

Calcio francese, i giocatori da tenere d’occhio

La Francia continua a essere una fucina di talenti calcistici: dal centrocampo creativo alle ali esplosive, passando per punte affamate di gol e centrocampisti dal piede fatato, la classe 2025–2026 è ricca di prospetti destinati a dominare il calcio europeo nei prossimi anni. Ecco i profili più promettenti da tenere d’occhio nel 2026, per talento, impatto e potenziale di crescita.

Warren Zaïre-Emery (Paris Saint-Germain)

Uno dei talenti più discussi in Francia e in Europa, Zaïre-Emery è già protagonista nel centrocampo del PSG nonostante la giovane età. Dotato di straordinaria visione di gioco, equilibrio nelle costruzioni e capacità di dettare ritmo, è considerato un potenziale fulcro della nazionale francese già in vista del 2026.

Ayyoub Bouaddi (Lille)

Il giovane mediano del Lille è uno dei nomi più caldi del calcio francese under 20. Attrae l’interesse di top club europei grazie alla sua capacità di leggere le situazioni di gioco, vincere duelli a centrocampo e sostenere transizioni rapide.

Eliesse Ben Seghir (ex Monaco → Bayer Leverkusen)

Cresciuto nel sistema francese e protagonista in Ligue 1 con il Monaco prima del trasferimento in Bundesliga, Ben Seghir ha un profilo da ala moderna: rapido, deciso nel dribbling e con un fiuto per il gol.

Enzo Molebe (Lione)

Striker giovane e molto promettente del settore giovanile del Lione, Molebe sta salendo rapidamente nei ranghi del club. Ha buona velocità, senso della posizione e un istinto naturale per il gol.

Adil Hamdani (Lione)

Premiato come miglior Under-17 alla cerimonia dei Golden Kid Awards nel 2025, Hamdani è un’ala tecnica con eccellente controllo di palla e capacità di creare occasioni dal nulla.

Altri talenti

In lista ci sentiamo di inserire Désiré Doué (PSG): già protagonista con gol e assist con la prima squadra, combina estro e imprevedibilità nella fase offensiva. Merita una menzione anche Jeremy Jacquet (Rennes), difensore centrale alto e forte nell’uno-contro-uno, sta guadagnando minuti importanti in Ligue 1.

Chiude il cerchio Senny Mayulu (PSG), centrocampista dalla grande tecnica e capacità di inserirsi in fase offensiva, sempre più impiegato nei momenti chiave.

Il calcio francese è un vivaio fertile

La Francia non ha perso il vizio di produrre talenti globali. Le sue accademie enfatizzano tecniche individuali, comprensione tattica e adattabilità: tutte qualità che si riflettono nei tanti giovani che stanno già giocando da protagonisti tra prima squadra, squadre U21 e nei campionati europei.

Leghe e competizioni giovanili di livello spingono i prospetti verso il calcio di alto livello con una transizione più rapida rispetto a molti altri paesi.

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Crystal Palace, dal sogno alla delusione in soli 7 mesi: è questa la fine dei Glaziers?

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Crystal Palace

Dal trionfo storico di Wembley al crollo delle illusioni: il Crystal Palace, simbolo di un 2025 di prime volte, ora fa i conti con una realtà più crudele.

Da maggio a dicembre sono passati appena sette mesi da quel 17 maggio in cui, per la prima volta nei suoi 164 anni di storia, la squadra più famosa proveniente dal Sud di Londra aveva conquistato il primo grande trofeo della propria esistenza.
Quella FA Cup vinta sul prato maestoso di Wembley aveva finalmente regalato una gioia autentica ai tifosi, dopo un tempo lunghissimo trascorso ad assistere ai trionfi altrui.

Crystal Palace e non solo, un 2025 speciale

È vero: il 2025 è stato un anno straordinario, un anno di prime volte. A partire persino dai cugini del North London, con il Tottenham capace di interrompere, dopo 17 anni, un digiuno di trofei che sembrava infinito. Un successo arrivato nello stesso anno in cui anche uno dei simboli assoluti degli Spurs, Harry Kane, è riuscito ad alzare il primo trofeo della sua carriera, quasi a voler completare un cerchio che per troppo tempo era rimasto aperto.

E come il Palace, anche in Olanda, Germania e Italia, il 2025 resterà inciso nella storia. Go Ahead Eagles, Stoccarda e Bologna, attraverso la vittoria della coppa nazionale, sono riuscite ad arricchire la propria bacheca dopo rispettivamente 91, 17 e 51 anni di attesa. Un filo invisibile, ma potentissimo, ha unito realtà diverse sotto lo stesso sentimento: la scoperta improvvisa di cosa significhi essere davvero competitivi.

Tuttavia, di quel fragoroso boato generato dalla consapevolezza di poter finalmente contare — unito alla gioia di una città, o persino di una porzione di metropoli che per estensione somiglia a una regione, che per la prima volta si è sentita al centro e non più relegata ai margini — sembra essere rimasto ormai solo il ricordo.

Perché, di fronte alle ultime e deludenti prestazioni della squadra, quell’entusiasmo iniziale appare sempre più distante, quasi come se appartenesse a un’altra epoca. Un sentimento che descrive pienamente il momento del Crystal Palace, che dopo essersi imposto come una delle grandi sorprese della scorsa stagione, si presentava all’alba di quella nuova con l’ambizione di confermarsi su quegli stessi livelli, coltivando un obiettivo neppure troppo velato: provare ad aggiornare, il prima possibile, la propria bacheca.

Detto fatto. I Glazer non hanno sprecato la prima occasione utile, trascinando il Liverpool di Arne Slot fino ai calci di rigore per poi superarlo, aggiudicandosi così, dopo pochi mesi, il secondo trofeo della loro storia. Una partenza in quarta che, per molti, non poteva che essere il preludio a una stagione gloriosa ormai alle porte, ma che puntualmente a distanza di solo qualche mese sembra aver subito una brusca marcia indietro. 

 la fine di Glasner

Nelle ultime dieci partite, infatti, il Crystal Palace è riuscito a raccogliere i tre punti appena in quattro occasioni, in una sequenza di risultati che ha finito per sgretolare, poco alla volta, ogni residua illusione. Il colpo più duro è arrivato con la pesante sconfitta per 4-1 sul campo del Leeds United, una squadra che oggi guarda più alla sopravvivenza sportiva che a qualsiasi ambizione di gloria, impegnata com’è nel tentativo di evitare un immediato ritorno in Championship, la categoria dalla quale è riemersa soltanto al termine della scorsa stagione.

Come se non bastasse, a rendere il quadro ancora più cupo sono arrivate le insistenti voci di una separazione imminente, che coinvolgerebbero l’uomo che più di tutti aveva incarnato la speranza di una svolta: Oliver Glasner. L’allenatore che, fino a poche settimane fa, veniva celebrato come l’architetto di un sogno finalmente credibile, e che oggi, complice una realtà tornata improvvisamente crudele, rischia di trasformarsi nell’ennesimo simbolo di un progetto lasciato incompiuto.

Perché nel calcio, come spesso accade, basta un attimo perché l’entusiasmo si tramuti in diffidenza, e ciò che ieri sembrava destinato a durare viene rapidamente archiviato come un’illusione di passaggio.

Crystal Palace

Hugo Ekitike of Liverpool scores to make it 1-0 during the The FA Community Shield match Crystal Palace vs Liverpool at Wembley Stadium, London, United Kingdom, 10th August 2025
(Photo by Alfie Cosgrove/News Images)

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