Focus
Guendouzi torna alle origini. Per Baroni è “centrale”, come per Tudor (al Marsiglia)
Mateo Guendouzi è di nuovo centrale nel progetto Lazio. E il nuovo tecnico biancoceleste, Marco Baroni, pensa per lui un “ritorno alle origini”.
Il ritiro ad Auronzo di Cadore della Lazio si è chiuso con un pareggio. A Baroni non basta una rete di Guendouzi per avere ragione della Triestina. Nel corso di questa ultima amichevole, il nuovo allenatore biancoceleste ha varato un 4-3-3 disossato che, in alcune fasi della partita, può diventare un 4-2-3-1.
Lazio, Guendouzi è di nuovo “centrale”
Il grande motivo d’interesse della partita è stato certamente l’impiego del centrocampista francese, recentemente riscattato dal Marsiglia. Non tanto per la sua presenza in campo, mai realmente in discussione dopo l’addio di Tudor, quanto per la sua collocazione tattica: ovvero quella di “incursore” alle spalle di una punta.
Guendouzi aveva già ricoperto un ruolo molto simile quando proprio Tudor lo aveva allenato a Marsiglia. In quella stagione il transalpino giocò prevalentemente da sottopunta nel 3-4-2-1. A lui il compito di fare spalo fra trequartisti e mediana, sparigliando il piano tattico degli avversari con i suoi inserimenti da dietro.
Mentre l’altro trequartista, solitamente Under, avanzava il proprio raggio d’azione di una decina di metri, quasi andando ad affiancare il centravanti. Lo stesso Tudor aveva riproposto il francese in quella posizione (sempre nel 3-4-2-1) nella sua breve esperienza all’ombra del Colosseo, prima del litigio che fece naufragare il loro rapporto.

Messaggio alla società o idea tattica?
Baroni, in questo senso, sta cercando di rimarcare le idee tattiche del Marsiglia di Tudor, per poter mettere il suo miglior giocatore nelle condizioni di esprimersi al meglio. Guendouzi, infatti, dopo gli addi di Luis Alberto e Felipe Anderson, è diventato (assieme a Zaccagni) il giocatore più rappresentativo della rosa.
E questo 4-3-3 di partenza, che può diventare un 4-2-3-1 con la mezz’ala destra (Guendouzi) a ridosso del centravanti e la mezz’ala sinistra (Vecino, in questo caso) che scala al fianco di Rovella in costruzione, ricorda molto gli automatismi di quella squadra: in cui Guendouzi fece registrare la miglior stagione della sua carriera.
Infatti, su 34 presenze da titolare, in 22 occasioni Guendouzi fu schierato lì. Qualcuno ha ipotizzato che questa scelta sia soltanto un messaggio indirizzato alla società. Un sollecito a rinfoltire il reparto offensivo, ma lo stesso Baroni ha poi smentito questa versione dei fatti nell’ultima conferenza stampa ad Auronzo di Cadore.
“Ci saranno da fare delle uscite. La società sa benissimo cosa dobbiamo fare, ma questo gruppo sta lavorando bene. Stiamo cercando di partire da una mobiltià offensiva, anche dei centrocampisti. Queste rotazioni che stiamo ricercando sono congeniali per i nostri interpreti. Guendouzi può fare il treequartista, come Castrovilli e Dele-Bashiru. Andremo a lavorare nell’impianto a quattro. I vertici daranno beneficio alla costruzione offensiva”.
Delle parole forse di circostanza, ma che danno manforte alla mia analisi. La Lazio ripartirà sulla falsa riga del 4-3-3 sarrista, ma sarà un 4-3-3 più elastico. Più moderno e meno rigido. Con una spruzzata di Tudorismo a scacciar via quel retrogusto amarognolo di prevedibilità, che a volte la gestione Sarri ha lasciato in bocca.
Focus
Højlund, doppietta e non solo: la sua partita è lo specchio del nuovo Napoli
Il Napoli cambia volto e lo dimostra nel terzo big match consecutivo vinto: la doppietta e la gara totale di Højlund raccontano una squadra rinata.
Il Napoli ha centrato la sua terza vittoria consecutiva in un big match. Dopo Atalanta e Roma, gli azzurri hanno superato anche la Juventus, trascinati da una prestazione straordinaria di Rasmus Højlund. Una doppietta pesantissima, certo, ma soprattutto una partita totale, il vero specchio di come il Napoli sia cambiato dopo l’ultima sosta per le Nazionali. Più continuità, più aggressività, più fame. Tutto quello che era mancato fino alla gara di Bologna e che ora, invece, sta facendo la differenza.
Contro la Juventus, Højlund non si è limitato ai due gol: ha attaccato la profondità con cattiveria, ma ha anche giocato tantissime sponde alla Lukaku, ha protetto palloni difficili per favorire gli inserimenti dei compagni, ha lottato su ogni duello.
Ma il dettaglio più significativo della sua evoluzione è arrivato nelle rincorse, nell’atteggiamento, nel modo in cui ha guidato mentalmente la squadra. Già nelle ultime uscite si era visto un giocatore trasformato, ma ieri sera la conferma è stata ancora più evidente.

Rasmus Højlund in azione ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Højlund, la fame che il Napoli cercava
Il danese ha organizzato il pressing con personalità, chiamando spesso i compagni ad alzarsi. Ha aggredito Di Gregorio, ha pressato con insistenza i difensori bianconeri, rimanendo sempre dentro la partita. E poi ci sono quei dettagli che Antonio Conte avrà apprezzato più di ogni altra cosa: in un paio di situazioni, con Lang rimasto alto, Højlund, pur stremato, ha fatto rincorse lunghissime per coprire la posizione lasciata libera dal compagno e proteggere quel lato.
È questa mentalità, prima ancora dei gol, a rappresentare la svolta del Napoli. Una squadra più matura, più cattiva, più continua, trascinata dall’energia di un centravanti che non si limita a segnare ma trascina, pressa, corre e dà l’esempio. La doppietta contro la Juventus resterà negli highlights, ma la partita di Højlund verrà ricordata come il manifesto di un Napoli che ha finalmente ritrovato identità e convinzione.
Focus
L’autogol di Folorunsho: tensione in Cagliari-Roma
Dagli insulti a Hermoso alle scuse social di Folorunsho: il caso che ha infiammato il finale di Cagliari-Roma tra proteste, diverbi e polemiche.
La vittoria del Cagliari contro la Roma non ha fatto parlare soltanto per il risultato. Una partita già tesa, segnata dall’espulsione di Celik, è infatti esplosa nel finale con un episodio che ha coinvolto Michael Folorunsho e il difensore giallorosso Mario Hermoso.
Dal possibile rigore allo scontro Folorunsho-Hermoso: tutto in pochi secondi.
Al 78′, Palestra supera in velocità Ghilardi, entrato da poco, e cade in area dopo un contatto. I rossoblù protestano chiedendo il rigore, ma l’arbitro Zufferli lascia correre giudicando l’intervento regolare. La decisione accende ulteriormente gli animi in campo e, nel giro di pochi istanti, l’attenzione verte su un aspro diverbio tra Folorunsho e Hermoso.
Quello che sembrava un semplice scambio verbale degenera rapidamente: le telecamere riprendono il centrocampista del Cagliari mentre rivolge al difensore spagnolo un insulto a sfondo sessista, riferito alla madre di Hermoso. Le immagini fanno il giro dei social, generando indignazioni tra i tifosi.

MARIO HERMOSO RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
A fine partita, Folorunsho interviene con un messaggio pubblicato sui social, assumendosi la responsabilità dell’accaduto:
“Solo dopo la partita ho rivisto le immagini di quanto successo: non posso che chiedere scusa. In campo l’adrenalina ha preso il sopravvento: era un momento delicato, c’era tensione e ad una offesa ho risposto con un’altra. Chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso. Anche se si dice che “finita la partita finisce tutto”.
Un paradosso dopo la Giornata contro la violenza sulle donne
L’episodio risulta ancora più amaro se si pensa che, appena qualche settimana fa, tutte le squadre di Serie A erano scese in campo con un segno rosso sul volto per sensibilizzare contro la violenza sulle donne, ricordando come anche il linguaggio possa essere una forma di violenza. Un caso che rende evidente quanto sia difficile ignorare ciò che succede sul campo quando si discutono temi di questo tipo.
Ora spetta al Giudice Sportivo valutare la condotta del centrocampista e stabilire eventuali sanzioni sulla base della prova TV. Un episodio che lascia l’amaro in bocca e che evidenzia quanto ci sia ancora da lavorare nella sensibilizzazione e nel contrasto a comportamenti discriminatori e offensivi.
Focus
Roma, qualcosa si è inceppato: ora il Celtic per ripartire
Nella sconfitta contro il Cagliari la Roma è sembrata sterile ed affaticata. Ora contro gli scozzesi arriva l’occasione per ritrovare certezze.
Nella sconfitta contro il Cagliari per 1-0 la Roma è sembrata troppo brutta per essere quella che fino ad un paio di settimane fa era in cima alla classifica.
Gasperini aveva avvisato: la sconfitta di Cagliari evidenzia una Roma in affanno
Il risultato maturato all’Unipol Domus Arena ha mostrato una squadra spenta, senza idee chiare dal punto di vista offensivo e, soprattutto, in deficit dal punto di vista fisico. Eppure il campanello d’allarme l’aveva lanciato proprio Gian Piero Gasperini nella conferenza alla vigilia della trasferta in terra sarda.
Il tecnico dei giallorossi aveva parlato di molti giocatori acciaccati e con problemi fisici piccoli ma pur sempre fastidiosi. In tal senso la prova della Roma a Cagliari ha supportato le parole dell’allenatore. I rossoblù sono sembrati andare il doppio rispetto alla formazione romanista, e ciò si è visto soprattutto sulle seconde palle e sui duelli fisici in cui quasi sempre la squadra di Pisacane ha avuto la meglio.
Il centrocampo romanista è sembrato imballato nelle gambe e nelle idee. Cristante, fin ad ora uno dei migliori della Roma, è sembrato poco lucido nella testa e nelle gambe, e Konè ha girato a vuoto perdendo tanti duelli con Folorunsho. Ciò ha avuto ripercussioni inevitabili anche in difesa, con Mancini e N’Dicka, appannati e sempre costretti a correre all’indietro in copertura, e in avanti, con un Pellegrini impalpabile ed un Baldanzi che ha fatto quello che poteva contro la fisicità dei centrali del Cagliari.
L’unico che è sembrato più in palla rispetto ai compagni è stato Soulè, che ha provato a saltare l’uomo sulla destra e a creare qualche pericolo offensivo, ma senza successo.

MATIAS SOULE E PAULO DYBALA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )
Anche nella sconfitta contro il Napoli la squadra era sembrata molto più appannata rispetto alle ultime uscite. Seppur la gara contro gli uomini di Conte è stata decisa, di fatto, da un contropiede concretizzato della squadra azzurra, nel big match dell’Olimpico la Roma era sembrata a corto di idee e con le gambe pesanti. O forse sono proprio le gambe pesanti ad incidere in questo momento sulla manovra offensiva giallorossa, incapace di creare pericoli concreti se non con un tiro di Baldanzi negli ultimi minuti di gara.
L’attacco della Roma continua ad essere sterile, ma adesso il problema vero per la Roma sembra quello di non riuscire ad arrivare nemmeno a concludere verso la porta. Prima Ferguson, poi Dybala, e alla fine Baldanzi: nessuno di questi tre sembra avere la condizione per poter incidere. Vero, ognuno ha le sue caratteristiche, come dice Gasperini, ma in questo momento chiunque occupi la posizione di centravanti sembra girare a vuoto.
Contro il Celtic per ritrovare la vittoria
Due sconfitte consecutive in campionato, due gol subiti e zero reti segnate. Due indizi preoccupanti, ma non ancora una prova schiacciante. Nella trasferta di Glasgow di Europa League contro il Celtic la Roma ha l’occasione per rialzare subito la testa e ritrovare le certezze di questi primi tre mesi di stagione.
Una vittoria sarebbe ossigeno puro per i giallorossi per preparare al meglio il doppio impegno di campionato contro il Como prima e contro la Juventus dopo e continuare la corsa per la Champions. Gasperini vuole ritrovare freschezza ed entusiasmo per ripartire e mettersi alle spalle queste due battute d’arresto.
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