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Come giocherebbe il Milan con Conte?

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Napoli-Bologna

Lo spettro di Conte continua ad aleggiare attorno a Stefano Pioli. Ma come giocherebbe il Milan sotto la guida del tecnico leccese?

Il Milan ha confermato la propria fiducia a Stefano Pioli. Ma, come in tutte le cose, i prossimi risultati saranno decisivi. Dopo il match casalingo di Champions League contro il PSG ci sarà la trasferta sul campo del Lecce.

Due partite che, complice la sosta, potrebbero, nel caso in cui le cose dovessero andare male, portare a un clamoroso cambio in panchina. Il candidato ideale per la successione sarebbe, senza troppo sorprese, Antonio Conte.

In ginocchio da (Con)te

Quando Antonio Conte è libero, Antonio Conte è sempre il primo nome sul taccuino di chi intende cambiare guida tecnica. I contatti fra il Milan e il tecnico leccese ci sono stati. I primi risalgono addirittura all’immediato post-derby, ma i problemi sono gli stessi del Napoli.

In primis, Antonio non vorrebbe prendere incarichi in corsa. Forte anche la volontà di mantenere la promessa fatta alla propria famiglia e di terminare l’anno sabbatico assieme a loro. In secundis, sia Conte che il Milan stanno valutando la compatibilità del suo 3-5-2 con la rosa attuale.

Milan

ANTONIO CONTE PENSA ALLA CHAMPIONS LEAGUE ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Conte-Milan s’ha da fare?

Un esercizio che, per puro sfogo artistico, faremo anche noi. Fermo restando che reputo assai improbabile che Conte possa decidere di derogare dal suo marchio di fabbrica. Dopo aver esibito un 4-2-4 a Siena, Conte ha allenato altre cinque volte in carriera e sempre con la difesa a tre.

E’ vero che, in due occasioni, Conte ha alternato un 3-4-2-1 al canonico 3-5-2. Al Chelsea prima e al Tottenham poi. Proprio questa piccola variazione sul tema potrebbe essere ideale, qualora Antonio decidesse di accettare la corte dei rossoneri. Dal momento che l’assetto del parco attaccanti del Milan è più congeniale a uno schema con un centravanti rispetto alle due punte.

Il primo problema sarebbe legato alla mancanza di un centrale di piede mancino in rosa. Fondamentale per consentire un’uscita del pallone più pulita da dietro. Conte ne ha sempre avuto uno. Alla Juventus e con l’Italia aveva Chiellini. All’Inter Bastoni. Al Tottenham si è inventato Ben Davies braccetto di sinistra prima di chiedere alla società di acquistare Lenglet.

L’unica eccezione è stata rappresentata dalla sua esperienza al Chelsea. Il primo anno ha schierato sul centrosinistra Gary Cahill. Il secondo Antonio Rudiger. Due difensori centrali fondamentalmente ambidestri, con una postura che li predispone bene allo scivolare sull’esterno in costruzione.

Un compito che nel Milan potrebbe adempiere Fikayo Tomori. Il centrale inglese ha già giocato sul centrosinistra nel corso della sua esperienza al Chelsea. In carriera vanta anche tre partite da terzino sinistro.

Serie A

L’ESULTANZA DI FIKAYO TOMORI ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Come giocherebbe il suo Milan?

In porta, ovviamente, ci sarebbe Maignan. Il ruolo di centrale, visto anche l’infortunio di Kalulu, potrebbe spettare a Kjaer. Giocatore dotato di grande esperienza e dalla comprovata leadership. Caratteristiche che si sposerebbero bene con le richieste di Conte, che in passato ha cucito questo ruolo addosso a figure come quella di David Luiz. Di Dier. Di De Vrij e di Bonucci.

Thiaw potrebbe giocare sul centrodestra. In attesa del ritorno di Kalulu. Il francese sarebbe perfetto per il ruolo di centrodestra in una difesa a tre. Data la sua duttilità che gli permette di giocare indistintamente sia da difensore centrale che da terzino destro. Sugli esterni, il ruolo di fluidificante mancino potrebbe restituire linfa vitale ad Hernandez.

Il francese è uno dei giocatori più deludenti di questo avvio di stagione. La sensazione è che la posizione di Calabria, meno bloccato e più tendente a venire dentro al campo, stia togliendo spazio vitale alle folate sulla corsia dell’ex-Real. Con Conte, Theo potrebbe ricoprire una posizione più simile a quella in cui lo schiera Deschamps nella Nazionale Francese.

A destra ci sarebbe spazio per uno fra Calabria (più il primo) e Florenzi. Un eventuale 3-4-2-1 potrebbe risolvere l’atavico problema del vertice basso di centrocampo. In attesa del rientro di Bennacer, Conte potrebbe schierare Loftus-Cheeck (lo ha avuto al Chelsea) vicino a Reijnders.

Gli interni di centrocampo di Conte devono possedere qualità organiche e una gamba importanti. Forza fisica. Resistenza muscolare. Una capacità di attaccare gli spazi tipica del box-to-box midfielder nella cultura inglese. A ridosso di Giroud, che Conte aveva già chiesto quando allenava l’Inter, troverebbero una collocazione naturale, molto simile a quella attuale, sia Leao che Pulisic.

Milan (3-4-2-1): Maignan; Tomori, Kjaer/Thiaw, Kalulu; Theo Hernandez, Reijnders/Bennacer, Loftus-Cheeck, Calabria; Leao, Pulisic; Giroud.

Milan

RAFAEL LEAO RAMMARICATO DOPO UN GOL FALLITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Quando Conte minacciò di dimettersi dall’Inter per…Leao

C’è poi un aneddoto che non tutti conoscono. Riguarda Conte e Leao. Era l’estate del 2019. Prima di trasferirsi al Milan, Leao fu proposto all’Inter.

Ausilio prospettò al tecnico ex-Juve la possibilità di acquistare il portoghese e Conte, in tutta risposta, minacciò le dimissioni. Il timore dell’allenatore era che, se fosse arrivato il giocatore del Lille, non sarebbe arrivato Lukaku.

Solo questo o anche, ipotizzano i maligni, una difficile compatibilità con i rigidi metodi di allenamento del “sergente di ferro“? Leao è sovente criticato, soprattutto da Arrigo Sacchi, per i suoi atteggiamenti, spesso ai limiti dell’indolenza, e per una evidente anarchia tattica.

Allo stato attuale delle cose, come appreso anche dalla nostra redazione, non ci sono i presupposti per vedere Antonio Conte sulla panchina del Milan. Tuttavia, sarebbe sicuramente interessante vedere se il sergente Antonio riuscirebbe a far esprimere Leao al massimo del proprio potenziale.

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Zhegrova è una boccata d’aria fresca per il calcio italiano

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Juventus

La Juventus vince ancora e si avvicina alla vetta: contro il Pisa la svolta è arrivata grazie a Zhegrova, il talento capace di rompere ogni schema.

La Juventus ha trovato ieri la terza vittoria consecutiva in campionato, portandosi a ridosso della vetta della classifica, in attesa delle partite di oggi e dei recuperi di Inter, Milan e Napoli. Un successo importante, arrivato contro un Pisa solido, compatto e ben organizzato, che per lunghi tratti aveva limitato le soluzioni offensive bianconere.

A fare davvero la differenza, però, ancora più dell’identità e dell’organizzazione portate da Luciano Spalletti, è stato l’ingresso nella ripresa di Edon Zhegrova. E non è difficile capirne il motivo. Il kosovaro ha portato in campo imprevedibilità, strappi, dribbling, fantasia. 

In pochi minuti ha scombussolato i piani del Pisa, rompendo gli equilibri e costringendo la difesa avversaria a rincorrere. Esattamente ciò per cui la Juventus ha deciso di puntare su di lui in estate.

Zhegrova

LA GRINTA DI LUCIANO SPALLETTI E ALBERTO GILARDINO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Zhegrova, il talento che va oltre la tattica

Perché in fondo esistono giocatori che vanno oltre ogni schema. Calciatori che, con la sola qualità individuale, possono distruggere qualsiasi piano tattico e cambiare il volto di una partita. Zhegrova rientra perfettamente in questa categoria, ma non è un caso isolato.

Basta guardare come il Napoli abbia cambiato marcia da quando David Neres è tornato centrale nel gioco azzurro, o quanto il Milan perda soluzioni offensive quando Rafael Leão è indisponibile.

Sono giocatori che vanno coltivati e, a volte, coccolati più della tattica stessa, perché la loro capacità di accendere una partita è un valore aggiunto enorme. Finora Spalletti ha utilizzato Zhegrova soprattutto a gara in corso, come arma per spaccare le partite. Ma continuando così, non servirà molto prima che il tecnico di Certaldo gli conceda fiducia anche dal primo minuto con maggiore continuità.

Perché Zhegrova non è solo una risorsa per la Juventus: è una boccata d’aria fresca per il calcio italiano. Ed è anche ciò che manca, da tempo, alla nostra Nazionale.

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Calcio italiano, i giocatori da tenere d’occhio per il 2026

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Calcio italiano

Il 2026 si avvicina: tra gol, talento e personalità, ecco i giovani italiani pronti a prendersi il futuro del nostro calcio italiano.

Calcio italiano, i talenti sui quali puntare per il 2026

Negli ultimi anni il calcio italiano ha vissuto una fase di transizione, tra la necessità di rinnovare generazioni e l’urgenza di ritrovare protagonisti in grado di competere ai massimi livelli.

La stagione 2025/26 potrebbe segnare l’affermazione di nuovi nomi che presto potrebbero dominare la scena in Serie A e anche con la maglia dell’Italia: attaccanti letali, registi moderni, difensori tecnici e creativi. Ecco i prospetti su cui scommettere.

Francesco Camarda (Milan, in prestito al Lecce)

Forse il nome più chiacchierato della nuova generazione, Francesco Camarda, ha già scritto pagine importanti nella sua giovane carriera. Debuttato giovanissimo in Serie A e addirittura in Champions League, è considerato uno dei centravanti più promettenti in Italia: dotato di un ottimo fiuto del gol, movimento intelligente e senso della posizione, Camarda potrebbe (se gestito bene fisicamente e tatticamente) diventare il riferimento offensivo di una grande squadra italiana.

Francesco Pio Esposito (Inter)

Un altro attaccante che sta facendo parlare di sé è Francesco Pio Esposito. Classe 2005, fisico imponente e abilità nel gioco di sponda lo rendono un profilo molto interessante per il calcio moderno. Dopo una stagione positiva in Serie B con lo Spezia, Esposito sta trovando spazio anche a livello maggiore e ha già iniziato ad accumulare esperienza con la Nazionale giovanile; il salto di qualità potrebbe arrivare proprio nel 2026.

Giovanni Leoni (Parma)

Tra i talenti difensivi spicca Giovanni Leoni, giovane centrale dotato di grande maturità, lettura delle situazioni e capacità di impostare l’azione dal basso. Cresciuto nel Parma e accostato a club importanti, Leoni rappresenta il prototipo del difensore moderno: forte nel duello, sicuro in fase di possesso e già con esperienza in prima squadra. La sua crescita potrebbe collocarlo stabilmente tra i migliori difensori italiani di domani.

Simone Pafundi (Udinese)

Talento già noto nel panorama giovanile, Simone Pafundi è un trequartista/ala con grande tecnica, visione di gioco e capacità di creare superiorità numerica. Con la stagione 2025/26 che potrebbe risultare decisiva, Pafundi ha tutte le carte in regola per diventare un protagonista: il suo elemento chiave è l’abilità di collegare centrocampo e attacco con passaggi filtranti e dribbling netti.

Niccolò Fortini (Fiorentina)

Giovane difensore viola, Niccolò Fortini è emerso con personalità nonostante i minuti limitati in Serie A. Con la sua velocità, lettura degli spazi e capacità di adattarsi su più ruoli – dal centro alla fascia – Fortini può diventare un elemento importante sia per club che per la Nazionale Under-21 nei prossimi anni.

Altri talenti da seguire

Mattia Liberali (esterno offensivo), giovane con visione tecnica e talento naturale nelle giovanili, già aggregato alla prima squadra in alcune occasioni.

Niccolò Amatucci e Gabriele Guarino, centrocampista e difensore, entrambi con esperienza in Serie B e potenzialità per compiere il salto in Serie A.

Non dimentichiamo, ovviamente, ottimi portieri italiani emergenti come Carnesecchi, Caprile e Turati, che stanno guadagnando fiducia tra i pali in Serie A.

Perché questi giocatori saranno importanti per il calcio italiano nel 2026?

La risposta è semplice: l’Italia ha bisogno di una nuova generazione di protagonisti in grado di portare freschezza, carattere internazionale e competitività nei club e nella Nazionale, soprattutto dopo alcuni anni in cui la presenza di talenti nostrani nei grandi club è stata scarsa e di mancate partecipazioni ai Mondiali.

Ed è dai giovani che si può ripartire per inaugurare una nuova fase del calcio italiano, che sia in grado di tornare a competere ai massimi livelli europei e mondiali.

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Club Brugge, Aleksandar Stanković si sta mettendo in mostra!

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Jashari

Il Club Brugge ha visto partire Talbi, Jashari e De Cuyper nella scorsa sessione di calciomercato. Un ottimo sostituto dell’attuale centrocampista rossonero arriva sempre da Milano. 

Aleksandar Stanković aveva passato la stagione precedente in Svizzera, al Lucerna, dove ha attirato l’interesse di vari club ma, su tutti, il Club Brugge ha notato qualcosa in lui.

Sostituire l’mvp del campionato (Jashari) non era affatto un compito semplice ma, ad oggi, il centrocampista serbo cresciuto nell’Inter non lo sta facendo assolutamente rimpiangere.

In 29 presenze vanta 3 gol e 1 assist, numeri simili a quelli dell’annata precedente e quasi replicati con 9 partite d’anticipo (38 presenze, 3 gol e 2 assist con il Lucerna).

Capitano della primavera dei nerazzurri, il giocatore ha una clausola di recompra a favore del club lombardo. 23 milioni per l’estate del 2026, 25 milioni per la sessione del 2027. I nerazzurri osservano da lontano la crescita del figlio di Dejan, che nel frattempo ha attirato l’ interesse su di sé.

Inter

Club Brugge, su Stanković gli occhi di Bundesliga e Premier League

Il classe 2005, grazie alle proprie prestazioni, sta attirando gli occhi dei top campionati europei.

Giocatore dinamico ed ottimo nella fase difensiva, come dimostrano i 3.57 interventi e i 2.03 duelli aerei vinti a partita.

Preciso per quanto riguarda i passaggi e bene in area di rigore, dato che tocca 1.85 palloni a partita in quella zona di campo.

Sui passaggi completati, invece, vanta l’86.8% e 56.37 quelli tentati a partita. 6.10 quelli progressivi a match, dunque rivela un’ottima efficienza offensiva per i propri compagni. Gli assist previsti? 2.35, ma dato il solo assist registrato, i compagni non li hanno saputi sfruttare.

Infine 1.97 tiri tentati a partita, che spiegano dunque il numero di reti siglate sino a questo momento.

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