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Luciano Moggi a proposito della crisi del calcio italiano
Secondo l’ex dirigente della Juve Luciano Moggi la crisi che sta attraversando oggi il calcio italiano viene da lontano.
Indice
La sconfitta di ieri
La perdita 0 a 1 della partita di ieri contro la Macedonia del Nord, che equivale all’impossibilità di prendere parte alla Coppa del Mondo per il secondo anno di fila, è stata una caporetto.
Sulla sconfitta e sulle possibili conseguenze per il mondo del calcio italiano si sono pronunciati un po’ tutti, Zoff incluso. Poco è stato detto sull’origine di questa grande crisi.
Ci ha pensato Luciano Moggi, che del calcio è un veterano nei panni del dirigente sportivo (di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus).
Le parole di Luciano Moggi
Secondo Moggi, l’origine della crisi del calcio italiano è da ricercare già nelle vicende di Calciopoli.
“La crisi del calcio italiano ha inizio con Calciopoli nel 2006.
È stata distrutta la Juventus, da sempre guida del calcio italiano e della Nazionale in particolare, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Siamo passati da un mondiale vinto, a due mondiali dove siamo usciti al primo turno e a due dove non ci siamo nemmeno qualificati.
Fino al 2006 il calcio e la nazionale italiana era un modello vincente con tanti bianconeri in campo come dimostra la finale della Coppa del Mondo 2006 a Berlino in cui 5 azzurri e 4 ‘Bleus’ erano della Juventus.
In Italia purtroppo siamo fatti così: quando una cosa funziona la vogliamo distruggere e ora ne paghiamo le conseguenze”.
Che cos’è stata Calciopoli
Era il 2004: scoppiò uno scandalo per la pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche.
Queste riguardavano alcune conversazioni fra il delegato arbitrale UEFA Pierluigi Pairetto e alcuni dirigenti, a proposito dei nomi di alcuni direttori di gara che andavano sorteggiati per dirigere le partite di Champions League.
Lo scandalo Calciopoli portò alle dimissioni di Moggi e degli altri due dirigenti coinvolti. Nel 2006 si dimise anche il presidente della Figc Franco Carraro.
Le conseguenze più pesanti furono quelle per la Juve: con la sentenza di secondo grado fu retrocessa in serie B, le fu revocato lo scudetto 2004-05 e non le fu assegnato il titolo 2005-06.
Coinvolte e sanzionate anche la Fiorentina, la Lazio e il Milan.
Le cause della sconfitta dell’Italia secondo Moggi
Le cause che hanno portato alla sconfitta contro la Macedonia del Nord, secondo Moggi, sarebbero “dovute alla stanchezza dei giocatori e all’aver sottovalutato l’avversario con troppa presunzione“.
Proprio ciò che paventava Claudio Ranieri, come abbiamo riportato ieri.
Perché, fin dai tempi dell’antica Grecia, uno dei peccati capitali è peccare di hybris.
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Napoli, Spalletti rivela: “Lo staff mi disse: Vendono tutti, che restiamo a fare?”
L’ex tecnico del Napoli, Luciano Spalletti, ha parlato a Il Corriere dello Sport soffermandosi sul tormentato addio sulla panchina partenopea.
Luciano Spalletti, attuale commissario tecnico dell’Italia, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Corriere dello Sport soffermandosi sulla sua esperienza al Napoli, sul rapporto con Aurelio De Laurentiis e del burrascoso addio dopo la vittoria del tricolore.
Napoli, le parole di Spalletti
Io la tristezza l’ho scelta e abbracciata lasciando Napoli dopo quella cosa là. Sarebbe stato più facile e naturale andare avanti, lavorare con un gruppo che avevamo portato al top, godersi la felicità del momento, quella fatta provare alla gente di Napoli. Ho scelto la tristezza”.
Spalletti quindi prosegue nel suo ragionamento…
“Io non so allenare il cinismo. Allenare per me significa voler bene al calciatore, saperlo difendere, aggiungergli qualcosa. Esiste il calciatore timido che non riesce a esprimere totalmente il proprio potenziale e allora intervengo con il lavoro. Al Napoli ne avevo un paio. Con l’esercizio cerco di portare il timido nella condizione ideale per alzare il livello del rendimento.
Non riesco a fare niente in superficie. Il primo anno a Napoli vivevo in albergo, magnifico, mi portavano la colazione in camera. Poi ho piazzato il lettino nell’ufficio. Per non perdere un solo secondo, anche il più piccolo particolare, mi risparmiavo la mezz’ora di auto da Napoli a Castel Volturno”.
Hai mai subìto una decisione?
“Ho sempre deciso per me stesso. Il mestiere vuol dire 365 giorni di grande lavoro. Dopo il primo anno i miei collaboratori mi dissero “ma cosa restiamo a fare? Hanno venduto tutti”. Erano partiti Mertens, Koulibaly, Ghoulam, Ospina, Insigne, Fabian Ruiz. Tanta qualità. Io volevo sentirmi l’allenatore del Napoli e si è allenatori di una squadra soltanto se si fa qualcosa di effettivamente importante.
Quando incontri De Laurentiis la prima cosa che ti dice è “secondi siamo già arrivati e dobbiamo stare sempre in Champions”. Messaggio chiaro e diretto. Così sono ripartito per ottenere quella cosa là, è successo, sarei potuto restare ancora, il grafico prestazionale l’avevamo portato al livello più alto”.
I colloqui con De Laurentiis?
“Io ho due orecchie e una bocca. So ascoltare e al momento giusto parlare. De Laurentiis ha una grande comunicativa, un linguaggio scorrevole. E poi dipende sempre dal De Laurentiis che ti ritrovi di fronte, ne esistono almeno quattro o cinque. Con l’intelligenza artificiale potrebbero provare a inventarne altri”.
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Questione allenatore, Juventus e Milan nella stessa situazione: spunta una clamorosa ipotesi
Questione allenatore, lo abbiamo scritto diverse volte, ma Juventus e Milan stanno affrontando una situazione analoga. Andiamo qui di seguito a svelarne i motivi senza escludere una clamorosa ipotesi.
La situazione di Milan e Juventus è speculare. Entrambi i club, con buone probabilità, lasceranno partire i loro rispettivi allenatori in estate. Sappiamo che i bianconeri hanno stretto rapporti con Thiago Motta e i rossoneri con Julen Lopetegui. C’è chi parla già di preaccordi e condivisioni sulle strategie di mercato. Cose possibili, ma andiamo ad analizzare il trait d’union che lega insieme le due dirigenze. Una parte di entrambe infatti vorrebbe sulla panchina Antonio Conte.
Vero motivo per il quale il tecnico leccese sta aspettando e provvisoriamente rifiutando Napoli. Sappiamo che Conte alla Juventus ci andrebbe al volo, viste le sue esigenze di rimanere in Italia e vicino a Torino, ma sappiamo anche, per gli stessi motivi, che la soluzione Milan sarebbe altrettanto gradita. L’altra parte delle rispettive dirigenze invece non vuole Conte. Chi la spunterà?
Se Conte dovesse alla fine andare alla Juventus, Thiago Motta potrebbe essere il nome che metterebbe tutti d’accordo all’interno della galassia Milan, ad oggi piuttosto fredda su Lopetegui. Ovviamente, per entrambe, ci sono prima da piazzare Allegri e Pioli, con quest’ultimo particolarmente adulato dallo stesso De Laurentiis. Insomma, un intreccio sull’asse Torino-Milano che potrebbe nascondere insidie, ma anche sorprese.
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Milan, effetto Lopetegui: Cardinale mette tutto in stand-by | I veri motivi
Milan, abbiamo visto in una sola giornata, quella di sabato, la reazione del popolo rossonero nei confronti dell’allenatore spagnolo. Lo abbiamo chiamato effetto Lopetegui e di certo non ha lasciato indifferente la dirigenza. Sveliamo qui di seguito i veri motivi.
Gerry Cardinale ha deciso di prendere tempo, una notizia di certo non scontata, ma che comunque dimostra una presa di posizione piuttosto chiara. Noi di Calcio Style abbiamo interpretato la situazione e soprattutto raccolto parecchie informazioni in questi ultimi giorni e i motivi di questo apparente dietrofront, e poi spieghiamo perché apparente, sono da ricondurre principalmente a due motivi specifici.
Punto primo, Cardinale teme la disaffezione dei tifosi, dopo la cacciata di Paolo Maldini lo scorso anno. Fare un altro errore adesso, significherebbe perdere la fiducia dell’intera tifoseria che si tradurrebbe in meno abbonamenti. Ca va sans dire, ma è questo uno degli aspetti che stanno più a cuore alla proprietà rossonera. Tradotto: per Cardinale sarebbe molto più comodo prendere uno come Antonio Conte il quale andrebbe ad assicurare in estate un sicuro boom di abbonamenti. Motivo per il quale si è deciso di riflettere ancora un attimo.
Secondo motivo, ma non meno importante, è la reazione dei giocatori. Sappiamo che in questi giorni diversi procuratori hanno telefonato alla dirigenza rossonera per manifestare un certo malcontento ed un certo stupore alla notizia di Lopetegui. Gli stessi Theo Hernandez, Tomori, Leao vorrebbero maggiori garanzie di un progetto ambizioso e portato a vincere, il tecnico spagnolo ha portato più di un mugugno all’interno dello spogliatoio. Si esige quindi chiarezza. Anche qui, il nome di Conte andrebbe a mettere tutti d’accordo.
Perché lo abbiamo definito apparente dietrofront? Perché comunque Cardinale potrebbe confermare la scelta di Furlani e Moncada andando comunque ad avallare Lopetegui a fine stagione. Come detto, il patron di Redbird ha deciso di stoppare tutto, ma non è detto che alla fine non vada a confermare la decisione. Ora la palla ce l’ha in mano lui, dobbiamo solo attendere.
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