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Guardiola in finale : tiqui-taca chi ?

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La storia calcistica di Josef Guardiola è ricca di successi: prima da giocatore con quindici trofei vinti oltre ad un oro Olimpico con la nazionale spagnola, quindi da allenatore, carriera che ha iniziato con il Barcellona nel 2008 e dove, con quattordici trofei vinti in quattro anni, è diventato il tecnico più titolato nella storia del grande club blaugrana. Ma questo è stato solo l’inizio: dal 2013 al 2016 passa in Germania al Bayern Monaco dove conquista sei titoli in tre anni.


Sbarcato in Inghilterra nel 2016, alla guida del
Manchester City ha collezionato successi a ripetizione vincendo in questa stagione la Premier League e raggiungendo la prossima finale di Champions League. Insomma ha vinto, da allenatore, in tre paesi diversi e in tre campionati tra i più importanti e seguiti del mondo vantando 30 trofei vinti in 13 anni di carriera. Considerato uno dei migliori tecnici del panorama calcistico mondiale, si è aggiudicato nel 2011 il riconoscimento di FIFA World coach of the year e per due volte è stato Allenatore dell’anno IFFHS nel 2009 e 2011. Nel 2020 è stato nominato allenatore del secolo (2001-2020) ai Globe Soccer Awards.

Una carriera straordinaria, da far invidia a qualsiasi allenatore ma il merito maggiore che viene attribuito a Guardiola è quello di aver segnato una svolta epocale nel modo di intendere e giocare il calcio.Il suo Barcellona si basava sul sistema di gioco 4-3-3, la conquista della palla avveniva nella metà campo avversaria per mezzo di un pressing alto e molto bene organizzato ma, soprattutto, era ispirato ad una azione collettiva della squadra mirata ad un possesso palla lunghissimo e preciso che, muovendo e disorientando le difese avversarie, portava infine alla conclusione vincente. Un modo particolare ed “innovativo” di giocare: il celeberrimo tiqui-taca. Una filosofia di gioco adottata in seguito da molti altri clubs nel mondo e che ha fatto di Pep Guardiola un modello di allenatore come lo erano stati Rinus Michels con il suo calcio totale ed Arrigo Sacchi con il Milan degli olandesi.

Il “possesso palla”

Ma quel possesso palla, estenuante per le difese avversarie, fatto di una fitta rete di passaggi, sviluppato per lo più per linee orizzontali e per mezzo di movimenti continui e precisi dei giocatori che offrono sempre al compagno che ha il pallone almeno due possibilità diverse di passaggio, quell’idea di gioco, quella norma di vita calcistica celebrata come svolta epocale del calcio, l’ha inventata davvero Josef “Pep” Guardiola?
Nell’estate del 1971, quando Pep Guardiola aveva pochi mesi e la sua mamma lo allattava a
Santpedor, il piccolo paese della Catalogna dove è nato, a Terni, in Umbria, la squadra locale che militava in serie B, ingaggiava come allenatore Corrado Viciani che già tre anni prima aveva portato la stessa Ternana dalla serie C alla serie B. Dopo quella promozione Viciani allenò Atalanta e Taranto ma fu il suo ritorno ai rossoverdi della Ternana in quell’estate del 1971 che contrassegnò per sempre la sua storia calcistica. 

La Ternana di Corrado Viciani

La Ternana di Viciani divenne il primo vero “laboratorio” di calcio moderno in antitesi con il modo di giocare  delle squadre italiane di quel tempo : squadre arroccate in difesa e contropiede fatto spesso di lanci lunghi in attesa della giocata, dell’invenzione estemporanea del giocatore, dell’errore della difesa avversaria. La priorità era non subire gol sperando di farne almeno uno. Viciani ripudiò quest’idea di calcio e si attirò non poche antipatie quando, intervistato in televisione in occasione della finale di Coppa dei Campioni 1972 tra Ajax ed Inter , disse che avrebbe tifato per gli olandesi e che gli italiani avevano bisogno di perdere per 3 o 4 gol per imparare la lezione. Per la cronaca vinse l’ Ajax per 2 a 0 ma agli italiani sarebbe occorso ancora un po’ di tempo per imparare quella lezione. 

Integralista del suo credo calcistico, in un’altra intervista affermò: “A Terni Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili e sovrapporsi”. Fu così che in quell’ormai lontano 1972 portò la Ternana per la prima volta in serie A mortificando anche la grande rivale storica Perugia che ancora non l’aveva mai conquistata.

Tutta l’Italia parlava del “gioco corto” della Ternana di Viciani mentre a Santpedor Josef Guardiola muoveva i suoi primi passi, non da calciatore ma da bambino. Le successive vicende calcistiche di Corrado Viciani furono segnate da alti e bassi (soprattutto i secondi); certo è più facile se alleni a Barcellona ed hai in squadra Messi, Xavi e Iniesta e diventi famoso più facilmente se la televisione e tutti i media trasmettono calcio ed i suoi approfondimenti sette giorni su sette. Ma quello era solatnto il tempo in cui noi ragazzini facevamo la collezione di figurine calciatori sull’album Panini e quell’anno ero incuriosito da quella squadra con la maglia rossoverde che mai, prima di allora, si era vista  in Serie A. 

Come scrisse Gianluca Diamanti nel suo libro “Il gioco è bello quando è corto”: “… la Ternana ha davvero camminato sulla luna ? …” raccontando di quell’allenatore che faceva correre i suoi giocatori e  mentre sciorinava dotte citazioni di Pericle e Camus li faceva giocare nel futuro.

Allora, caro Pep Guardiola, nel farti i complimenti per la tua brillantissima carriera, aspetto con fiducia che un giorno tu faccia omaggio a Viciani Corrado, italiano nato a Bengasi che ha seduto sulle panchine di provincia ma, da grande rivoluzionario del calcio, ha sicuramente ispirato il tuo (?) tiqui-taca.

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Champions League

Niclas Fullkrug è l’ultimo “nove vero” del calcio moderno

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La rete di Niclas Fullkrug ha mandato il Borussia Dortmund a giocarsi il ritorno della semifinale di Champions a Parigi da favorito.

Andare a Parigi con un gol di vantaggio, in una gara a eliminazione diretta, non è certo un accadimento che fa divenire ricolmo di ottimismo il cuore dei sostenitori giallo neri. L’ultima volta, in piena pandemia, il PSG di Tuchel ribaltò la doppietta di Haaland (2-1 Dortmund all’andata) grazie alla reti di Neymar e Bernat.

Si giocava a porte chiuse, differentemente dall’andata che fu una delle ultime partite a porte aperte prima della crisi pandemica, ma era anche una partita (un ottavo di finale) dal peso specifico nettamente differente rispetto a quella di ieri sera. E la rete di Fullkrug rischia di essere molto più pesante dell’allora doppietta di Haaland.

Indice

Il calcio ha cambiato il suo concetto di “centravanti

Il concetto di “vero nove” o “nove puro” è lentamente scivolato via dal dibattito calcistico, come un rivolo d’acqua in un tombino lavato via da una pioggia torrenziale. La modernità calcistica ha portato in dote una crescente necessità di occupare gli spazi con tanti uomini e soprattutto con uomini diversi. 

Sempre più squadre prediligono il fraseggio stretto al cross dalle fasce. Sempre meno squadre alzano il pallone a campanile dalla difesa: quasi tutti preferiscono iniziare a costruire l’azione palleggiando da dietro. E sempre più squadre preferiscono avere un attaccante mobile, associativo, che non dia punti di riferimento alle difese avversarie.

Non è un caso quindi come sia sempre più raro trovare nell’epoca moderna centravanti il cui physique du role rispecchi perfettamente (o anche solo in larga parte) i crismi dell’attaccante inglesi anni 70/80. Quei pochi che resistono all’ineluttabile scorrere del tempo lo fanno grazie a capacità tecniche e atletiche fuori dall’ordinario. Sono merce rara e vanno considerate come delle eccezioni, non la regola.

Lo “spazio” lasciamolo agli astrofisici

Del resto anche Guardiola dichiarò pubblicamente di non aver bisogno di un centravanti, in quanto “il suo centravanti era lo spazio“. Eppure persino lui, il patrocinatore di tale concetto, fu costretto (parzialmente) a tornare sui suoi passi dopo la finale di Champions League persa contro il Chelsea.

Sconfitto da una squadra, ironia della sorte, che esattamente come lui giocava senza un vero e proprio centravanti di ruolo. Eppure, la prima cosa che Tuchel fece da Campione d’Europa in carica, fu quella di identificare nell’acquisizione di un centravanti di peso l’acquisto ideale per trascinare la squadra al Next Level.

Stessa cosa che fece una volta arrivato a Monaco, evidentemente scottato dalla finale di Champions persa a sua volta per aver preferito Choupo-Moting a Mauro Icardi, eppure parliamo di giocatori (Lukaku, Haaland e Kane) che a un’imponente struttura fisica abbinano tutti capacità tecniche e qualità atletiche di prim’ordine.

Nulla a che vedere con Niclas Fullkrug, che meglio di tutti esemplifica il concetto di “centravanti vecchio stampo“. Il classico pivot offensivo che non eccede in nulla (quantomeno dal punto di vista atletico e tecnico) e che solo a guardarlo ti riporta con la mente a un’altra epoca: quella della preparazione fisica senza le macchine.

Fullkrug

Photo Source: BVB.de

Fullkrug, un gol (e una partita) d’altri tempi

La partita del Borussia Dortmund contro il PSG sembra appartenere a un’altra epoca, almeno stando al martellamento mediatico a cui veniamo sottoposti ogni singola volta che la Champions League entra nel vivo.

Merito sicuramente di Edin Terzic: allenatore pragmatico e per questo non apprezzato sino in fondo da una tifoseria dal palato fino. Tuttavia, in un periodo storico in cui persino modelli storicamente virtuosi come quello della BVB fanno fatica a tenere il passo delle superpotenze europee, un bagno d’umiltà e un calcio all’ideologia spicciola sono il metodo migliore per trascinare una squadra oltre i propri limiti.

Il calcio di Terzic non sarà spumeggiante e coinvolgente come quello di Klopp, ma lui non ha neppure i giocatori che aveva Klopp. E riportare questo Borussia Dortmund in finale di Champions, a oltre dieci anni di distanza dall’ultima volta, sarebbe un’impresa ancor più grande di quella compiuta dal tecnico tedesco poiché s’inserisce in un contesto di complessivo decadimento di tutte le outsider. 

Fullkrug, il bomber di Hannover

Dalla celebre finale di Wembley del 2013, quella persa nel Der Klassiker europeo contro il Bayern Monaco al 90esimo per un gol di Robben, la BVB ha incassato un qualcosa come 800 milioni di euro dalle cessioni dei propri pezzi pregiati. La sostenibilità economica è la conditio sine qua non per la sopravvivenza di tutti i club non di prima fascia, ma che quasi sempre viene raggiunta a discapito della competitività.

Il Dortmund non ha più rivinto la Bundesliga, non ha più raggiunto nemmeno la semifinale di Champions e ha vinto “solo” cinque titoli nazionali: due DFB-Pokal e tre DFLSupercup. E il volto di un Borussia pronto a fare la storia non poteva che essere Fullkrug: l’Unsung Hero che si è preso i riflettori internazionali a 31 anni.

E chissà se Terzic avesse potuto contare sul nativo di Hannover lo scorso anno, quando perse il Meisterschale all’ultimo respiro (anche) per la grave malattia che lo ha privato di Haller. Forse avrebbe riportato a Dortmund un titolo agognato per oltre dieci anni. E forse, con un campionato e una finale di Champions in più, il giudizio sul suo operato sarebbe diverso. I “se” non hanno mai cambiato la storia, ma il calcio è fatto di episodi.

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Champions League

Paris Saint Germain, il triplete si può (ancora) fare

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PSG, Luis Enrique - depositphotos.com

Il Paris Saint Germain conferma un livello da squadra top anche dopo la sconfitta

La debacle europea contro il Borussia Dortmund non inficia il cammino virtuoso dei rossoblu in Champions League. La possibilità di un triplete è ancora concreta, con la Ligue 1 già messa in cassaforte. Il 25 maggio ci sarà la finale di Coupe de France contro l’Olympique Lione ma tutte le forze sono centrate sulla semifinale di ritorno contro il Borussia Dortmund. Recuperare lo svantaggio è molto complesso ma non impossibile e servirà il miglior PSG per ribaltare il risultato. Il migliore in campo dei parigini è stato Vitihna.

Il mediano ha rasentato la perfezione, grazie anche ai dettami tattici di Luis Enrique, e è riuscito a gestire al meglio tutti i palloni che gli sono capitati smistando la sfera in maniera eccelsa. Le ali nel tridente, invece, non hanno funzionato a dovere con l’unico Kylian Mbappè a doversi sobbarcare il peso del reparto offensivo in solitaria. Da rivedere, inoltre, la prestazione scialba di Gianluigi Donnarumma che sembra aver perso la brillantezza che aveva ai tempi del Milan.

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Champions League

Borussia Dortmund, un sogno in Champions

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Borussia Dortmund

Il Borussia Dortmund porta a casa la vittoria contro il Paris Saint Germain

Edin Terzic è riuscito a surclassare la squadra parigina mettendo in campo una formazione che ha una voglia di rivalsa rispetto alla scorsa stagione. La Bundesliga persa contro il Bayern Monaco ha fatto sì che i gialloneri si rimboccassero le maniche per riuscire nell’impresa europea. Il sogno coltivato da Jurgen Klopp anni fa può tornare in voga quest’anno. La vittoria di misura regala una speranza aggiuntiva contro la compagine transalpine che, dati alla mano, quando è in svantaggio difficilmente riesce a portare a casa il bottino.

Niclas Fullkrug ha risolto il match segnando la rete della vittoria ma l’apporto alla squadra non è dato solo dal gol. La percentuale della precisione passaggi si aggira sul 90% così come la percentuale dei contrasti aerei vinti è del 67% e questo ha permesso ai teutonici di garantire una certa solidità a tutto il reparto offensivo. Il ritorno verrà giocato a Parigi e nulla ancora è definitivo, anche perchè dall’altro lato c’è un certo Luis Enrique – noto per le sue imprese in terra europea.

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